Sarà in scena domani, venerdì 23 febbraio all'interno della stagione teatrale del Comune di San Ginesio (Mc) e sabato 24 per il cartellone della prosa di Montelupone. È la storia mai raccontata di due personaggi minori dell'Amleto, ai quali Tom Stoppard concede una seconda vita. Una possibilità di
riscatto senza speranza, però, perché il loro destino è già stato scritto 500 anni fa da Shakespeare e possono solo recitarlo di nuovo, anche se, questa volta, da protagonisti. Vittime (cieche? innocenti? o solo distratte) prese in un intreccio per loro incomprensibile, si muovono spaesati, ironici, perplessi in un labirinto tragico la cui sola via d'uscita è la morte. Il capocomico che ben conosce la tragedia dell'Amleto cerca rappresentandola per loro, di avvertirli, ma invano. Stoppard da voce umana e sorprendente contemporaneità alla grottesca vicenda di questi piccoli, mortali personaggi prigionieri dell'immortale capolavoro. Il resto è teatro: parole, parole e… immagini che affiorano da un'altra dimensione.
Regia di Letizia Quintavalla e Bruno Stori. Le scene ed costumi di Emanuela Pischedda. Mentre le musiche di Alessandro Nidi, luci Chicco Bagnoli, elaborazione dei filmati Joannis Vlatakis. In scena ci sono solo tre attori, Stefano Braschi, Carlo Ottolini, Franco Palmieri gli altri sono ombre evanescenti, citazioni filmiche (prese sempre da Stoppard ) ricreate in nuove oniriche sequenze – fantasmi che affiorano da un vecchio fondale. Una mescolanza di teatro e cinema che fa interagire a contrasto personaggi shakespeariani e interpreti dal vivo su un palcoscenico di intrighi e illusioni, di apparizioni e dissolvenze, dove Rosencrantz e Guildenstern oscillano, come su un'altalena, tra il guardare da spettatori e il partecipare all'azione, tra la vita e la finzione teatrale, cercando le ragioni del loro essere in scena e dell'improvviso non esserci più. Tre attori in carne ed ossa e gli altri sono un film. Mescoliamo i linguaggi del teatro e del cinema perchè comunque è tutto Stoppard. Come Amleto è il testo shakespeariano per eccellenza sul teatro, così nel testo di Stoppard si parla di vero e di falso, di uscite e viceversa, di essere sempre in costume, di domande e risposte, di risposte senza domande, di simulazione per conoscere il personaggio scavando nel suo passato: il lavoro dell'attore, insomma. Non ci sono sentimenti, nè passioni, solo due comparse che si interrogano sul loro essere in scena.