Baldelli: triste essere l'unica donna in Consiglio

Baldelli: triste essere l'unica donna in Consiglio

«Mi sento ancora offesa e indignata perchè le pari opportunità sono un'altra cosa»

forte amarezza. Anzi, ben più che una “punta ! Il primo motivo di rammarico è che sono l'unica presenza femminile e tutte le donne  presenti in sala che si sono complimentate con me per la nomina  hanno sottolineato con accorato sdegno che ci fosse una  sola donna  a rappresentarle. Ed hanno  fatto la mia stessa riflessione, le donne in posizioni apicale siano ancora “mosche bianche”. Non diciamo purtroppo nulla di nuovo e sappiamo che la battaglia che abbiamo ingaggiato ormai molti  anni fa, sembra ben lungi dall’essere finita. Il rapporto uomini-donne anche in questo neonato organismo di rappresentanza parla da solo.
Ma come ho avuto modo di dire più volte il problema sta a monte e cioè che i consiglieri camerali sono indicati dalle categorie e normalmente coincidono con i legali rappresentanti delle stesse, va da se che se le donne non sono presenti in qualità di dirigenti nelle associazioni, a caduta non possono essere negli organismi di rappresentanza. Ed ecco, in estrema sintesi, la prima grande amarezza che offusca la soddisfazione che provo, come dirigente della Cna e come persona.
La seconda, però, non è da meno. E non lo è perché porta con sé nuove barriere e nuove limitazioni alla piena affermazione delle donne. Un esempio per rendere più chiaro il concetto.  Sulla stampa in tutti i quotidiani si è dato ampio risalto al “Panda” si è ovunque sottolineato che Orietta Baldelli è l'unica donna, punto. Mentre accanto ai nomi dei singoli consiglieri veniva specificato il  ruolo ricoperto nell'associazione o   che tipo di esperienza aveva maturato. E così via. Ma non un cenno, un aggettivo a connotare il ruolo e l'esperienza della sottoscritta.
Forse anche per i media c'è qualche riflessione da fare. Ci deve essere un modo nuovo a tutti i livelli per fare in modo che le donne siano davvero l'altra metà del cielo. Non si pensa che potrebbe essere lesivo per quelle poche, rare  donne che ricoprono ruoli di responsabilità, che invece di indicarne il bagaglio di esperienze, di cose ben fatte, di impegni assolti con fatica doppia rispetto ai colleghi, si menzioni solo il fatto che sono donne? “E’ una donna”! E’ questo il suo merito, quindi. Perché almeno una ce ne deve essere.  Una “quota rosa” da esibire come un soprammobile. Personalmente non ho molto da recriminare, mi sono stati affidati molti ruoli di responsabilità ed ho potuto gioire della stima di chi ha lavorato con me, ma come donna, mi sento ancora offesa e indignata perchè  le pari opportunità sono un'altra cosa..non certo il successo di una. Avrei preferito non doverlo ribadire. Per questo lo faccio con un bel po’ rammarico. Ma non mi stanco certo di farlo. Come spero non si stancheranno di farlo tutte le altre donne».

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