Fano, presentato l’elisir d’amore

Fano, presentato l’elisir d’amore

La prima sabato 3 febbraio al teatro della Fortuna di Fano

Archiviato il successo della grande festa d’inaugurazione di sabato scorso con la prima dell’Elisir e a seguire cena e “Ballo in maschera”, protagonisti assoluti della serata di martedì saranno la musica e il bel canto.
Lo spettacolo, coproduzione del Teatro della Fortuna con l’Accademia di Belle Arti di Bologna in collaborazione con il Conservatorio “B. Maderna” di Cesena, è un allestimento colorato e frizzante che porta sulla scena uno dei più grandi Dulcamara di tutti i tempi: Bruno Praticò. Sul podio Vito Clemente dirige l’Orchestra Sinfonica G. Rossini ed insieme accompagnano un cast d’eccezione formato, oltre che da Praticò, da Novella Bassano (Adina), Luca Canonici (Nemorino), Leonardo Galeazzi (Belcore), Lykke Anholm (Giannetta) ed il Coro del Teatro della Fortuna diretto da Carlo Morganti. La regia è di Gabriella Medetti, le scene di Fausto Dappiè, i costumi di Stefania Grilli, le luci di Angelo Ticchiati.
Elisir è un’opera comica singolare e unica nel suo genere. Non nella trama che si può sintetizzare in uno schema che dal Settecento caratterizza l’opera buffa proprio fino all’Elisir donizettiano: due innamorati (Adina e Nemorino), un terzo incomodo (il militare Belcore), l’inganno (la finta pozione magica, l’elisir d’amore, del fasullo dottore), l’agnizione e il lieto fine. “E’ una bella fiaba che ha la sua comicità nell’assurdo (il potere dell’elisir, la credulità di Nemorino e dei paesani alla simpatica cialtroneria del cerretano) ma allo stesso tempo è un’opera che possiede anche un tratto credibile e umano proprio nella sofferenza per amore di Nemorino – spiega la regista Gabrilella Medetti -. Perchè Nemorino soffre realmente a dispetto delle nostre risa e della sua presunta balordaggine ed è disposto a sacrificarsi per la sua amata. Quindi un connubio tra l’opera buffa rossiniana, i cui echi si sentono  inconfondibili e un’estetica nuova, nata da poco e che esploderà anche nel melodramma ottocentesco: l’estetica romantica.”