Ascoli - L’Ordine degli Architetti di Ascoli Piceno si è fatto promotore di iniziative volte a sostenere l’avvio di una ricostruzione che stenta a prendere inizio a causa di una complessa macchina burocratica perdendo di vista l’urgenza dei cittadini di recuperare il quotidiano e la propria identità insieme alla propria casa.
Nell’ambito di questi incontri ha riscosso particolare interesse l’appuntamento con l’architetto Roberto Pirzio Biroli, già capo Ufficio Tecnico della Ricostruzione della Cittadella Fortificata di Venzone, in Friuli, e professore alla Donau-Universität di Krems, Austria, dove dirige il “Master di risanamento e rivitalizzazione dei centri storici”.
La conferenza, organizzata su iniziativa del Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Ascoli Piceno e introdotta dall’architetto Dario Nanni, si è tenuta nella sala Cola dell’Amatrice ad Ascoli Piceno lo scorso 20 marzo.
L’esperienza personale del prof. Pirzio Biroli inizia proprio in Friuli nel 1976 dove il modello “come era e dove era” nasce dall’esigenza di ricostruire subito e di recuperare, insieme alle pietre antiche, la storia dei centri colpiti, attraverso interventi di restauro e ripristino e coinvolgendo i cittadini nel progetto, casa per casa, organizzati i consorzi di proprietari per “ambiti edilizi unitari di ricostruzione”.
Esperienza tutt’altro che isolata che Prirzio Biroli, professore anche nelle Università di Berkeley in California, Harvard in Massachusetts, a New York e più recentemente a Zurigo, ha riscontrato nel “Community Design”, ovvero progetto partecipato dai cittadini, teorizzato anche dall’architetto e filosofo Christopher Wolfgang Alexander dell’università di Berkeley.
Nell’incontro sono stati descritti procedure e metodi impiegati nel recupero dei borghi quali la catalogazione e classificazione degli elementi architettonici, illustrate attraverso la documentazione fotografica degli interventi realizzati e quelli a tutt’oggi in cantiere, come nel caso del piccolo centro di Paganica, in Abruzzo, distrutto dal terremoto dell’Aquila del 2009.
Ampiamente illustrate anche le tecniche di ricostruzione rapida avvalendosi delle originarie pietre sbozzate, dei cornicioni e dei portali, utilizzando il “cassero del gruagno”, uno speciale cassero progettato e applicato in via sperimentale nell’antico borgo di Santa Maria del Gruagno (Udine), originario castelliere romano all’interno del quale i proprietari riuniti in consorzio hanno recuperato l’intero comparto edilizio in soli due anni attraverso l’organizzazione di un cantiere simultaneo che ha lavorato contemporaneamente su tutti gli edifici a partire dal luglio 1976 - a soli due mesi dal terremoto che ha devastato il Friuli – ed è stato inaugurato dallo stesso Commissario straordinario On. Giuseppe Zamberletti, padre della Protezione Civile.
Lo speciale cassero sperimentato nel cantiere friulano per ricostruire con le pietre originali murature antisismiche fu poi adottato a Venzone, dove a seguito dell’esperienza maturata a Santa Maria del Gruagno l’arch. Pirzio Biroli fu chiamato a dirigere l’Ufficio Tecnico per la Ricostruzione. Nel 1980 il cassero fu applicato anche nella ricostruzione del centro storico di Buccino, in Irpinia, su invito dell’allora capo del Corpo Nazionale dei VVF Alessandro Giomi, e dove al fianco della cooperativa di cittadini animati dall’arch. Pirzio Biroli hanno lavorato i laurenadi dell’università di Berkeley.
La conferenza tenutasi ad Ascoli Piceno è stata animata dagli interventi dei presenti, architetti, storici, amministratori e abitanti dei centri gravemente colpiti “Un racconto vero sulla partecipazione, sul coinvolgimento delle popolazioni partendo dal basso, dalle esigenze della gente comune, senza perdere di vista le radici e i beni immateriali delle comunità dei paesi e delle cittadine ferite dal sisma.
Dando valore straordinario alle ‘macerie’ non più tali ma eccelso materiale da ‘ricostruzione’, selezionando e recuperando mattoni, pietre e travi tra i resti per rimettere in piedi case vere e non falsi e posticci edifici figli di un becero schema ricostruttivo, fatto di demolizioni indiscriminate e ricostruzioni edilizie senza anima.
Lectio magistralis piena di trasporto, e coinvolgente per l'uditorio, spronato ad essere parte attiva della ricostruzione sfidando l'ufficialità delle ordinanze e dei freni burocratici che stanno di fatto ostacolando la voglia delle gente comune di prendere in mano la ricostruzione per riappropriassi delle radici” così l’architetto Fabio Viviani descrive l’intervento del prof. Pirzio Biroli.
L’arch. Elisabetta Schiavone, consigliere dell’Ordine degli Architetti provinciale che riconduce l’esperienza friulana ai temi più attuali di progettazione inclusiva e sicurezza: “Gli esempi di partecipazione che provengono dalle esperienze del prof. Pirzio Biroli in Friuli, in Irpinia, Abruzzo e non solo, hanno le persone al centro con le loro identità che nel tessuto dei centri storici e dei piccoli borghi è fatta anche di pietre tramandate di generazione in generazione. E il recupero dell’identità, il ritorno alla normalità, non può che avere origine da quelle pietre, una sull’altra. ‘Dove era e come era’ pur senza negare la necessità e la possibilità di migliorare i contenuti di quei contenitori preziosi. La rimessa in pristino prevede infatti l’adeguamento sismico e offre l’occasione di rendere le abitazioni rispondenti alle specifiche necessità di chi in quelle case è nato, cresciuto e magari invecchiato. Con quelle stesse pietre potranno essere ricostruite case più sicure e accessibili per tutti.”
La conferenza è stata replicata anche presso l’Ordine degli Architetti P.P.C. di Rieti, introdotta dal vice presidente arch. Stefano Eluteri e dall’arch. Valeriano Vallesi, presidente dell’Ordine di Ascoli Piceno.
Attualmente, insieme agli studenti del Master della Donau-Universität di Krems, professonisti con diverse specializzazioni tra cui la progettazione architettonica, la direzione dei lavori e la gestione del cantiere, il prof. Pirzio Biroli sta lavorando ad una ricerca sul centro storico di Accumoli.