Alla Regione Marche chiesti strumenti più forti dei normali ammortizzatori sociali
«Tra lunedì e martedì saremo davanti alla porta del sindaco Guido Castelli – dice Giuseppe Pacetti (Uil) – visto che da tempo chiediamo un incontro per leggere insieme le possibilità di dare soluzione alla cronica perdita di posti di lavoro e fabbriche che chiudono.
Un mese fa abbiamo inviato una lettera ma non abbiamo ricevuto risposta. Non siamo ancora mai stati chiamati. Se questo incontro non ci sarà valuteremo le iniziative da prendere, tra queste anche la possibile convocazione di uno sciopero generale. A Castelli dico che non basta fare promesse o mettersi magliette (con la scritta “sto con gli operai”, ndr)».
Per il sindacato, che invece sarà convocato in settimana dal presidente della Provincia Piero Celani, non si può più assistere allo “sfilacciamento” del fronte sindacale con alcuni soggetti che hanno voglia di visibilità o di conquistare la leadership dei lavoratori.
Stesso discorso vale per le amministrazioni pubbliche, secondo Pacetti, che invoca unità di fronte a situazioni critiche come quella territoriale mentre osserva da parte delle istituzioni “prese di posizioni estemporanee”.
«Non si prendono posizioni sul progetto di riconversione della Sgl Carbon – dice ancora Pacetti – Ognuno deve fare la propria parte, l'azienda metta in campo quello che deve mettere come la bonifica superficiale del sito che vuol dire occupare lavoratori, il Comune intervenga per quello che gli compete, zonizzazione e quant'altro, il Governo nazionale ci dica una buona volta dove sono i soldi stanziati per questo progetto (30 milioni di euro per le infrastrutture, ndr).
E per il protocollo Val Vibrata- Valle del Tronto? Mi dicono che è stato costituito il Comitato presso il Ministero. Quando si iniziano le azioni? Quali sono le filiere e i progetti da definire?».
C'è anche la tirata di giacca per la Regione. Per il sindacato questa crisi non può essere affrontata con i normali ammortizzatori sociali che funzionano per situazioni d'emergenza di breve durata. Ci vuole qualcosa di più. Occorre tenere in vita le aziende fino al momento della ripresa che non è dietro l'angolo. E c'è un filo che si è interrotto, quello con Confindustria, Confapi, gli artigiani. Si sono defilati, secondo Pacetti, in questo periodo di crisi.
Sono questi che invece dovranno redigere i progetti, occorre sollecitare gli imprenditori ad entrare in questa ottica per individuare le filiere sulle quali intervenire.
Quello che spesso passa in secondo piano è l'aspetto psicologico di chi perde il lavoro. «Ci troviamo ogni giorno a vivere questa drammaticità – dice Antonio Angelini (Cisl) – Sono persone che non riescono ad intravvedere una prospettiva di uscita dal tunnel.
Ci chiedono se a 45 o 50 anni hanno qualche possibilità. Invece io credo che ci siano possibilità di vedere nuovamente l'orizzonte. C'è una risposta da dare subito al bisogno contingente, c'è invece disattenzione su questi temi.
Bene le azioni di protesta, ma non una protesta fine a se stessa. Gli impegni che le istituzioni si sono prese, come nel caso dell'ex cartiera Mondadori (ora Ahlstrom), vanno portati a termine. Sondare possibilità alternative di ricollocare i lavoratori è uno dei percorsi sui quali diamo la nostra disponibilità».
E Giancarlo Collina (Cgil) chiede a gran voce la riattivazione del tavolo politico. «Il Ministero ci deve riconvocare – dice Collina – nel protocollo Val Vibrata-Vale del Tronto ci sono tante possibilità per questo territorio, 15 o 20 milioni di euro che sono un moltiplicatore per gli investimenti visto che si tratta di interessi e agevolazioni. Un volano per imprenditori che abbiano progetti da presentare. Ed è questo quello che si chiede e che proponiamo da sempre alle imprese: che gli imprenditori si aggreghino e presentino progetti di filiera da farsi finanziare.
La nostra parte è quella di sollecitare e contribuire per quel che possiamo, ma chi deve fare impresa deve svolgere il suo ruolo. Agroalimentare, meccanica, made in Italy per la moda, energia. A vincere in questo momento può essere solo un percorso di filiera». Il sindacato auspica rinnovate relazioni sindacali.
«Di esempi positivi scaturiti da questa logica ce ne sono – dice Angelini (Cisl) – si pensi alla situazione della Ikk. Con contratti di solidarietà e prepensionamenti abbiamo gestito senza alcun impatto sociale un esubero di 50 persone senza far uscire nessuno dalla fabbrica. Ma occorre prevenzione, cioè una relazione tra azienda e sindacato che permetta di risolvere senza traumi i momenti di crisi».