Bologna - Dopo aver visitato il
mese scorso la magnifica mostra di Henry Matisse a Ferrara, ho deciso
di andare anche a Bologna, attratta da due eventi: la mostra a
Palazzo Fava dal titolo “Il mito della Golden Age: da Veermer a
Rembrandt” ed il concerto “Musica al femminile”, curato dal
noto musicologo Giovanni Oliva, tenutosi all’Oratorio di S.Filippo
Neri, con brani di 5 compositrici (tra cui la sottoscritta).
Lunedi
sera, nel seicentesco Oratorio, capolavoro dell’architettura
barocca, restaurato nel 1997 dall’architetto Cervellati,
contenitore culturale della Fondazione Del Monte, ha avuto luogo il
concerto dell’Ensemble ZIPANGU diretto dal Mo Fabio Sperandio che
ha proposto opere di 5 compositrici donne: le italiane Silvia
Colasanti, Serena Teatini e la sottoscritta, la finlandese Kaija
Saariaho e la serbo-canadese Ana Sokolovic.
Questo concerto faceva
parte di una mini rassegna dedicata alle donne compositrici che si
articola in due concerti di cui uno dedicato alla produzione
contemporanea ed un altro, con brani per quartetto, che si terrà il
20 Maggio dedicato a donne del passato (Maddalena Lombardini Simmer,
Emilie Mayer e Fanny Mendelssohn, sorella di Felix). Sono rimasta
favorevolmente impressionata dal fatto che l’Oratorio, che ha una
capienza di circa 300 posti, fosse “sold out” con un pubblico
attento (tra cui molti stranieri) che ha seguito con grande interesse
l’esecuzione delle opere.
Ottima l’esecuzione dell’Ensemble
Zipangu formata da 13 strumentisti (tutti professori dell’Orchestra
del Teatro Comunale di Bologna, provenienti da prestigiose scuole
come quelle di Salvatore Accardo, Bruno Giuranna e Franco Rossi,
entusiasti di dedicarsi a qualcosa di nuovo ed attratti dalla ricerca
che le avanguardie propongono) con Silvia Mandolini, eccellente 1°
violino, e sotto la direzione precisa ed intelligente di Fabio
Sperandio.
Il programma del concerto è stato studiato molto bene con
gli “Adagi” di Ada Gentile, in apertura, pervasi da un suono
sottilissimo, al limite dell’udibilità, interrotto solo per pochi
attimi da maggiori sonorità e con, in chiusura, un’opera dal
titolo “Girandola d’amore e di sogni”, in 4 movimenti, di Ana
Sokolovic (compositrice di origine serba ma naturalizzata canadese,
operante nel Quebec) dal forte accento folclorico. Al centro le altre
3 opere: “Terra –Memoria” della famosa compositrice finlandese
Kaija Saariaho , pervasa da un notevole ricchezza timbrica; “Mi-fa”
della compositrice bolognese Serena Teatini, basata su suoni ed
impressioni colte per strada e “Di tumulti e d’ombre” della
romana Silvia Colasanti, piena di eroici furori, catartica e
purificatrice.
Un grosso successo dovuto alla bravura degli
interpreti, ed in particolare del Direttore Fabio Sperandio, che
hanno saputo cogliere il significato di tutti e cinque i brani, senza
limitarsi ad un’esecuzione pulita ma superficiale.
Martedi mattina, invece,
rilassata dall’esito positivo del concerto, mi sono dedicata alla
mostra di Palazzo Fava. Questo è un magnifico palazzo del 1580,
impreziosito da un ciclo di affreschi dei fratelli Carracci, che
ospita regolarmente mostre di opere provenienti da importanti
collezioni pubbliche e private del mondo.
Approfittando del periodo
di due anni in cui la famosa Galleria d’Arte Mauritshuis de L’Aja
resterà chiusa per lavori di restauro e di ampliamento, Bologna è
riuscita ad ottenere 37 dipinti dei più famosi autori olandesi della
cosiddetta “Golden Age”, il periodo del XVII secolo in cui in
Olanda si assistette ad un fenomeno difficilmente spiegabile per la
sua ampiezza: la diffusione della pittura con centinaia di pittori,
tutti di notevole qualità, da Johannes Veermer a Rembrandt, da Frans
Hols a De Hoosch e Van Honthorst. Al centro dell’attenzione di
questa mostra si trova l’opera più famosa di Vermeer dal titolo
“La ragazza con l’orecchino di perla”.
Si tratta di un olio di
dimensioni ridotte, dipinto nel 1665, che è ormai oggetto di un
culto senza confini, reso ancora più famoso da un film del 2003 di
Peter Webber interpretato da Colin Firth e Scarlett Johansson. La
fanciulla rappresentata nel quadro ha un’espressione languida ed
ammaliante ed il suo orecchino di perla cattura quasi da solo la luce
da cui è pervasa l’opera. Da un referendum nazionale indetto
qualche anno fa da un periodico olandese è risultata “l’opera
più bella che sia stata mai dipinta da un pittore olandese”.
A
fianco a questa celeberrimo quadro ce n’è un altro, sempre di
Veermer, dal titolo “Diana e le ninfe”, in cui c’è uno studio
meticoloso del paesaggio e dei corpi dei personaggi femminili, con un
intelligente uso delle luci e dei colori. Sono solo queste due le
opere di Veermer esposte a Bologna ma, del resto, la produzione
dell’artista è stata molto limitata (si parla di non più di una
quarantina ). Ben quattro, invece, sono le opere di Rembrandt (dei
ritratti) che si possono ammirare, in un attento gioco di luci, a
fianco di un’altra trentina di opere di altri pittori della “Golden
Age” sunnominati.
Il curatore della mostra, Marco Goldrin, ha poi
chiesto a 25 artisti contemporanei di creare nuove opere ispirate ad
opere di Vermeer che sono esposte al secondo piano del Palazzo e che
riproducono particolari dei suoi quadri o la città di Delft (sua
città natale).
Un viaggio che conviene
ancora fare a Bologna in quanto la mostra chiude i battenti il 28
Maggio!