Distretto culturale evoluto del Piceno, la scommessa nel design

Distretto culturale evoluto del Piceno, la scommessa nel design

L’intero progetto prevede un investimento di 500.000,00 € di cui 200.000,00 € messi a disposizione dalla Regione Marche.
E' una scommessa, una sperimentazione, come l'hanno chiamata nel corso della presentazione del progetto presso la Sala Docens.

E' certamente una "sconfitta" di un Piceno ormai obsoleto per i ritmi del tempo che vioviamo e che purtroppo abbiamo imparato a conoscere fino ad ogg: quel territorio, quei politici che non sanno fare rete per aumentare massa critica e considerazione nei luoghi che contano.

La Regione Marche ha investito 4 milioni e 200 mila euro per creare una trasversalità che avesse come base la Cultura e attraesse più mondi, dall'artigianato all'industria passando per le istituzioni e per le università guidati da un vettore comune, in questo caso il design.

Quello del Piceno è uno dei 13 progetti approvati nelle Marche che poi diventano 15.

Ora la rete si è formata. A comporla con un salto di qualità determinante il CUP (Consorzio universitario piceno, capofila dell'intero progetto, la Scuola di Architettura e Design dell'Università di Camerino, partner pubblici, privati e associazioni come l' Azienda Agricola Pantaleone, il Comune di Grottammare e di San Benedetto del Tronto, il Consorzio Elabora, la Elem srl ,  Food Gallery - Associazione Culturale , la F.lli Tempera srl, Idea Travel srl,  Marchetink srl, Servizi Italia srl e TecnoMarche - Parco Scientifico e Tecnologico delle Marche
E ancora una serie di soggetti sostenitori pubblici, privati, associazioni e fondazioni.
Alla base del progetto il binomio design/creatività, l'idea-guida che può unire e far crescere in modo esponenziale tutte le singole azioni previste da parte dei soggetti attuatori D3B - Distretto Culturale Evoluto — Design delle 3B, bello, buono e ben fatto.
Su queste parole d’ordine, veri patrimoni culturali, si sviluppano le varie progettualità (le 3 B):
- l’ambito artigianale e manifatturiero per il Ben fatto
- la ricchezza storico-artistica-architettonica per il Bello
- la risorsa enogastronomica ed agroalimentare per il Buono.
«I punti di partenza del progetto culturale e territoriale condiviso sono: il design come leva strategica - dice Lucia Pietroni - per la valorizzazione e l’innovazione dei patrimoni culturali dei territori” “…una definizione più ampia e complessa del bene culturale, estendendola dai tradizionali beni artistici, monumentali, architettonici e ambientali, ai beni ed alle risorse culturali immateriali ed intangibili, come i saperi,le pratiche, le espressioni e le identità distintive, il genius loci dei territori».
Una sintesi delle attività, per l’avvio del progetto:
- conferenze di start up del progetto con la partecipazione di ospiti “eterogenei” come imprenditori e filosofi, tecnici e artisti per la generazione di nuove idee intorno alle diversi declinazioni del ben fatto, del bello e del buono;
- seminari su esempi di buone prassi, casi di successo relativi alla valorizzazione dei valori culturali
delle “3 B”;
- work shop intensivi – intersettoriali - per sviluppare nuovi concept di prodotti e servizi, con la
partecipazione di designer affermati ed emergenti, ricercatori docenti dell’Università di Camerino,
studenti, imprese;
- azioni di sviluppo dei concept e prototipazione dei nuovo prodotti e servizi relativi alle “3 B”;
- azioni di condivisione, divulgazione e comunicazione dei risultati (i nuovi prodotti e servizi)conseguiti nei tre ambiti tematici.
La sintesi di queste azioni può essere contenuta in questa definizione: “il saper fare bene dei territori
marchigiani tra tradizione ed innovazione”.