Il mondo dell’adozione internazionale si ritrova a Gabicce Mare

Il mondo dell’adozione internazionale si ritrova a Gabicce Mare

Garcia (Spagna): “Il crollo dei minori adottati non dipende solo dalla procreazione assistita”. Rapinat (Francia): “Gli iter adottivi sono troppo lunghi e costosi"

Milano - Francia, Spagna, Brasile, Repubblica democratica del Congo e Italia: tutti attorno allo stesso tavolo per trovare una soluzione alla crisi delle adozioni internazionali. Questo lo scopo del Convegno internazionale “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza” che si svolgerà domani (26 agosto) e il 27 agosto a Gabicce Mare (Pesaro Urbino) nell’ambito della XXIV settimana di Studi e Formazione delle associazioni Ai.Bi. e La Pietra Scartata.

Il convegno sarà l’occasione giusta per guardarsi negli occhi e capire cosa fare e come procedere nel bene dei bambini per Jean-Michel Rapinat (direttore aggiunto dell’Afa (Agence française de l’adoption; Francia), Adolfo Garcia (coordinatore del Cora, Coordinadora de Asociationes ed Defensa de la Adópcion y el Acogimiento; Spagna), Martin Kasereka Musavuli Okende, avvocato e uno dei maggiori esperti di adozioni internazionali in Africa e Monica Natale de Camargo, Presidente Grupo de Apoio à Adocao de Sao Paulo (GAASP)- Brasile.

Massimi esperti dei Paesi accoglienti e d’origine contribuiranno, insieme a tutti gli altri relatori del convegno italiani rappresentanti di enti, associazioni e istituzionali, a un confronto senza confini sulle attuali difficoltà di un settore in crisi come quello dell’adozione internazionale e sulle sue potenzialità future.

Per Rapinat, tra le principali cause della crisi dell’accoglienza adottiva, ci sono gli iter adottivi troppo lunghi, i costi proibitivi per le coppie e un profilo dei minori adottabili più “problematico” rispetto alla disponibilità di molte famiglie.

Come fronteggiare quindi una tale situazione? Per Rapinat è necessario garantire la formazione e l’accompagnamento degli adottanti in tutte le fasi, compreso il post-adozione. “Le coppie devono essere accompagnate, rassicurate, tenute per mano e costantemente informate. Quella che dobbiamo mettere in atto – spiega il direttore aggiunto dell’Afa - è una vera e propria rivoluzione culturale: le coppie devono sapere che non c’è nulla da ‘temere’ dai bambini più grandicelli o con qualche problema”.

Garcia, dal canto suo, trova le ragioni della crisi nelle decisioni di alcuni Stati di provenienza che, per esempio, chiudono l’adozione internazionale a tutti o ad alcuni Paesi o riformano la legislazione limitando il profilo degli adottati o dei potenziali genitori. Oltre alle sempre più diffuse pratiche di procreazione assistita. “Si stima che nel 2014 – ricorda Garcia – il numero di bambini nati attraverso la gestazione surrogata sia stato di 1.400 e quello dei minori arrivati in adozione internazionale inferiore ai 1.200”.

Secondo il coordinatore del Cora, la ricetta giusta per uscire dalla crisi deve passare necessariamente dall’apertura di nuovi Paesi. Cosa che la Spagna sta cercando di fare, a differenza dell’Italia dove da 4 anni non viene concessa alcuna nuova autorizzazione agli enti per poter operare in nuovi Paesi. “Il Consiglio esecutivo dell’adozione internazionale ha chiesto, attraverso un gruppo di politici del Parlamento spagnolo – annuncia Garcia – l’apertura del sistema di adozione internazionale verso altri Paesi”.  Altra strategia vincente, per il coordinatore del Cora, sarebbe un lavoro di rete tra gli enti autorizzati e le diverse Autorità Centrali. Per questo in Spagna, oltre al Cora, esistono anche due federazioni di enti autorizzati che “realizzano servizi di rappresentanza degli enti stessi di fronte al governo spagnolo”.

Dall’Africa arriva, invece, forte e grave il grido di allarme per i bambini abbandonati e in cerca di una famiglia: la Repubblica Democratica del Congo. Martin Kasereka Musavuli Okende, avvocato e uno dei maggiori esperti di adozioni internazionali in Africa illustrerà lo status quo del Continente nel corso della tavola rotonda del 26 agosto ma già lancia un allarme. “È soprattutto un pregiudizio culturale – dice - a creare diffidenza verso l’adozione internazionale in Africa. Un pregiudizio che si rivela letale per milioni di bambini che restano per anni negli istituti o per strada, dove ad attenderli c’è solo la violenza e la morte”.

“Per migliaia di bambini del mio Paese – continua – il futuro si chiude prima ancora di avere il tempo e l’intelligenza di diventare grandi. E i dati sui minori abbandonati non sono mai reali, perché ancora la maggior parte dei neonati non viene registrata alla nascita”. In questo quadro, la situazione dell’infanzia resta drammatica. “Migliaia di bambini abbandonati, orfani e senza famiglia vivono negli orfanotrofi. Ma sono i più fortunati – avverte Musavuli -. La maggior parte dei minori si ritrova in strada ad affrontare i pericoli e la morte. Non possiamo accettare che la soluzione per migliaia di bambini abbandonati sia la morte o l’oblio nei centri di accoglienza fino alla maggiore età”.

Una situazione che rivela tutto il suo dramma se si considera anche un altro dato: nel mondo sono 15 milioni e 600 mila le adozioni necessarie per garantire una famiglia solo agli orfani adottabili di Aids. A renderlo noto il Rapporto dell’ECOSOC (Comitato economico e sociale) dell’ONU, pubblicato  nel 2009 (ma fino ad ora rimasto inosservato). Lo studio rileva come nel mondo, ogni anno, fra adozioni nazionali e internazionali vengono adottati solo 260 mila minori. Quindi poco meno di 12 bambini ogni 100 mila persone e per l’Onu questo dato dimostra come l’adozione rimane un evento raro. Ma il dato clamoroso rilevato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite riguarda i minori orfani di entrambi i genitori a causa dell’Aids e che potrebbero essere adottati a livello nazionale e internazionale. Ebbene per dare una famiglia solo a questi minori, l’Onu calcola che l’attuale numero delle adozioni a livello globale dovrebbe essere aumentato di 60 volte: quindi 260 mila per 60 fa la strabiliante cifra di 15 milioni e 600 mila adozioni.

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