Una fluidità dimmagine e materia, che simula il flusso del pensiero
La mostra si compone di tele di varie dimensioni che, in un’elegante alternanza di colori chiari e scuri, stesi su superfici fatte di delicati passaggi cromatici tono su tono, rappresentano una sintesi del suo percorso linguistico. L'inaugurazione è domenica 18 marzo alle 18 mentre sarà possibile visitare la mostra fino al 21 aprile.
I famosi contenitori, le foglie, le scritture, gli animali, appaiono come figure leggere in un mondo arabescato. Una fluidità d’immagine e materia, che simula il flusso del pensiero. Pensiero, parola e figura sono, nel linguaggio di Fathi un magma unico, quasi indiviso e primitivo.
Fathi porta con se la propria storia, le sue origini africane, la luce accecante e le ombre nette ed enigmatiche della cultura egiziana.
Il carattere e l’andamento decorativo della scrittura araba, sono impiegate da Fathi come originale possibilità del figurare; la scrittura è parola, la parola significato, dunque immagine mentale e prima ancora pensiero. La figura più che del suo significato è portatrice di una leggerezza che si coglie in ogni lavoro: ombra sulle superfici monocrome, si delinea sulla tela in abili passaggi da una materia all’altra. Fathi Hassan fonde materiali, ricordi, le sue radici figurative e culturali in un fare armonioso e leggero, smaterializzando ogni elemento e fondendolo in immagini semplici e cariche di forza ancestrale.
Fathi Hassan (Akky) di origine Nubiana, (Egitto e Sudan), nasce a Il Cairo nel 1957, vive e lavora in Italia dal 1979. La famiglia originaria del sud dell’Egitto e precisamente di Toscka, città della regione nubiana pesantemente colpita dalle inondazioni del Nilo durante gli anni ’60, è denominata fin dall’antico Egitto Kekhia, vanta tra gli ascendenti nobili guerrieri ed agricoltori divenuti capi-villagio. E’ cresciuto in una famiglia matriarcale, organizzazione domestica molto comune nella tradizione nubiana.
Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli dove si è diplomato nel 1984.
Durante gli studi è entrato in contatto con il gruppo teatrale “Falso Movimento”, maturando un’esperienza di attore e collaboratore nello spettacolo teatrale “Otello”. Negli stessi anni, ha conosciuto alcuni intellettuali partenopei, tra cui Lucio Amelio, Filiberto Menna e Mario Martone , divenuti ben presto amici e sostenitori della sua arte.
Nel 1989 ha ottenuto dal Ministero della Cultura egiziano un importante riconoscimento per la sua attività artistica; E’ stato chiamato a rappresentare l’Africa alla Biennale di Venezia “Aperto ‘88” e ha esposto il suo lavoro in numerose gallerie internazionali.