Colpo di fulmine sui Sibillini: un irlandese s'innamora del Piceno

Colpo di fulmine sui Sibillini: un irlandese s'innamora del Piceno

«Il posto migliore per rilassarsi e guardare il mondo passarti davanti»

“Dicono di noi” porterà ai nostri lettori le storie di quanti hanno conosciuto e apprezzato la nostra regione. Può essere un rapporto di lavoro, da investitore; una conoscenza da appassionato della nostra cultura, della nostra cucina, storia; può essere un rapporto iniziato da semplice turista, da osservatore, da passante…

Seguiremo le tante organizzazioni di marchigiani all’estero. E’ questa una realtà molto vivace e motivata che vive della memoria e che segue con attenzione, quasi con affetto, lo sviluppo della terra ancestrale, ma che purtroppo non e’ molto conosciuta nelle Marche.

Penso che saranno in molti a casa nostra ad essere sorpresi dalla forza attrattiva di questa regione. La terra di Raffaello, Matteo Ricci (venerato come “il saggio” in Cina), Giacomo Leopardi, Pergolesi, Rossini, Spontini e tanti altri non ha esaurito la sua carica creativa e produttiva. E noi vogliamo dare un podio e un megafono a questa realtà.

Cosa c’è di meglio di una storia d’amore per iniziare la rubrica? No. Non si tratta di un raccontino romantico. Si tratta del colpo di fulmine di cui e’ stato vittima un noto scrittore, l’irlandese Michael Fewer.

Fewer e’ il più noto scrittore di escursioni e viaggi d’Irlanda. I suoi libri (17 finora) i suoi numerosi (piu’ di 400) racconti, saggi ed articoli si leggono in tutto il mondo anglofono, i suoi interventi alla televisione e alla radio sono seguiti da un largo numero di appassionati. Il genere letterario delle memorie di viaggio (reali o metaforiche) e’ molto popolare nell’Europa continentale e settentrionale. Basti pensare a Lord Byron, Jonathan Swift, Stendhal, Goethe. Alcuni dei piu’ importanti artisti e poeti lo hanno praticato nei secoli. Ma Fewer, un architetto e storico di professione con alle spalle una notevole carriera accademica a Dublino, non si limita a descrivere, Fewer viaggia e viaggia a piedi. “Camminare è al centro dei miei scritti,” spiega Fewer. “Credo, infatti, che questo sia il modo migliore per conoscere un paesaggio, la sua storia e i suoi abitanti. Mi piacciono in particolare i monti e i luoghi naturali e sono più interessato al viaggio in tutti i suoi dettagli che alla velocità dell’escursione o alla distanza da percorrere.”

Fewer conosce bene ogni anglo dell’Irlanda, ma ha viaggiato e continua a viaggiare in tutto il mondo coniugando una prosa vivida e immediata delle sue esperienze con un viaggio nel tempo. Leggendo i suoi libri si viaggia passo dopo passo nello spazio geografico ma anche nel tempo storico. L’effetto e’ estremamente coinvolgente per il lettore che riesce a vedere un luogo in tutte le sue dimensioni.

Fewer e’ venuto spesso in Italia. Ci ha detto delle sue escursioni insieme ad un gruppo di inseparabili amici, in Umbria, Abruzzo, in Campania. Ma ultimamente ha deciso di esplorare il sud delle Marche, i Sibillini e le città di Ascoli e Fermo. Abbiamo tradotto dall’inglese per i nostri lettori l’articolo che ha scritto per uno dei maggiori giornali, Irish Times. In cima al monte Vettore con gli Appennini alle Spalle e la costa della Dalmazia all’orizzonte, Fewer confessa che ha provato una sensazione unica: il mondo era ai suoi piedi. “Una settimana non e’ sufficiente per prendere dentro di me questo particolare angolo di mondo… Comincio a pensare che non basterebbe una vita.”

Abbiamo contattato Michael Fewer per PicusOnLine. Gli abbiamo detto che forse una vita non basterebbe ma si puo’ cominciare col tornare qui. Ha accettato con entusiasmo ricordando con gratitudine la simpatia verso l’Irlanda che ha trovato nella nostra terra. Per ora cominceremo con un’intervista per Picus TV. Poi si vedra’…

Per accedere al sito di Michael Fewer: http://michaelfewer.com/

Segue la traduzione dall’Irish Times del 4 Agosto 2012

A PIEDI: Con il mare Adriatico davanti a lui e la Croazia in lontananza, l’autore MICHAEL FEWER sente il mondo ai suoi piedi

