Fabriano - Giovedì 20 novembre alle ore 20 e 45 a Fabriano (An) presentazione del nuovo numero di MicroMega dedicato alla giustizia Intervengono
GIAN CARLO CASELLI Magistrato, già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo e Torino PAOLO FLORES D’ARCAIS Filosofo, direttore di MicroMega
Coordina DANIELA GHERGO Avvocato, Vice Presidente della Associazione Giuridica Fabrianese Carlo Galli
Evento aperto al pubblico ed accreditato dall’ordine degli Avvocati di Ancona con 3 crediti formativi (per tre ore)
Il nuovo numero di MicroMega – in edicola, su iPad e pdf –
è interamente dedicato alla giustizia. Le personalità più autorevoli
del settore – magistrati, avvocati, giornalisti – insieme per denunciare
un sistema giudiziario pensato apposta dalla classe politica per
garantire impunità ai potenti. Negli ultimi vent'anni non c'è stato
governo che non abbia promesso una “riforma” della giustizia e
puntualmente ci siamo ritrovati un sistema sia penale sia civile sempre
più lento, ingarbugliato, illogico che offende i sacrosanti princìpi
della civiltà giuridica individuati già 250 anni fa da Cesare Beccaria:
certezza della pena, tempi rapidi e trattamento umano. Nel nostro
paese vige invece una giustizia 'ingiusta', forte con i deboli e debole
con i forti, in cui chi ha santi in paradiso ha la sostanziale garanzia
di farla franca, e chi non può permettersi costose difese rischia di non
vedere garantiti i propri diritti. Un 'garantismo' all'italiana, a cui
orgogliosamente MicroMega oppone un intransigente giustizialismo, ossia
la rigorosa osservanza del principio che campeggia in tutte le aule dei
tribunali: la legge è uguale per tutti.
IL SOMMARIO
LA LINEA GENERALE Paolo Flores d’Arcais - Senza giustizialismo nessuna riforma Quando
la legalità diventa una posta in gioco, anziché bene comune di tutte le
forze politiche, la liberaldemocrazia è già in estinzione. È quanto sta
avvenendo in Italia da oltre una generazione. Dove siamo all’emergenza
legalità, visto che l’establishment vuole revocare questo principio di
civiltà. Senza ripristinare il quale, però, non c’è possibilità di
ripresa economica, di sviluppo, di modernizzazione ed efficienza: di
‘cambiare verso’.
SAGGIO 1 Roberto Scarpinato - La legalità materiale ovvero il tramonto di una nazione Se
la Prima Repubblica incorporava corruzione sistemica e mafie come
proprie componenti strutturali – anche perché la sovranità monetaria e
quella valutaria erano nelle mani delle classi dirigenti nazionali –
nella Seconda cambiano i presupposti macroeconomici, e la corruzione,
oltre a vampirizzare le risorse dello Stato sociale, impedisce di
promuovere il rilancio dell’economia. La mafia ha prontamente cambiato
pelle, sfruttando a proprio vantaggio le nuove condizioni
politico-economiche, ridimensionando le vecchie logiche di coppola e
lupara e integrandosi sempre di più con l’establishment politico ed
economico.
ICEBERG 1 - giustizia e impunità Gian Carlo Caselli - Ottavo: non dire falsa testimonianza Il
reato di falsa testimonianza ha avuto alterne fortune nella storia
d’Italia e ogni cambiamento ha rispecchiato l’ideologia dominante di un
determinato periodo storico. Se in tempi molto remoti la falsa
testimonianza era punita con la pena di morte o con il taglio della
lingua, in quanto considerata offesa alla divinità, oggi siamo al
ridicolo, per cui dichiarare il falso conviene. Con buona pace dei
magistrati, e grande giubilo dei delinquenti.
Piercamillo Davigo - Una prescrizione vi salverà Le
norme che regolano la prescrizione e il sistema delle impugnazioni sono
due delle principali cause dell’irragionevole durata dei processi in
Italia, molti dei quali dopo svariati anni finiscono in un nulla di
fatto. Da garanzie per l’imputato, questi istituti si sono trasformati
in strumenti dilatori e, combinandosi con altre anomalie italiane, come
il frequente ricorso ad amnistie e indulti, sono diventati garanzie
d’impunità. Anche e soprattutto per questi motivi l’Italia è al 157°
posto per la durata dei procedimenti e per l’inefficienza della
giustizia, preceduta da Togo, Isole Comore, Indonesia e Kosovo.
