Il conto più salato lo pagano Ascoli Piceno e Fermo (-408 imprese)
Lo dicono i dati di Unioncamere Marche. Il saldo negativo delle aziende è stato di -1.114 unità (da 161.667 a 160.553), sei imprese in meno al giorno. I fallimenti sono passati da 117 a 263 (+146 unità). "In realtà - spiega Unioncamere - le imprese che hanno deciso di abbassare la saracinesca nel primo semestre del 2009 sono nella media dei periodi precedenti, ma quest'anno non sono state rimpiazzate, se non in minima parte, da nuove.
I marchigiani che vorrebbero mettersi in proprio preferiscono aspettare che passi la crisi e questo comporta un significativo calo delle aziende in attività". Il calo delle imprese ha colpito l'agricoltura (-533) ma anche il manifatturiero (-290), il commercio (-219) e le costruzioni (-171) che registrano una diminuzione per la prima volta da oltre un decennio. In controtendenza le aziende immobiliari e informatiche (+170) e i servizi (+41).
Preoccupano Unioncamere i segnali che vengono da settori tradizionali dei distretti: meccanica (-67 aziende), calzaturiero (-60), mobile (-58) e tessile abbigliamento (-33). Il conto più salato lo pagano Ascoli Piceno e Fermo (-408). Seguono le province di Pesaro Urbino (-331), Ancona (-200) e Macerata (-175). Crescono le società di capitali (+327), calano quelle individuali (-1.145), di persone (-332) e artigiane (-692). Per salvare le aziende, osserva Unioncamere, non basta più limare i margini, ridurre i costi o rallentare la produzione, "occorre intervenire sul fronte del credito, per consentire loro di ripartire non appena le condizioni lo permetteranno".
L'Unioncamere proseguirà "l'impegno per rafforzare i sistemi di garanzia per finanziamenti ad aziende in difficoltà".