Gli aumenti riguardano quasi tutte le tipologie di prodotto, dall'acqua minerale ai succhi di frutta
«Purtroppo - dice l'associazione - un nostro monitoraggio sulle principali attività commerciali dell'Ascolano dimostra che la stragrande maggioranza delle proposte di acquisto comprende aumenti anche del 400%, ben al di sopra di quelli immaginabili, nonostante il cronico 'allarme prezzi'». I dati rilevati dall'Arco sono stati confrontati con quelli di OsservaPrezzi.it, il portale dell'Osservatorio prezzi e tariffe, del ministero dello Sviluppo economico. I rincari riguardano quasi tutte le tipologie di prodotto, dall'acqua minerale ai succhi di frutta. «Consumatori, in questo periodo di Festività Natalizie in cui tutti ci concediamo qualcosa in più, fate attenzione alle promozioni di centri commerciali, ipermercati, supermercati ed attività commerciali in genere. Purtroppo da un nostro rilevamento operativo in questi giorni – prosegue la nota – sulle principali attività commerciali dell’Ascolano che hanno pubblicizzato le loro offerte e promozioni sia attraverso il volantinaggio porta a porta sia attraverso manifesti “6 per 3”, ma anche con spot radiofonici, abbiamo appreso che la stragrande maggioranza dei prodotti proposti racchiudono aumenti anche del 400% e quindi ben al di sopra di quelli che una massaia e più in generale il consumatore si immaginano nonostante l’ormai cronico “allarme prezzi"». «Premettiamo che si trattano di dati che ciascun consumatore può controllare autonomamente perché tratti da alcune dei più noti rivenditori cittadini. Partiamo dall’acqua minerale il Ministero sostiene che un prezzo minimo è di 0,77 euro per una confezione di 6 bottiglie da 1,5 lt. ma fino a qualche mese fa erano in vendita confezioni a 0,45, oggi però nelle promozioni c’è chi “offre” le 6 bottiglie a 1,68 euro, ovvero il +118 per cento rispetto al Ministero e +273 per cento rispetto al mercato. Sul caffè tostato i rincari partono più morbidi rispetto all’OsservaPrezzi (4,76 anziché 3,96 per un +20 percento) ma arrivano al 205 per cento (1,56) se misurato col nostro paniere. Sul fior di latte di mucca c’è un –13 per cento sul Ministero (6,00 anziché 6,88) ma un +50 (3,99) rispetto a noi. Mano più leggera sull’olio extravergine d’oliva, quello industriale s’intende e non quello di frantoio, con aumenti dal 14 al 33 per cento. Mentre sul parmigiano reggiano i rincari toccano al massimo 17% sulla pasta di semola di grano duro, che tutti noi mangiamo anche più volte al giorno, si oscilla dal 106 al 325 per cento (1,36 euro al chilo a fronte di una forbice tra 0,66 e 0,32). Altri super rincari poi si registrano su succhi di frutta, riso e vino comune dove si passa da un 72 per cento sui succhi anche al 431 sul vino da tavola». «L’Arco – conclude – è d’accordo che sui beni possono e ci sono delle diversità di qualità e quindi di prezzo, appunto per questo le promozioni che finiscono nelle case dovrebbero essere studiate con maggior criterio ed un pizzico di coscienza e non solo nell’unica ottica del profitto, perché purtroppo i nuovi poveri sono in aumento».