«Il Governo avrebbe dovuto concertare col sindacato le modalità per la fruizione del bonus»
Fabiani cita due esempi di pensionati che, avendo ricevuto la lettera informativa dall'Inps, credevano di aver diritto alla social card.
«Nel primo caso una signora ha fatto come Ulisse vagando per diversi uffici: si è recata prima all'Agenzia delle Entrate, poi all’ufficio postale vicino casa, ma in entrambi i casi gli enti hanno dichiarato che non era loro competenza la compilazione della richiesta. Disperata, si è infine rivolta alla UILP che tramite il CAAF ha provveduto alla verifica dell’ISEE ed alla compilazione della domanda.
E’ bene premettere che la verifica dei requisiti è talmente complicata che nessuno può garantire l'ottenimento della tessera.
Nel secondo caso - continua la Uilp - un pensionato aveva ricevuto dall'Inps il modello per il figlio invalido a carico. Purtroppo i nostri operatori hanno dovuto spiegare che non esistevano i requisiti poiché il figlio non ha 3 anni, come richiesto dal decreto, bensì 28.
Da ricordare, inoltre, che ricevere la lettera informativa dall'Inps non è titolo sufficiente per ottenere la carta: occorre presentare domanda correlata dalla apposita documentazione.
A nostro modesto avviso - prosegue Fabiani - ci troviamo di fronte ad una operazione populista, d’immagine, non di sostanza. Il Governo avrebbe dovuto concertare con il sindacato le modalità per la fruizione reale di questo bonus (mettendolo magari sulla pensione), evitando anche eventuali rischi di cittadini che possano percepire la somma in modo indebito.
Come possiamo ignorare l’aggravio di lavoro (e di costi), del tutto inutile, per gli uffici pubblici intasati da cittadini, spesso anziani, vittime di attese che potrebbero risultare false?
Mentre tutti si rendono conto che 40 euro al mese sono una miseria - dice Fabiani - il Governo ci ricorda costantemente ai pensionati che non ci sono risorse e che la spesa previdenziale italiana è la più alta in Europa. Noi, come UILP, diciamo che queste risorse potevano essere spese meglio come hanno fatto altri Paesi europei adottando interventi ben più consistenti per tutelare i redditi fissi».