Castelli: 'Ritorno alla normalità, terremotati esiliati come gli israeliti'. Giovedì anteprima per gli studenti e sabato debutto. Cast di giovani talenti. Più fondi dal Ministero
Ascoli - Prepariamoci ad un altro colpo di genio
del maestro Pier Luigi Pizzi che è regista, scenografo e
costumista dell’attesissimo “Nabucco” di Giuseppe
Verdi che va in scena giovedì prossimo (ore 17, anteprima
riservata agli studenti) e sabato (20,30) nel Teatro Ventidio Basso.
E’ un Nabucco praticamente senza scena ma costruito solo su una
grande pedana bianca e con alcuni oggetti simbolici.
Totalmente
al di fuori dell’iconografia classica. I personaggi, gli uomini e
le donne, le loro passioni, la storia di popoli di oppressori e
oppressi e soprattutto la musica al centro. «Non
ci sono - commenta Pizzi durante la presentazione dell’opera
nel foyer del Massimo - i leoni alati assirobabilonesi. E’ un
Nabucco scarnificato, spoglio, dove il protagonista è la musica e
l’uomo si trova al centro dell’universo».
Quale sarà l’effetto? Vedremo. Ma di sicuro la mano di
Pizzi significa teatro assoluto e «spazio
della memoria». Lo
confessa lui stesso. Tutto il contrario, visivamente, di quello
storico Nabucco del 1977, a Firenze, diretto da Riccardo Muti, con
regia di Luca Ronconi e scenografia e costumi del maestro veneziano
che da 60 anni, come ricorda Alessio Vlad, direttore artistico della
Rete Lirica delle Marche, segna il teatro musicale di tutto il mondo.
Prepariamoci insomma ad un allestimento diverso dal solito. E
dal punto di vista musicale? Ecco un’altra interessante premessa.
Il direttore d’orchestra Matteo Beltrami, già apprezzato l’anno
scorso al Ventidio Basso nel “Babiere di Siviglia”, sottolinea
che, rompendo anche in questo caso gli schemi, la lettura musicale è
senza soluzione di continuità.
«Anche
nel momento del “Va Pensiero” che di solito parte dopo una pausa.
L’attenzione dello spettatore viene così sempre tenuta alta. -
fa notare Beltrami - Grazie alla riduzione in due parti (invece di
4, un solo intervallo, ndr) e ad alcuni tagli minimi nelle arie. Non
c’è nemmeno la consueta pausa per il “Va pensiero”».
I cantanti sono tutti giovani e ritenuti di grande avvenire:
il baritono armeno Gverog Hakobyan è Nabucco, il tenore Ivan
Destefani à Ismaele, il basso Simon Limm è Zaccaria, il soprano
Alessandra Gioia è Abigaille, il mezzosoprano Anna Pennisi è Fenena
e il soprano Jinkung Park è Anna. Poi due cantanti di casa.
L’ascolano Alessio De Vecchis, basso, esponente del Coro Ventidio
Basso, è il Gran Sacerdote e il tenore Carlo Assogna, abruzzese, è
Abdallo. «I cantanti sono
tutti grandi talenti»,
assicura Vlad. E sottolinea: «
Il vero protagonista dell’opera è il Coro».
E il Coro Ventidio Basso, diretto da Giovanni Farina, riceve
i complimento di tutti.
Ma questo Nabucco assume, per Ascoli,
un particolare valore simbolico: la ritorno alla normalità dopo il
terremoto. «La paura
- dice il sindaco Guido Castelli - la dobbiamo sconfiggere
anche così. Il Ventidio Basso è il luogo ideale. Chiedo di unirvi a
me in un simbolico messaggio rivolto a tutti coloro che, come gli
israeliti di Nabucco, sono costretti oggi a vivere in esilio lontani
dalle torri atterrate, dalle piccole patrie cittadine sì belle e
perdute delle Marche, del Lazio e dell’Umbria sconvolte dai
terremoti degli ultimi mesi. Coraggio, - continua rivolgendosi ai
terremotati - non vi lasceremo soli, non vi dimenticheremo, e anche
voi un giorno tornerete a casa».
Il primo cittadino riceve pure anche un'attestazione di stima
da Pizzi.«Tenetevelo
caro questo sindaco - afferma il regista - Sindaci come lui
sono in via di estinzione».
L’opera è una nuova produzione della Rete Lirica delle Marche il cui presidente, Carlo Pesaresi, dà una buona notizie: «A tutti e tre i teatro della Rete, ovvero Ventidio Basso di Ascoli, Dell’Aquila di Fermo e Della Fortuna di Fano, il Fus (Fondo unico per lo spettacolo, ndr) ha aumentato il contributo al massimo possibile (53.000 euro circa , ndr) a testimonianza della bontà del progetto». Luciano Messi, Sovrintendente dell’associazione Sferisterio e direttore di produzione della Rete, sottolinea uno degli obiettivi della Rete: ¬«Vogliamo riportare la produzione, come in questo caso per il Ventidio Basso, nei teatri. Così il teatro vive, coinvolge tante persone, dà lavoro e fa squadra».