Caro gasolio, autotrasporto in ginocchio

Caro gasolio, autotrasporto in ginocchio

Nel Pesarese hanno chiuso oltre 200 imprese. Il prezzo più alto dell’11% rispetto al resto dell’Ue

maggior guadagno giornaliero dal 1991. E così l’autotrasporto, che sul prezioso carburante basa tutto il proprio lavoro, è sempre più in crisi. «E’ una situazione sempre più preoccupante - dice Riccardo Battisti, responsabile provinciale di Fita-Cna, l’associazione degli autotrasportatori dell’associazione - che sta mettendo in ginocchio molte delle nostre imprese». Dall’inizio dell’anno ad oggi, infatti, molte piccole imprese del settore della provincia hanno chiuso i battenti.
Non bastasse il prezzo dei carburanti, a mettere in difficoltà le imprese, secondo CNA, si è aggiunto il costo dei pedaggi autostradali, quello delle polizze di assicurazione ed i costi dei ricambi e di manutenzione. Una situazione che ha portato negli ultimi anni oltre 200 imprese della nostra provincia a chiudere i battenti. «Una crisi così - commenta ancora Battisti - non si era mai vista per un settore che dal dopoguerra ad oggi è cresciuto sempre in maniera esponenziale».
«Ma il vero scandalo - secondo Battisti – è il prezzo dei carburanti alla pompa sul quale, nonostante le denunce delle associazioni di categoria e dei consumatori, manca qualsiasi tipo di controllo e vigilanza da parte del Governo».
Basta citare qualche dato. Tra il 1998 e il primo semestre 2008, i prezzi industriali italiani della benzina e del diesel sono stati stabilmente più alti della media in Europa, con uno scarto medio di oltre l′11 per cento. E′ quanto sostiene uno studio del Cerm elaborato sulla base dei dati Eurostat.
Nel primo semestre del 2008, secondo i ricercatori del Cerm, la differenza è minore, ma ancora ampia: pari al 7,3 per cento per la benzina, e a quasi l′8,7 per il diesel. Più marcate sono le differenze rispetto a Francia, Germania e Regno Unito, con il risultato che la media UE ponderata per i volumi di consumo presenterebbe uno scarto ancora più pronunciato, con un differenziale di prezzo, nel primo semestre 2008, prossimo o addirittura superiore al 10 per cento, sia per la benzina che per il diesel.
Lo stacco dei prezzi industriali italiani arriva allo stesso ordine di grandezza dello stacco della componente fiscale, che in Italia pesa più che nella media europea. Ma questo dato non deve trarre in inganno, e nasconde alcune fondamentali differenze tra i due mark-up, che risaltano nel confronto con i principali Partner UE.
Germania e Regno Unito mostrano, sia per la benzina che per il gasolio, componenti fiscali significativamente superiori a quella italiana, ma nel contempo fanno registrare prezzi industria significativamente inferiori. La Francia ha sì componenti fiscali inferiori a quelle italiane, ma anche prezzi industria che sono significativamente inferiori a quelli italiani. La vera anomalia del mercato dei carburanti per autotrazione italiano, conclude lo studio, risiede nei prezzi industriali, che mantengono margini di ricavo troppo elevati lungo tutta la filiera e indipendenti dai cicli del petrolio.