/Pilar vince la XVIII edizione di Musicultura Festival
Pilar vince la XVIII edizione di Musicultura Festival
"Gente che resta" ha stregato il pubblico con le sue sonorità argentine
che hanno scandito la sua esecuzione. Ha gia inciso un album: "Femminile singolare", titolo, afferma, che la definisce come donna e come autrice. "Musicultura - ha dichiarato - è una vetrina unica, non solo
per quello che succede sul palco, ma per l'unicità dei rapporti umani che si intrecciano dietro le quinte".
La serata è stata il trionfo della canzone d'autore con la straordinaria versione rock di Loredana Berté del famosissimo brano di Tenco "Ragazzo mio" insieme ad un omaggio a Rino Gaetano, con "Il cielo è sempre più blu".
D'autore, Francesco Guccini è anche lo storico successo presentato dai Nomadi "Dio è morto". La canzone festeggia quest'anno i 40 anni - ha dichiarato Beppe Carletti , uno dei fondatori del gruppo durante le prove. Per anni il titolo provocatorio del brano - ha ricordato - ha impedito che le radio lo trasmettessero. In televisione veniva messo in scaletta e poi eliminato, apparendo solo nei titoli di coda. Paradossalmente si poteva ascoltare solo su Radiovaticana.
I problemi che poneva sono gli stessi di oggi, ma allora c'era una speranza che oggi manca, come mancano i poeti che potrebbero comporre altre canzoni così belle". Applauditissimi Luca Carboni e Roberto Vecchioni. Il primo ha regalato alla platea una inconsueta e applaudita versione acustica delle sue composizioni:"Inno Italiano", "Silvia lo sai", "Farfallina", e il secondo con "Samarcanda", "Mi manchi", "Le mie ragazze", ha entusiasmato il pubblico che ha ritmato le sue canzoni fino alla fine delle esibizioni.
Ma i veri protagonisti della serata sono stati i quattro finalisti del concorso, selezionati tra 800 partecipanti dai big del comitato artistico, dal voto dei lettori del Radiocorriere TV, dagli ascoltatori in diretta di Radio1 Rai, dal voto on line e dalla platea dello Sferisterio. Il Concerto musicale Ambaradan, ne "L'amico con gli stivali", ha tirato fuori la malinconica grinta dei percorsi Jazz e rock dei suoi autori, che sanno giocare con la musica, permeandola di tutti i significati della tradizione dialettale della loro terra marchigiana.
"Ce ne fossero di iniziative come Musicultura Festival - hanno dichiarato - dopo molti tentativi finalmente
siamo riuscisti a parteciparvi. Paola Angeli, severa ed intensa, nel suo "Sciarada", ha regalato al pubblico una esecuzione che rievoca le intonazioni della musica tedesca degli anni 20. "Sono una teologa dell'anima - ha confessato - qui si respira cultura e antichità e io che sono una donna di altri tempi ci sto benissimo". Fabio Ilacqua, con "La città giardino", ha ammesso gli spettatori nel mondo onirico e privatissimo della sua città, Varese, e della storia notturna e popolare dei suoi abitanti, rispolverando il miglior De André, in attesa di pubblica un Cd di nove brani sulla cultura contadina della sua terra.
"Di spazi come Musicultura in Italia ce ne sono pochissimi perché qui veramente - ha affermato, parafrasando Massimo Ranieri, che ieri si è esibito nelle semifinali - si fa
musica che fa bene alla musica".