Budapest 1956, una mostra per ricordare

Budapest 1956, una mostra per ricordare

Le immagini di Lessing documentano la ribellione di un popolo

La mostra durerà fino al 28 marzo. Inoltre, oggi, lunedì 19 marzo, ore 18, Sala dei Savi Palazzo dei Capitani ci sarà un incontro-dibattito sul tema: "L’anelito della libertà: Budapest 1956". Interverranno il prof. Morresi Nazzareno, Antonio Canzian, assessore Provincia Ascoli Piceno e Guido Castelli, consigliere Regione Marche.
Il 23 ottobre 1956, una dimostrazione di studenti e operai nel centro di Budapest, trasformatasi in uno scontro armato, dava inizio a una vera e propria rivolta popolare contro la politica repressiva del governo filosovietico. Nel breve arco di due settimane la rivoluzione fu stroncata con l’intervento dell’esercito russo, lasciando sul terreno oltre 3000 morti e provocando la fuga di oltre 150.000 profughi in occidente. A distanza di cinquant’anni il grido di amore alla libertà che il popolo ungherese ha lanciato conserva piena attualità, perché è un grido che va oltre l’orizzonte di una scelta politica, per puntare dritto al cuore dell’uomo di ogni tempo: esso esprime l’incancellabile desiderio di libertà che vive nel cuore di ogni uomo.
Che cosa spinge un popolo a scendere in piazza, nell'Europa martoriata da poco uscita dalla guerra? Le difficoltà della vita, la fame, la povertà, la mancanza di lavoro, la fatica di ricostruire un tessuto sociale e civile erano comuni in tutti i Paesi d'Europa. La rivoluzione di Budapest è una delle grandi testimonianze di libertà nel secolo scorso. Una rivoluzione per sottrarsi alla cappa di un controllo soffocante di ogni espressione di pensiero, realizzata attraverso una burocrazia opprimente. Nel cuore dell’uomo c’è qualcosa di più importante dell’aspirazione a un maggiore benessere. È l’anelito alla libertà, il bisogno di dare il nome alle cose, di distinguere il vero dalla menzogna, l’esigenza di mettere in gioco se stessi in un giudizio sulla realtà, il desiderio di partecipare al bene comune, di costruire insieme una società più giusta e umana. 
Le immagini di Erich Lessing, fotografo della II guerra mondiale, uno dei grandi reporter della Agenzia Magnum, si caratterizzano proprio perché, mentre documentano in tutta la loro durezza la ribellione di un popolo e la repressione del potere, insieme parlano di un desiderio di vita che trova modo di esprimersi anche nelle circostanze più drammatiche.
(Si ringrazia il Centro Servizi Volontariato Marche).