Nel cuore degli Appennini italiani, a un paio d'ore in auto da Roma si trovano i Sibillini, la parte più suggestiva di quella lunga catena montuosa. Cerco buona cucina italiana, paesaggi urbani e un sacco di belle passeggiate in collina che non fossero troppo faticose, ci siamo fermati ad Amandola, una cittadina ai piedi dei monti, nell’ Hotel Paradiso. Era un tranquillo hotel a conduzione familiare senza menu stampati per il pasto serale. Questo è sempre un buon segno: il nostro ospite ha descritto a voce il succulento menù al tavolo, con l'indicazione degli ingredienti e come ogni ricetta è stata preparata. Le vicine città storiche di Fermo e di Ascoli Piceno ci avrebbero fornito il nutrimento culturale e, per quanto riguarda le escursioni, c’era solo l’imbarazzo della scelta tra le montagne e colline che circondano la città che abbiamo potuto vedere dai nostri balconi.
I Sibillini ci hanno regalato con un sacco di escursioni interessanti e alcune un po’ più faticose, tutte ottime per il nostro appetito al momento della cena; ma tra un’escursione e l’altra siamo andati ad est per visitare Fermo e Ascoli. Che piacevole sorpresa: città italiane relativamente ordinarie, se in Italia si può parlare di città ordinarie, ma come le grandi città di quella terra antica, le loro classiche strade serpeggianti sono imbevute di storia e cultura. Siamo rimasti estremamente colpiti dall’architettura e disposizione organica di Fermo, e dalla sua tranquillità, i suoi vagabondi labirinti di stradine fiancheggiate da edifici le cui facciate dal caldo colore del miele sono fatte con parti appartenenti a molti secoli diversi: oltre noi, non si vedeva un altro turista.
Abbiamo trovato una chiesa del dodicesimo secolo che era un modello di recupero: il suo portale riccamente scolpito è fatto di frammenti di un tempio romano costruito mille anni prima. Ovunque, gli archi e le finestre appartenenti ad edifici molto più antichi sono stati conservati inconsciamente in muratura, in segno di rispetto per ciò che vi era prima.
Ad Ascoli Piceno, quando abbiamo chiesto dove trovare un buon ristorante, siamo stati così fortunati da trovare una signora del posto che ha detto di aver molto apprezzato una visita in Irlanda fatta lo scorso anno. Non solo ha consigliato un ristorante nella quasi deserta e bellissima Piazza del Popolo, ma ci ha accompagnato, ha discusso il menu con il gestore, e si è assicurata che mangiassimo le specialità della casa. In breve tempo, il nostro tavolo era coperto da piatti di carne, prosciutto, formaggi, funghi e olive fritte e caraffe di fresco vino Verdicchio.
Ascoli Piceno, un po' più movimentata di Fermo, ha avuto un passato travagliato, conquistata dai Romani, devastata dai Goti e dai Longobardi e governata dai Franchi; il tutto prima di subire un periodo medievale molto instabile. In qualche modo, tuttavia, questi travagli hanno dato vita a una città di belle vie e piazze che sono una gioia a esplorare a piedi. Il famoso San Gimignano in Toscana è ben noto per le sue 14 torri: Ascoli, invece, vanta modestamente 50 torri restanti di quella che una volta erano 200!
Dopo l'esplorazione della città, il posto migliore per rilassarsi e guardare il mondo passarti davanti è il Caffè Meletti, un famoso locale che non è cambiato molto in un secolo. Lì abbiamo ordinato appetitosi dolci e caffè, seduti su un lato di Piazza del Popolo in mezzo a gruppi di famiglie italiane che pranzavano felicemente.
Abbiamo trascorso il resto della nostra settimana a esplorare le colline, e forse la più bella escursione che ci siamo goduti è stata quella sul Monte Sibilla, da cui prende il nome la catena dei Monti Sibillini. Una vetta eccezionale stretta alla fine di una cresta a fil di rasoio lunga e ondulata, a differenza della maggior parte delle montagne irlandesi, l'erba sotto i piedi era splendente, con fiori di campo per tutta la strada. Anche se la vetta è a 2173 metri, il nostro punto di partenza era in un rifugio a 1540 m, quindi la salita effettiva è stata molto simile a una montagna media irlandese. La vista, però, era spettacolare. Su un lato della stretta cresta, il terreno sprofondava nei meandri sinuosi della Gola dell'Infernaccio (the Gorge of Hell!) mentre, sull'altro lato, una valle profonda scendeva in profondità, accompagnando lo sguardo alla cima rocciosa e innevata del Monte Vettore che, a 2476 metri, e’ la più alta della catena. Avevamo tentato di salire un paio di giorni prima, ma eravamo stati respinti da nebbia, gelo e vento. Sul Monte Sibilla il tempo non sarebbe potuto essere più differente.
Siamo saliti con poco sforzo attraverso ondate di inebrianti profumi dei fiori selvatici portate dalle brezze tiepide, fermandoci solo per fare una breve deviazione per controllare ciò che rimaneva della grotta della Sibilla, da cui prende il nome della montagna, e che è descritta o come "un antica profetessa" o come "una seduttrice in combutta con il diavolo". Poi, sempre più avanti e sempre più in alto, abbiamo raggiunto la vetta dopo un breve tratto roccioso. Il mondo sembrava giacere ai nostri piedi, gli Appennini dietro di noi e il mare Adriatico davanti , con le alture della Croazia che formavano l'orizzonte.
Con pochi esaltanti, vertiginosi tratti di sentiero con cui fare i conti, la discesa è stata più eccitante della salita, ma dopo non molto eravamo di ritorno in albergo con tanto appetito presto soddisfatto da piatti di lenticchie locali, fettuccine fatte in casa con salsa di funghi e un paio di bicchieri di Rosso Conero.
Una settimana non è stata sufficiente per assorbire quel particolare angolo di mondo al di fuori dei normali itinerari turistici italiani, e adesso sto cominciando a pensare che non basterebbe neanche una vita.