Mario Almerighi - Inizio pena mai Nel
corso della storia, la pena si è trasformata da strumento a garanzia
del potere a strumento a garanzia della collettività e dello sviluppo
della persona. Ma per assolvere questa funzione, essa deve essere – come
insegnava già Beccaria 250 anni fa – certa, vicina al fatto e umana.
Oggi tutti e tre questi elementari princìpi di civiltà giuridica sono di
fatto in Italia costantemente disattesi, diffondendo sfiducia nella
collettività e aspettative di impunità nei delinquenti. Così il 93 per
cento dei condannati in primo grado non va in carcere, e con il
susseguirsi di amnistie, indulti, svuota-carceri, ricorsi in Cassazione,
prescrizioni e riforme ‘garantiste’ al codice penale, il nostro sistema
è distante anni luce dai princìpi di civiltà dettati da Cesare
Beccaria.
Bruno Tinti - Come ammazzare la moglie e non andare in galera. La tragicommedia della giustizia penale in Italia Abbiamo
una giustizia penale progettata per non funzionare. Si mettesse a
funzionare, metà della classe dirigente italiana finirebbe in galera.
Tra sospensione condizionale della pena, giudizio di bilanciamento,
sostituzione della pena detentiva in pecuniaria, semidetenzione (come
l’affidamento ai servizi sociali) e semilibertà, è sempre più facile
evitare il carcere. Così anche chi commette un uxoricidio e confessa può
farla franca. Leggere per credere.
SAGGIO 2 Nicola Gratteri - Programma di un quasi ministro Febbraio
2014: alla vigilia dell’insediamento del governo Renzi, Nicola Gratteri
sta per diventare ministro della Giustizia. Dopo i colloqui del premier
incaricato col capo dello Stato, tuttavia, il nome di Gratteri scompare
dalla lista dei ministri, sostituito da quello di Andrea Orlando. Ciò
che non scompare sono invece le proposte per riformare il sistema della
giustizia in Italia e per combattere la criminalità organizzata
illustrate a Renzi nel corso di una lunga telefonata dal magistrato
calabrese, che qui le ricapitola punto per punto per il lettori di
MicroMega.
ICEBERG 2 - giustizia e informazione Furio Colombo - Giustizia e giornalismo Malgrado
la nostra Costituzione non lasci alcuno spazio alla cultura
dell’ambiguità e del ‘viceversa’, dal dopoguerra abbiamo conosciuto
un’informazione giudiziaria estremamente contigua al potere esecutivo.
Solo con Mani Pulite si instaura un giusto ed equilibrato rapporto tra
media, poteri forti e giustizia. Ma, caduto Berlusconi, nell’era di
Matteo Renzi sembra di esser tornati alla cosiddetta informazione di
parte e a una magistratura debole e sotto attacco.
Caterina Malavenda - Chi ha paura delle intercettazioni La
vulgata, messa in giro dai politici e spesso colpevolmente sostenuta
anche dai giornali, vuole che in Italia si possa intercettare chiunque,
senza limitazioni, e che tutto quello che si dice al telefono rischi di
finire sui giornali. La verità, come chi opera nel settore non può non
riconoscere, è tutt’altra: le leggi vigenti garantiscono già un buon
equilibrio fra l’obbligo dell’azione penale dei magistrati, il diritto
alla privacy degli indagati (e soprattutto dei terzi estranei) e quello
all’informazione dei cittadini. Nessuna riforma è dunque necessaria in
materia. Soprattutto se si traducesse in ulteriori restrizioni:
sarebbero un’intollerabile e incomprensibile compressione della libertà
di informazione.
SAGGIO 3 Franco Cordero - De maleficiis La triste prognosi per la giustizia italiana Impunità
dei succhiatori e fisco arrendevole sono stati i due fari della
politica berlusconiana. A questo hanno mirato tutte le ‘riforme’ della
giustizia dei governi Berlusconi. Ma non sono stati da meno neanche
quelli di centro-sinistra e delle recenti più o meno larghe intese,
incluso l’attuale governo Renzi: “Il guardasigilli ha fama d’un tiepido;
i due sottosegretari vengono dal circo delle cosiddette libertà; uno
s’era distinto nell’escogitare penosi espedienti pro divo Berluscone in
fuga dal processo. Mani simili, e due Camere comandate dall’esecutivo,
concedono poche chance alla povera malata”.
