Baldelli: «Le sanzioni devono essere proporzionate alla mancanza commessa»
contrastare le “morti bianche” e diffondere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo l’imperativo assoluto che la Cna sta coniugando con un impegno che vede attivata tutta l’organizzazione in entrambe le province a partire dall’incontro che si terrà a Villa Baruchello di Porto Sant’Elpidio fra i responsabili dell’Asur, la responsabile Ambiente di Cna Interpreta, i dottori commercialisti e gli imprenditori. La Cna si batte da anni per nuove e più efficaci norme sulla sicurezza. Norme che puntino fortemente sulla semplificazione e sulla formazione continua degli imprenditori e dei loro dipendenti. Il nuovo Testo, in linea di principio contiene queste indicazioni, ma è senza dubbio carente riguardo il capitolo dell’individuazione e del reperimento delle risorse economiche per far sì che le buone intenzioni non restino tali solo sulla carta. Così di concreto, immediato, e per certi versi sproporzionato all’infrazione commessa, ci sono come al solito le sanzioni. “Le sanzioni devono indubbiamente esserci – afferma l’onorevole Orietta Baldelli, coordinatrice delle Cna di Fermo e di Ascoli Piceno – ma devono essere innanzitutto proporzionate alla mancanza commessa. E non ci sembra proporzionata, solo per fare un esempio, una sanzione di 24mila Euro per un Pos non fatto, cioè per una dimenticanza o comunque per un’omissione formale di un documento cartaceo. Certo si potrebbe contestare che il Pos non è solo un documento cartaceo ma la risultante di un’attenta indagine del cantiere e della sua messa in sicurezza. E allora siamo di nuovo al punto centrale della questione: ci vuole la cultura della sicurezza perché altrimenti il Pos potrebbe essere, come spesso avviene, solo un documento cartaceo fotocopiato e un po’ aggiustato”.
“Quando diciamo che questo Testo non ci soddisfa soprattutto sul fronte della prevenzione – precisa Sandro Coltrinari, presidente della Cna di Fermo – vogliamo significare il fatto che è provato statisticamente che la maggior parte degli incidenti avvengono proprio per una forte carenza di informazione sulle norme di prevenzione. Un gap conoscitivo, ma anche di mentalità e persino culturale, che riguarda tanto i datori di lavoro quanto i dipendenti. Spesso gli imprenditori sono costretti a discutere e insistere per far sì che vengano utilizzati i presidi di sicurezza. Quindi la massima severità con i datori di lavoro che sbagliano ma maggiore obbiettività e flessibilità rispetto agli aspetti pratici. Come sempre occorre il buon senso”.
“Per ottenere risultati concreti – conclude il presidente Coltrinari – si deve mettere mano alle radici del problema. Per noi ciò si può fare solo con la formazione, l’informazione e la conoscenza. E come per tutti gli obbiettivi anche questo, per essere raggiunto, ha bisogno di investimenti. Ovvero: bisogna spenderci e spendersi per il necessario salto di mentalità ma anche, in concreto, con azioni che abbiano risorse certe e che le imprese sanno di poter utilizzare nel momento in cui intraprenderanno questa complessa, virtuosa e soprattutto imprescindibile strada”.