Lagricoltura, sul prezzo finale del prodotto ortofrutticolo, incide poco meno di un terzo
italiana agricoltori di Ascoli. L’agricoltura, sul prezzo finale del prodotto ortofrutticolo incide poco meno di un terzo, il resto è da addebitare agli altri passaggi della filiera. Passaggi che gonfiano in maniera abnorme i prezzi. «Siamo in presenza -ha spiegato Massimo Sandroni presidente della Cia provinciale - di una filiera troppo lunga e complessa che genera distorsioni e, spesso, rincari ingiustificati e artificiosi. Un trend che nel 2007 si è confermato in maniera tangibile, visti gli incrementi notevoli che hanno contraddistinto tutto l’intero settore ortofrutticolo». Da un’analisi condotta dalla Cia di Ascoli si riscontra in maniera evidente che l’agricoltura non alimenta la corsa dei prezzi. Infatti, per gli orticoli tra le tre principali fasi di scambio, ovvero origine, ingrosso e dettaglio nella distribuzione del valore si riscontra in media la seguente suddivisione: 28 per cento all’origine, 35,6 per cento all’ingrosso e 36,4 per cento al dettaglio. In questo particolare campo si hanno esempi emblematici su come nei passaggi di filiera il prezzo assuma la sua consistenza a danno dei consumatori. La ragione è da attribuire ad una maggiore aggregazione dell’offerta nella fase produttiva e la vicinanza con i mercati all’ingrosso. Dunque, nella corsa ai prezzi l’agricoltura non ha responsabilità, anzi in molti casi, nelle campagne i listini sono ben al di sotto del tasso di inflazione. La Cia di Ascoli, quindi, sottolinea l’esigenza di rigorosi controlli da parte delle autorità competenti e ribadisce l’attualità della sua iniziativa sul doppio prezzo. Con essa si vuole assicurare sia il produttore che il consumatore attraverso una corretta informazione sul prezzo dal campo alla tavola vale a dire una reale tracciabilità.