E' senz'altro un'ipotesi suggestiva che però nasce da uno studio, quello del professor Sergio Rusi (Ingegneria e Geologia) dell'Università di Chieti: un modello che cerca di spiegare la temperatura dell'acqua termale che a grande profondità potrebbe raggiungere addirittura i 70 gradi centigradi per poi fuoriuscire in superficie a 30 gradi, dopo aver subito un raffreddamento per eventuali miscelazioni con acque più fredde.
C'è del magma nel sottosuolo che ha scaldato quell'acqua, o altri corpi caldi che nella risalita hanno riscaldato il fluido? E' una suggestione che vuole fissare la vostra attenzione sui risultati di un convegno organizzato e finanziato dalla Provincia di Ascoli Piceno sulla valorizzazione della risorsa idrotermale con l'intervento di studiosi da tutta Italia. Assistervi non è stato certo tempo perso.
E in un periodo di bad practices per la politica, questi non sono stati soldi pubblici buttati al vento. Anzi, si aprono prospettive davvero interessanti al territorio piceno.
Una giornata che svela scenari, oltre che per lo sviluppo prettamente termale, su potenziali fronti nei quali la geotermia può offrire diversi spunti creando uno sviluppo eco sostenibile.
«Lo studio (affidato al professor Torquato Nanni, attualmente docente all'Università Politecnica delle Marche, e prima presso l'Università di Ferrara, ndr) ha richiesto un percorso di approfondimento lungo con monitoraggi ripetuti negli anni - dice Nanni - per tenere conto di molteplici fattori scientifici come l’excursus climatico attraverso dati attendibili sappiamo che il territorio ascolano possiede risorse idriche sotterranee ampiamente sufficienti a soddisfare la domanda d'acqua anche in caso di crisi idriche, che ci sono acque mineralizzate di tipo cloruro-sodico magnesiache e solfuree fredde di notevole interesse per l'uso termale e la presenza, in un bacino amplissimo, di sorgenti di acque sulfuree con probabile temperatura di circa 42°C tali da poter essere utilizzate per scopi produttivi».
Questo convegno nazionale (organizzato dalla Provincia con il patrocinio della Regione Marche, del Comune, del Consorzio Ferrara Ricerche, della società Ad Aquas e degli ordini dei geologi e degli agronomi) sull'utilizzo e tutela delle risorse idriche del bacino geotermico della dorsale carbonatica di Acquasanta, era sì per un confronto tra studiosi, ma i concetti sono stati avvincenti anche per i profani: c'è stato un excursus geologico che ha fatto comprendere la formazione del bellissimo paesaggio che oggi rappresenta una ricchezza invidiabile.
Si è potuto comprendere anche che le faglie, o fratture, non sono solo temibili ancelle per eventi sismici, ma possono diventare scrigni preziosi per “gioielli” come la nostra acqua potabile o termale.
Così come si è compreso che il travertino del quale è ricca Acquasanta Terme altro non è che un esuberante dono dopo una fuoriuscita di fluidi termali e carbonatici.
L'immagine che ci suscita questo processo biochimico che porta al travertino può assomigliare alla cristallizzazione di un grande zampillo d'acqua che si sprigiona con forza dal sottosuolo e resta a testimoniare la grande forza della sua natura intrinseca. I I numeri di questo convegno: oltre 130 tra geologi, agronomi, esperti provenienti da tutta Italia.
Chi ha seguito questa giornata di studi ha potuto gustare l'energia del professor Bruno Della Vedova dell'Università di Trieste che ha parlato delle potenzialità e delle applicazioni della geotermia.
Con 10 gradi centigradi, che si trovano stabili nel sottosuolo, si può rendere sostenibile la realizzazione di un pala-ghiaccio riscaldandone i sedili delle tribune e l'acqua di una piscina. Lo stesso mare può essere fonte energetica.
Interessante anche l'intervento dell'ing. Fausto Ferraresi, amministratore delegato della società “Hera Spa” di Ferrara, che ha illustrato i vantaggi dell'applicazione dell'energia geotermica, da oltre 20 anni, nella città di Ferrara.
«Grazie al calore dell'acqua - dice Ferraresi - riusciamo a riscaldare d'inverno e raffreddare d'estate circa 25 mila abitazioni pari ad oltre il 20% della città con benefici soprattutto in termini ambientali per l'abbattimento di 42 mila tonnellate di emissioni di Co2 e uno sconto fiscale sulle bollette. Ora stiamo progettando l'ampliamento del nostro progetto per servire il doppio degli attuali utenti».
«Questo studio scientifico – dice il presidente della Provincia Piero Celani - va oltre le finalità del termalismo ponendo l'attenzione sull’utilizzo delle straordinarie risorse del bacino carbonatico di Acquasanta con incredibili prospettive per quanto riguarda il settore del benessere, il teleriscaldamento, l'utilizzo della geotermia in attività produttive come il florovivaismo. Per completare lo studio - aggiunge Celani - occorrerebbe fare un pozzo esplorativo profondo circa 1000/1200 metri per prelievi diretti valutando la potenzialità dell’acquifero.
Un intervento di prospezione i cui costi potrebbero essere sostenuti oltre che dagli enti pubblici (Provincia e Regione) anche da imprenditori interessati ad un progetto di area vasta sulla geotermia. Coinvolgeremo pertanto sia la Regione chiedendo di inserire questa progettualità tra gli interventi strategici per il Piceno (come i fondi POR-FERS 2014/2020), sia le associazioni di categoria che già hanno dimostrato una particolare sensibilità su tale tematica. In ogni caso - conclude Celani - occorrerà sempre utilizzare l'asset delle risorse naturali, in maniera integrata, con le altre eccellenze del territorio quali: il paesaggio, i beni storico-architettonici e l' enogastronomia in modo da rendere il Piceno sempre più attrattivo e competitivo».
Queste le università e i centri di ricerca presenti:
Politecnica delle Marche, Università di Urbino, Università di Camerino, Cnr, Università di Pisa, Università di Trieste.