Sbarco in Normandia, 6 giugno 1944 data storica per la pace in Europa

Sbarco in Normandia, 6 giugno 1944 data storica per la pace in Europa

I retroscena che coinvolsero i servizi segreti nazisti e favorirono la più grande invasione anfibia della storia.

Dello sbarco in Normandia avvenuto il 6 giugno del 1944 spesso neppure a scuola se ne sente parlare,eppure è un evento così importante che la Francia, in occasione del settantesimo anniversario lo celebra con grandi manifestazioni. Il presidente Hollande ha invitato il presidente Putin in quanto proprio la Russia contribuì alla caduta del nazismo in Europa.
E’ comunque interessante conoscere alcuni avvenimenti che coinvolsero il servizio segreto tedesco qualche giorno prima di quel fatidico D-Day.
In quell’umida mattina di domenica 4 giugno 1944,nel paesino di La Roche Guyon,situato in un’ansa della Senna a metà strada tra Parigi e la Normandia, il Maresciallo Erwin Rommel si era svegliato alle sei ai rintocchi della campana della chiesa quattrocentesca di Saint Simon.
Era il 1463^ giorno dell’occupazione tedesca. Il Maresciallo occupava un’ala del castello del piccolo paese ed era particolarmente felice perché,dopo aver fatto colazione con il suo Stato Maggiore,sarebbe partito per la Germania. Era molti mesi che attendeva questo momento. Avrebbe compiuto il viaggio di otto ore fino ad Herlingen,Ulm, con la sua Porsche decapotabile.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma Rommel aveva un disperato bisogno di riposo.
Dal giorno in cui era arrivato in Francia, verso la fine del 1943,il pensiero di dover fronteggiare un attacco alleato dal mare lo aveva gravato di un fardello insopportabile. Aveva cercato di indovinare le intenzioni degli alleati,dove sarebbero sbarcati,quando avrebbero lanciato l’attacco. Poco dopo il suo arrivo, il Maresciallo tedesco aveva fatto costruire massicce fortificazioni costiere dotate di grossi cannoni, numerose barriere e campi minati sulle spiagge. Il Furher  si aspettava infatti dal mare l’invasione degli alleati.
Rommel era del tutto sicuro di potersi allontanare ,quel giorno,dal suo comando perché per la sua passata esperienza,non riteneva che l’invasione fosse imminente. Ma il Maresciallo non aveva visto giusto.
A 200 chilometri di distanza, presso il confine belga,il colonnello tedesco Helmut Meyer era seduto nel suo ufficio ed era ben lieto di veder spuntare il mattino del 4 giugno. Da giorni dormiva poche ore per notte in quanto aveva un ingrato e logorante incarico. Meyer dirigeva il servizio segreto dell’esercito ed era il capo del controspionaggio. Aveva un gruppo di intercettazione attivo 24 ore su 24 con 30 uomini alle sue dipendenze,ognuno dei quali parlava correntemente tre lingue.
I loro apparecchi erano così sensibili che riuscivano ad intercettare le comunicazioni delle radio trasmittenti delle jeep della Polizia Militare in Inghilterra distanti oltre 150 chilometri.

La notte del quattro giugno Meyer aveva intercettato un messaggio che diceva: urgente, Associated Press Nyk Comando Eisenhover annuncia sbarchi in Francia. Stop.

Meyer allibì e si trattenne dal dare l’allarme,il messaggio poteva essere sbagliato. Non c’era infatti attività sulle coste per un fronte di invasione e se ci fosse stata l’avrebbe saputo.
Nel gennaio del 1944 l’ammiraglio Canaris, allora capo del servizio segreto tedesco aveva comunicato a Meyer che l’intelligence aveva saputo che gli Alleati, prima dell’invasione, avrebbero inviato un messaggio per la resistenza francese.
Secondo Canaris il messaggio era il primo verso della “ Chanson d’automne” del poeta francese Paul Verlaine e doveva essere trasmesso il primo od il 15 di un mese.
A distanza di ore o di giorni, diceva Canaris, vi sarebbe stata la seconda parte del messaggio con le parole sempre della poesia di Verlaine “ Blessent mon coeur d’une langueur monotone” (feriscono il mio cuore con un monotono languore).Allora sarebbe iniziata l’invasione. 
Meyer, tra i tanti messaggi del notiziario della BBC, spesso con frasi sibilline come : “la guerra di Troia non ci sarà…”o “Giovanni ha i baffi lunghi….”  o “Sabina ha avuto gli orecchioni ….”aveva ascoltato da Londra una voce in francese che diceva : ”i lunghi singhiozzi dei violini d’autunno”.
Era la prima parte della Chanson d’automne “ di Paul Verlaine.
Meyer informò subito il capo di Stato Maggiore della 15^ armata tedesca  Wilhelm Hofmann che il primo messaggio era giunto,  poi telefonò al Comando di Hitler e quindi a quello di Rommel.

Al comando di Hitler il messaggio fu consegnato al generale Alfred Jodl ma rimase sul suo tavolo in quanto pensò che il comando di Rommel avesse dato l’ordine di allarme. Cosa che invece non era stato fatto. La settima armata tedesca che presidiava la costa normanna non aveva saputo nulla del messaggio e non era stata avvertita.  La prima parte del messaggio di Verlaine fu ripetuta il due ed il tre di giugno mentre per Meyer doveva essere trasmessa una sola volta. Doveva aspettare la seconda parte prima di avvertire i superiori.  Solo i capi della resistenza francese sapevano che il vero segnale sarebbe stato il messaggio “il dado è sul tavolo”, e la sera di lunedì 5 giugno la BBC lo trasmise alle ore 18,30. I partigiani francesi cominciarono ad eseguire i piani di sabotaggio prestabiliti,  taglio delle linee telefoniche,  sabotaggio di binari ferroviari e materiale rotabile.
Rommel ignaro di tutto lasciò la Roche Guyon la mattina del 4 giugno. Voleva essere vicino alla moglie il sei giugno quando era il suo compleanno.  Proprio quella mattina, il generale Eisenhower, dall’altra parte della Manica,  profittando di uno spiraglio di bel tempo decideva per l’invasione da realizzarsi nelle prime ore di martedì sei giugno, quando la marea era bassa.
Impiegò una flotta di oltre 2700 navi.
Nelle prime ore del sei giugno,  alti ufficiali tedeschi si erano allontanati dal fronte,  proprio alla vigilia della battaglia, per partecipare ad una riunione congiunta che si sarebbe svolta a Rennes in Bretagna.
L’operazione di invasione mai compiuta con un così grande dispendio di forze militari, sarebbe passata alla storia come Operazione Overlord.                 

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