/Il postino di Neruda e una riflessione sulla diverstà
Il postino di Neruda e una riflessione sulla diverstà
La Compagnia Teatral - mente torna con un nuovo spettacolo
Il teatro è stato concesso gratuitamente dall’Amministrazione comunale a sottolineare l’importanza di una compagnia composta, nel suo nucleo portante, da un gruppo di persone con disagio psichico provenienti da quattro diverse strutture, sia pubbliche che private: la Comunità di San Girolamo di Fermo, l’S.R.R. della ASUR Marche Zona XI di Fermo, la Coop. “Nuova Serra” di Casette d’Ete e la Comunità di San Claudio di Corridonia. A questi attori si aggiungono i volontari del gruppo Scout Fermo 1, clan “Fuoco-utopia”.
La regia dello spettacolo è di Roberta Fonsato; la scenografia è stata autoprodotta dal Laboratorio d’Arte dell’S.R.R. di Fermo, l’audio e le luci verranno curate dalla F.G snc.
Non è la prima volta che la compagnia “Teatral – mente” calca le scene. Nel 2005, lo spettacolo “Novecento”, riadattamento del noto romanzo di Alessandro Baricco, ottenne un buon successo di pubblico. Questa volta, pretesto per una creazione del tutto originale è stato il libro di Antonio Skarmeta “Il postino di Neruda”, che tutti ricordiamo per la memorabile ultima interpretazione cinematografica di Massimo Troisi.
Questa avventura teatrale comincia nel 2002 con l’attivazione di un laboratorio base per gli utenti della Comunità di S.Girolamo. Nel 2003, l’attività teatrale si concretizza nella drammatizzazione di una leggenda, “Il tesoro del crociato”, che viene rappresentata l’anno successivo in Comunità, per un ristretto gruppo di parenti e amici. Nello stesso anno, il 2004, nasce il Progetto Teatral-mente, che vede coinvolte più strutture: oltre a S.Girolamo, partecipano La Serra, l'SRR di Fermo e la Comunità S.Claudio. Inoltre il gruppo viene allargato e vede la presenza di un gruppo di volontari scout. In tutto una trentina di persone. Il percorso parte a ottobre e termina a maggio 2005, con la messa in scena dello spettacolo “Novecento” al teatro di Porto S. Giorgio e a quello di Grottazzolina.
I buonissimi risultati ottenuti e il successo di pubblico sono uno stimolo a continuare il lavoro con entusiasmo. Al laboratorio teatrale si affiancano quello di scrittura e scenografia. Si parte dal libro “Il postino di Neruda”, ma è “solo” un pretesto per costruire qualcosa di assolutamente nuovo e unico, in quanto frutto di un processo di lavoro comune. Soprattutto, il gruppo prende sempre più la forma di una vera e propria compagnia che lavora, si allena, mette insieme e talvolta produce spettacoli con passione e professionalità.
“Vorrei che fosse chiaro – dice la regista Roberta Fonsato - che i nostri spettacoli non sono la recita di fine anno, ma sono il frutto di un lavoro reale e serio. Professionale è l'emozione, l'attesa, la volontà di andare avanti, la creazione, il gruppo, tutti ingredienti presenti nel nostro laboratorio.Vorremmo che il pubblico scegliesse di venire a vedere i nostri spettacoli, fra i tanti del cartellone. Mi ha fatto piacere, quando l'anno scorso, dopo il debutto di ‘Novecento’, una persona fuori dal teatro mi ha detto: ‘mi ha fatto uno strano effetto, pensavo di venire a ridere e invece ho pianto’, oppure ‘sul palco, in scena, non si distinguevano i pazienti dai normali’. Non è strano, è il teatro....forse quello della vita”.
“Il postino di Neruda” è nato da una serie di improvvisazioni su un canovaccio predefinito. In questo senso si può parlare di una creazione collettiva. L’azione si svolge nella piazza del villaggio di un'isola cilena, Isla Negra, che potrebbe essere la piazza di un qualunque luogo e paese. I primi protagonisti sono gli occhi della gente, che sbirciano e chiacchierano di ciò che vedono. E poi ci sono Mario, il postino, il personaggio strano del villaggio, “un tipo un po' così” a detta della piazza e Neruda, il grande poeta in incognito a Isla Negra; due solitudini, due esili che s'incontrano e si comprendono, all'insaputa del villaggio. Infine, c'è l'altro grande protagonista, la radio dell'isola, che come una sorta di coscienza collettiva, irrompe nella quotidianità e tra il serio e il faceto diventa così presente da confondersi quasi con la realtà.
Il laboratorio si è concluso con le prove aperte di “Il postino” in una vera piazza, la piazza di Torre di Palme, un paesino, che in qualche modo può ricordare il villaggio di Isla Negra. “L'impatto con una vera piazza, è stato molto stimolante per il gruppo; - dice la regista - lo scorcio del mare, la brezza, i pochi passanti e curiosi, hanno contribuito a rendere l'ambientazione reale, come qualcuno del gruppo ha detto: ‘queste sono scene di vita quotidiana, come se fosse un normale giorno in piazza, si parla di tutto, di amore, di gente, di chiacchere, si parla di vita’, oppure ‘abbiamo parlato di personaggi strani, ma chi sono gli strani?’, ‘chissa se da dietro le finestre qualcuno ci ha guardato e ha fatto le chiacchere, chissà se ha detto che siamo strani?’”.
“La provocazione è proprio questa, - conclude Roberta Fonsato - si parla tanto di chi è strano, di chi è normale, ma aldilà delle chiacchere, dove sta il confine: il giudizio di vedere lo strano o il normale o il sentirsi l'uno o l'altro? Il dubbio rimane, la scelta è personale”.
A testimonianza del lavoro svolto in un anno di laboratorio teatrale, nel corso della serata verrà distribuito un libro documentario redatto dalla giornalista Alessandra Cicalini. L’ingresso allo spettacolo è gratuito.