LABIRINTO Piergiorgio Morosini - Dalla lupara al networking. Come cambia la mafia e come dovrebbero cambiare le leggi La
mafia è cambiata, le leggi che promettono di combatterla no. Come
dimostrano i casi dello smaltimento illegale dei rifiuti nella ‘terra
dei fuochi’ e della frode fiscale Fastweb-Telecom Italia Sparkle, le
mafie in Italia stanno mutando e si stanno prepotentemente affermando in
diversi settori del circuito economico-finanziario, anche nel
Centro-Nord. Omertà, illegalità diffusa e corruzione sono risorse
fondamentali dei sistemi criminali, sempre più inseriti nei ‘comitati
d’affari’, nelle cricche, assieme a imprenditori spregiudicati, liberi
professionisti a libro paga, amministratori corrotti e politici senza
scrupoli. Per questo è necessario rendere molto più efficiente ed
efficace la lotta alla corruzione.
Armando Spataro - Il dito e la luna. Obbligatorietà dell’azione penale poteri del procuratore e rapporti tra pm e polizia giudiziaria Invece
che cianciare di ‘abolire l’obbligatorietà dell’azione penale’ – il che
equivarrebbe ad azzerare l’indipendenza del pm e porlo sotto la tutela
dell’esecutivo – la politica dovrebbe interrogarsi sugli ostacoli che di
fatto si frappongono all’effettiva applicazione di questo sacrosanto
principio, pensato dai nostri costituenti a tutela della eguaglianza dei
cittadini di fronte alla legge. Iniziando, per esempio, da una radicale
depenalizzazione dei reati minori e da una riorganizzazione del
sistema, al fine di renderlo più efficiente.
Felice Lima - Csm: sorteggio vs casta Il
cosiddetto autogoverno della magistratura, da garanzia di indipendenza
per i singoli magistrati secondo la lettera della Costituzione, si è
trasformato in un sistema di privilegio e tutela corporativa, in cui a
essere premiata – come in politica – è la ‘lealtà’ a questa o a quella
corrente e non la competenza, il merito, la probità. Per scardinare
questo meccanismo che scredita la categoria si dovrebbe cominciare col
modificare il sistema elettorale per il Csm, introducendo il sorteggio
per la selezione dei candidati.
Pasquale D’Ascola - Sulla giustizia civile Finalmente
anche la classe politica italiana si è accorta che una giustizia civile
lenta, inefficiente e fondamentalmente ingiusta è uno dei principali
ostacoli a un sano sviluppo economico del paese. Su queste premesse, ci
si aspetterebbe interventi organici e coerenti, che però all’orizzonte
non si vedono. Eppure le cause dell’ingolfamento della macchina
giudiziaria civile sono chiare. E anche i rimedi. Ecco i principali.
Daniela Ghergo - Geografia giudiziaria e disprezzo per i cittadini Nel
2013 è entrata in vigore la riforma della geografia giudiziaria che,
come tutte le ‘riforme’ della giustizia sbandierate in questi anni,
aveva l’obiettivo dichiarato di rendere la macchina più veloce,
economica ed efficiente. I risultati sono stati esattamente l’opposto:
ulteriori rallentamenti dei procedimenti, procedure più lunghe e
faticose, e costi fatti ricadere sui cittadini (a Fabriano una notifica
urgente costava 3,09 euro, oggi 44,09; a Gaeta un’esecuzione immobiliare
30 euro, oggi 170). Un’altra riforma all’italiana.
DIALOGO Paolo Borgna / Rita Sanlorenzo - Fecondazione eterologa: capriccio o diritto? Esiste
un diritto alla genitorialità? Tutto ciò che la tecnica consente deve
per questo diventare un diritto? Se una coppia per ragioni fisiologiche
non può avere figli ha ‘diritto’ di ricorrere alla fecondazione
eterologa, come ha di recente affermato la Corte costituzionale, o deve
accettare questo limite naturale? Dove finisce il diritto delle coppie
di avere un figlio e inizia il diritto dei figli di avere certezza sulle
proprie origini biologiche? Un confronto senza perifrasi.
MEMORIA Marco Travaglio - Il ventennio dell’impunità Negli
ultimi vent’anni tutti i governi che si sono succeduti – in tutte le
loro combinazioni di centro-destra, centro-sinistra e coalizioni più o
meno grandi – non hanno fatto altro che approvare leggi, lodi, decreti,
‘riforme’ che hanno reso più inefficiente, più lenta e, soprattutto, più
ingiusta la giustizia italiana. Anno per anno, governo per governo, un
dettagliato elenco delle principali norme a garanzia dell’impunità dei
potenti: la lista della vergogna.