Chi darà a mangiare ai precari della scuola?

Chi darà a mangiare ai precari della scuola?

Soltanto nella provincia di Ascoli sono quasi 500

Ma, ahimé, di costoro nessuno parla. Soltanto nella provincia di Ascoli sono quasi 500, il numero si riferisce a quelli della provincia, perché se dovessimo calcolare anche le code. cioè i precari esterni inseritisi quest'anno e collocati in coda alla graduatoria, il numero raddoppierebbe.    
Chi scrive si trova ai primi posti ed è consapevole di :
- non avere il ruolo perché ad Ascoli per la primaria ci sono 0, zero, assunzioni
- i cosiddetti insegnanti di ruolo perdenti posto sono stati tutti ricollocati nelle direzioni di loro provenienza e la maggior parte saranno messe a disposizione per le supplenze brevi
- quest'anno sono state sciolte le riserve e molte SISS hanno avuto un pacchetto di 42 punti che ha stravolto la graduatoria.
Ci si rende conto che quest'anno non porteremo a casa neppure un  centesimo e per il prossimo la situazione sarà la stessa se non peggiore??? 
L'utenza non si rende conto di cosa sta avvenendo. Si è lasciata affascinare dal ricordo da libro Cuore del maestro unico, ma i tempi, le problematiche socio-psicologiche, socio-economiche son cambiate: non ci troviamo più ai tempi del libro Cuore. 
L'utenza si accorgerà della riforma Gelmini soltanto quando comincerà a vedere che gli obiettivi saranno notevolmente più bassi, i contenuti fortemente ristretti, non ci potrà più essere un rapporto duale con l'alunno ma vincerà la legge vigente 40 - 50 anni fa "chi ce la fa, ce la fa, chi no, si arrangia!". Durante le ore di compresenza, noi insegnanti, si prendeva quell'alunno, o gruppetto di alunni, in difficoltà e si faceva recupero.
Ora?  Sicuramente tornerà il mercato delle ripetizioni, chi se le può permettere, per il resto chi arrancherà, chi verrà bocciato.  
E questa è la riforma che doveva riportare agli allori la scuola italiana?
Intanto tra qualche giorno noi precari non avremo lo stipendio per un anno e neppure diritto a mobilità o cose varie, perché se non lavoriamo, noi e le nostre famiglie, non mangiamo.  Ma questa è un'altra storia che non interessa tristemente a nessuno.