La provincia di Ascoli prima per numero di imprese rosa (7.470), cresciute rispetto al 2007
rispetto a quelle con a capo uomini. Secondo il bilancio dei titolari di imprese individuali, ovvero le piccole e piccolissime attività imprenditoriali, il 2008 evidenzia come a chiudere siano soprattutto ditte con a capo uomini. Se lo scorso anno, infatti, le poltrone dei piccoli imprenditori individuali si sono ridotte complessivamente dello 0,45%, quelle occupate da donne hanno limitato le perdite allo 0,15 %, mentre quelle dei concorrenti uomini hanno ceduto lo 0,56%. Nel biennio 2007-2008 le titolari donne di ditte individuali sono rimaste stabili in valore percentuale: sono infatti il 26,14% del totale dei titolari. In totale, alla fine del 2008 erano poco meno di trentamila le donne alla guida di queste piccole e piccolissime imprese.
Disaggregando il dato a livello provinciale emerge che è la provincia di Ascoli prima in classifica per numero di imprese “rosa” (7.470), cresciute rispetto al 2007 dell'1%. Le imprese con a capo uomini (21.093), invece, hanno registrato una flessione dello 0,29%. seguono la provincia dorica dove le imprese femminili (7.416) sono diminuite dello 0,03%% mentre quelle maschili (19.980) dello 0,28%, Macerata dove le imprese femminili (6.911) diminuiscono dello 0,29% e quelle maschili (19.161) dello 0,15% e Pesaro Urbino dove le imprese con a capo donne (6.182) diminuiscono dell’1,5% e quelle maschili (18.809) dell’1,58%.
Questo quanto risulta da un’indagine di Unioncamere e InfoCamere i cui dati per le Marche sono stati elaborati dall’agenzia giornalistica Dalla A alla V.
Stilando un quadro a livello nazionale emerge che in termini strutturali, i settori caratterizzati da una presenza preponderante di donne alla guida di imprese individuali si confermano quelli della sanità (dove le donne rappresentano il 66,4% del totale dei titolari) e dei servizi alla persona (dove sono il 59,1%). Presenze significative - superiori al 30% - si registrano anche nell’istruzione (41,6%), negli alberghi e ristoranti (40,5%), e nei servizi alle imprese e agricoltura (rispettivamente 30,9 e 30,7%).
Considerando i soli settori quantitativamente più rappresentativi, rispetto al 2007 questo piccolo esercito si è comportato relativamente meglio dei colleghi uomini in particolare nei servizi alle imprese (che includono, tra gli altri, i servizi ausiliari al settore immobiliare, l’informatica, i servizi professionali e consulenziali), facendo registrare un aumento del 2,9% a fronte del 2,3% realizzato dai colleghi dell’altro sesso; nei servizi alla persona (che includono le attività culturali, ricreative e sportive): +1% a fronte della crescita zero degli uomini; negli alberghi e ristoranti (+0,37 contro +0,1%), nella sanità (+5,1 contro –2,1%). Significativo anche l’aumento di titolari nel settore delle costruzioni (+6,9 contro il +1,1% degli uomini).
Tra i settori che nel 2008 hanno complessivamente subito una riduzione di titolari individuali - sempre considerando quelli numericamente più significativi - le donne hanno fatto relativamente meglio degli uomini in agricoltura (-2,2% contro –2,7%) e nei trasporti e comunicazioni (-0,8% contro –3,8%).
Più dure per le donne, invece, le conseguenze della crisi in settori tradizionali quali il commercio (-1,5% le titolari donne, contro il –1,2% degli uomini) e le attività manifatturiere (-2,1% contro –1,8%), mentre decisamente negativo è stato il bilancio rosa in un settore a forte concentrazione di piccole imprese femminili come quello dell’istruzione (-8,1% rispetto al +0,9% degli uomini).