Il progetto è stato promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Marche, con la collaborazione in tutte le sue fasi dei responsabili della piattaforma ORMA (Osservatori regionali sui Mercati dell’arte) che sovrintende al coordinamento degli osservatori della cultura nelle regioni italiane. A presentarlo, questa mattina al Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona, l’assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini, il presidente della Form, Renato Pasqualetti, il presidente del Consorzio Marche Spettacolo, Carlo Maria Pesaresi, la dirigente del Servizio Cultura della Regione Marche, Paola Mazzotti, il direttore del Settore Osservatorio e ricerca dell’Ater, Antonio Taormina, i ricercatori Giorgia Berardinelli e Stefano Silvi.
“Questo censimento è un lavoro inedito e prezioso – ha commentato l’assessore Marcolini – che ha fatto emergere dati ed esperienze a cui fino ad oggi ci si riferiva in maniera più intuitiva che scientifica. In questo periodo di crisi in cui il settore della cultura rischia di andare alla deriva perché sempre più privato del necessario sostegno economico pubblico, è necessario introdurre elementi di riflessione, in grado di rafforzare con analisi e proposte concrete il semplice enunciato di principio della difesa della cultura e dell’arte”.
Tutelare e sostenere le esperienze passate ma anche aprirsi a nuovi settori e favorire principi di innovazione. “Dobbiamo allargare gli orizzonti – continua Marcolini – e la cultura non è solo espressione artistica ma è anche conoscenza, ricerca, innovazione; è parte del settore produttivo ed economico, dove la creatività può interagire con le imprese manifatturiere e dei servizi aumentandone la qualità”. Un cambio di rotta, dunque, che per essere coerente e non traumatico, per scegliere cosa c’è da rafforzare e sostenere e cosa bisogna contenere o sospendere, non può fare a meno della conoscenza dei dati reali. “Conoscere per deliberare”, dice, appunto, Marcolini, prendendo a prestito la citazione da Luigi Einaudi.
Il censimento è cominciato nei primi mesi del 2011 con la stesura di un questionario da sottoporre ai soggetti di natura giuridica pubblica e privata che operano nello spettacolo dal vivo. La fase di raccolta dei questionari compilati è durata fino all’inverno scorso. Tutta la fase di analisi è avvenuta con l’affiancamento del Servizio informativo statistico della Regione Marche. Parallelamente all’indagine sui soggetti dello spettacolo dal vivo, si è integrata una rilevazione delle strutture teatrali presenti nel territorio tramite una scheda dettagliata che raccogliesse informazioni sulla tipologia delle strutture e le relative dotazioni tecniche. Completa la pubblicazione un’Appendice sui teatri storici delle Marche.
Il volume, proiettato in un contesto extra locale, fornisce un modello di analisi applicabile all’intero settore su scala nazionale e pertanto sarà distribuito anche nelle librerie su tutto il territorio italiano.
Dalla lettura del volume emerge un settore estremamente variegato in cui lavorano circa 1500 persone, dagli artisti più qualificati ai lavoratori di palcoscenico e che sviluppa un budget complessivo di circa 40 milioni di euro ogni anno. Un mondo che può mobilitare un pubblico di circa 350 mila persone.
Numerosi gli aspetti positivi legati allo spettacolo dal vivo quali il contributo nella produzione di una quota importante di reddito alla persona e alle imprese, l’impiego di personale qualificato, lo sviluppo di un’estesa economia indotta strettamente legata al turismo. Il rafforzamento dell’immagine delle Marche nel mondo. Elementi di fragilità sono invece una marcata ripetizione degli stessi generi di spettacolo, l’eccesso di alcune voci di spesa su altre, ad esempio il costo degli apparati amministrativi paragonati all’investimento sulla vera e propria produzione artistica, la mancanza di stretta collaborazione tra soggetti e di reti e sistemi che possano ridurre i costi pur garantendo la qualità dei prodotti. Proprio per affrontare questi punti di debolezza la Regione ha dato vita al Consorzio Marche Spettacolo.
“Non è più possibile – ha ribadito Marcolini – consentire sprechi e inefficienze. Rigore, pareggio di bilancio, riduzione dei costi, eliminazione delle spese superflue, contenimento di alcuni capitoli di spesa, dovranno essere d’ora in poi una scelta obbligata per poter continuare ad ottenere il sostegno del finanziamento pubblico. Tracciare ‘bilanci sociali’ rigorosi in cui gli enti pubblici e privati dimostrano quanto sono in grado di restituire alla società in termini di crescita civile, accoglienza, coesione sociale, occupazione, in particolare quella giovanile, è la condizione per valutare e decidere finanziamenti e contributi”.