La Legnante è fresca vincitrice della medaglia d’oro nel lancio del peso alle Paralimpiadi di Londra 2012 grazie al fantastico lancio di 16,74 metri che le è valso anche il record del mondo di categoria.
“Subito dopo la finale paralimpica – ha commentato l’atleta – ero un misto di felicità e contentezza per aver vinto un oro meritato e molto atteso. Aver ottenuto questa medaglia è qualcosa di incredibile”. Assunta Legnante vanta anche un record particolare: è la prima atleta europea ad aver partecipato sia ad un’Olimpiade (a Pechino nel 2008) sia ad una Paralimpiade. “Nel 2009 avevo deciso di mettere fine alla mia carriera perché ho cominciato a perdere la vista, poi quest’anno ho parlato con la Federazione paralimpica, con il Comitato, con il mio compagno e con tutti coloro che mi stanno attorno e ho deciso di riprendere l’attività. Se sono riuscita ad ottenere questo fantastico risultato è merito di tutti loro, in particolar modo del mio compagno che mi ha sempre sostenuto. Per me è stato indispensabile, senza di lui non avrei potuto fare nulla”.
La trentaquattrenne azzurra ha poi spiegato come è nata la passione per questo sport: “Ho iniziato fin da quando andavo a scuola, un po’ come tutti. Poi nel 1999 ho capito che se non mi fossi allontanata da Napoli sarei restata un’atleta mediocre. Quindi ho chiamato la Federazione che mi ha messo a disposizione un allenatore del calibro di Nicola Silvaggi. L’anno dopo mi sono trasferita qui ad Ascoli e sono rimasta anche dopo aver perso la vista: se adesso mi offrissero un campo di allenamento a Napoli io non ci andrei, voglio rimanere ad Ascoli perché qui mi trovo benissimo”.
“Un esempio per i giovani? Io credo che tutte le persone invalide che sentano la voglia di tornare a vivere, di ottenere dei risultati o semplicemente di fare sport con divertimento e passione saranno sempre ben accetti. L’invalidità è più una condanna mentale che una condanna fisica, una persona invalida non ha limiti. La passione che gente come me mette nello sport è la stessa di quella che hanno gli atleti normodotati”.