E’ nostro dovere ricordare la Shoah - quella che lo storico Raul Hilberg ha definito “la distruzione degli ebrei d’Europa” - e tutti coloro che, pur appartenenti a culture e religioni differenti e militando in schieramenti diversi, a rischio della propria vita, si sono opposti nei modi più disparati a un immane massacro che ha provocato la morte di sei milioni di ebrei.
Un'occasione per riflettere e per promuovere, nei confronti delle giovani generazioni, la cultura della conoscenza e del ricordo, in un tempo, come quello attuale, connotato dalla “fretta di vivere il presente” dimenticando il passato e, con esso, la nostra storia e i valori fondanti della nostra democrazia.
La memoria non è solo un minuto di silenzio.
Questa data deve rappresentare anche l’occasione per porci nuovamente la domanda che ci ha tormentato in tutti questi anni: “Come è stato possibile che, nel cuore di una delle culle della nostra civiltà, si sia concepito uno sterminio di questa portata?”. Per capire, ci può tornare utile la riflessione della grande intellettuale ebrea Hannah Arendt che nel suo saggio “La banalità del male”, dedicato al processo di uno dei fedeli esecutori della Shoah, Adolf Eichmann, provò a rispondere all’angosciante interrogativo ponendo l’accento sul fatto che migliaia di tedeschi si piegarono al volere della feroce dittatura hitleriana perché “smisero di pensare”. Venne loro meno la prerogativa che dovrebbe essere di ogni essere umano: la propria autonomia critica, la propria capacità di scegliere la cosa giusta.
Ecco allora che il recupero di una cultura del ricordo deve costituire anche l'ispirazione del nostro agire quotidiano, trasmettendo questa grande lezione ai giovani di oggi.
Ricordare la Shoah non rappresenta un rito ma un impegno, una condanna sempre attuale di ogni forma di violenza, di razzismo, di intolleranza, che anche oggi - in molte parti del mondo - riemerge quasi a negare il sacrificio di quanti hanno lottato per la libertà e i diritti umani, nella consapevolezza che cittadini liberi e “pensanti” sono il migliore antidoto contro il ritorno dei fantasmi del passato. Questo dobbiamo aver presente quando assistiamo ad atti di violenza, alla mancanza di rispetto degli altri, del diverso, alle azioni che discriminano per ragione di razza, di genere o di credo religioso. Ciò purtroppo non è il passato, ma è il segno distintivo di ogni regime antidemocratico, della mancanza di libertà che si nasconde dietro la negazione dei diritti, anche dei più elementari. Il rispetto delle libertà individuali e collettive, non deve mai essere dato per scontato, ma piuttosto alimentato con impegno e comportamenti coerenti.
Con questo intento, interpretando il sentimento dell’intera Assemblea legislativa delle Marche, partecipiamo e condividiamo il valore della giornata della memoria.