Hanno preso parte all'appuntamento gli assessori Galuzzi e Ilari
Sono due delle questioni affrontate nell’incontro promosso a Cagli dalla Provincia (assessorato alla Cooperazione) e dalle quattro Centrali cooperative delle Marche (Legacoop, Agci, Confcooperative e Unci), in preparazione della Conferenza provinciale della cooperazione che si svolgerà a febbraio 2008. Nel dibattito, a cui hanno preso parte, oltre ai rappresentanti delle cooperative, il sindaco di Cagli Domenico Papi, il presidente della Camera di Commercio di Pesaro Alberto Drudi, l’assessore provinciale alle politiche sociali Graziano Ilari, il dirigente ai Servizi della Regione Marche Giovanni Santarelli e, quale coordinatore, l’assessore provinciale alla cooperazione Massimo Galuzzi, è stata sottolineata l’importanza di investire in un sistema ampio e strutturato per lo sviluppo locale, puntando ad un rafforzamento del territorio attraverso gli attori che ne rappresentano una parte viva e capace di valorizzare le risorse umane. Su questo fronte, ha evidenziato il coordinatore di Legacoop Fabio Grossetti, la cooperazione sociale, avendo per oggetto la cura dei beni pubblici di natura relazionale, si differenzia da tutti gli altri soggetti economici e si candida, supportata da una serie di progettualità e proposte, ad essere individuata dagli enti pubblici locali come il referente primario. Di fronte alle sfide che si prefigurano (legge sull’impresa sociale, normativa sul Tfr, tempi di pagamento da parte degli enti pubblici, nuovo piano sociale, Asur regionale ed altro), le cooperative hanno richiesto di istituire un “Tavolo provinciale sulle politiche del welfare”, che permetta non solo di affrontare le problematiche in atto, ma soprattutto di contribuire alla costruzione di politiche attive. La numerosa presenza di operatori, responsabili, amministratori pubblici e coordinatori d’ambito, ha consentito di affrontare una serie di questioni: la difficoltà di individuare finanziamenti per progetti importanti; lo scarso rispetto con cui alcune amministrazioni considerano la cooperazione sociale (in particolare quella di tipo B), non comprendendone appieno il senso e il valore; la necessità di singoli momenti di costruzione sui territori e di una successiva sintesi a livello regionale; il ruolo degli stessi soggetti pubblici nelle funzioni di controllo e verifica sull’operato delle cooperative.