San Benedetto, no alla chiusura anticipata dei locali

San Benedetto, no alla chiusura anticipata dei locali

«Così il problema non si elimina e viene punito chi lavora»

Così in una nota i Giovani IDV Piceno, Giovani Comunisti Piceno e Robin Hood - Rete Studenti Piceni. "Come associazione studentesca e movimenti giovanili di partito non possiamo restare muti dinanzi a questo maldestro tentativo di arginare un problema che a causa di pochi idioti rischia di compromettere, oltre al diritto dei giovani di ritrovarsi educatamente in qualsiasi luogo a loro più confacente, la vita di onesti lavoratori che con quelle attività vivono e si vedono così private dell’unico mezzo di sostentamento che hanno.

Soprattutto in un periodo di forte crisi, crisi che sta costringendo molte piccole attività ad abbassare le saracinesche.

Lasciando, tra l’altro, impuniti i veri colpevoli della situazione, che si riterranno liberi di perpetuare i loro squallidi comportamenti altrove.

E dire che vedendo i numerosi incontri tra Amministrazione comunale e gestori che si sono susseguiti per oltre tre mesi speravamo in un esito totalmente diverso della vicenda che riguarda i locali del centro.
I titolari dei locali sono andati incontro alle richieste di cittadini e Amministrazione riducendo l’orario di chiusura, provvedendo a pagare un’onerosissima vigilanza, dando vita a iniziative di sensibilizzazione e richiamo al rispetto della quiete pubblica.
 
Affermare che si intende spostare tutta la movida al porto non può che trovarci favorevoli, ma tutti sappiamo bene che si tratta di progetti a lunghissima scadenza, che vanno ben oltre la durata dell’attuale amministrazione.
Ci sembra quasi di essere dinanzi ad un tentativo di nascondere la polvere sotto al tappeto, rinviando al prossimo anno la questione e facendosi trovare nuovamente del tutto impreparati.

Ci trova in totale disaccordo, inoltre, quello che ormai è diventato il “cattivo sport locale”, ovvero la visione dei nostri coetanei come alcolizzati e criminali, generalizzando un fenomeno che riguarda una piccola componente che dovrebbe essere sanzionata dalle forze dell’ordine.
Si è creata una piazza laddove non c’era nulla, i ragazzi si sono riappropriati di una zona morta e che sentono anche loro. È inaccettabile che per colpa della maleducazione di pochi tutti ne debbano pagare le conseguenze.
Non è attraverso la riscoperta del coprifuoco che si migliora la città e si opera una vera lotta all’abuso di alcol, ai danneggiamenti, all’utilizzo delle vie del centro come latrine a cielo aperto e al disturbo della quiete pubblica. Sono, questi, tutti fenomeni deprecabili e da estirpare dal profondo, che richiedono, però, una riflessione più attenta.

Non ci appartiene la mera critica e in un incontro che abbiamo avuto abbiamo discusso anche di possibili soluzioni, che siamo convinti migliorerebbero la convivenza tra avventori e vicini e le loro relative esigenze.
Ci auguriamo che il Sindaco ripensi l’ordinanza, allargandola a tutti i gestori del centro, responsabilizzando al massimo gli stessi (cosa che pare sia stata già fatta per molti), incrementando il servizio di raccolta rifiuti, anticipando la pulizia delle strade, installando quei bagni chimici da tutti richiesti e mai ottenuti, invitando tutti a concordare un unico orario di chiusura.
In tutte le città italiane ed europee laddove vi è un ritrovo di giovani è presente sempre una pattuglia delle forze dell’ordine fissa: provvedendo a ciò, in maniera non invasiva, il fenomeno dei danneggiamenti verrebbe meno perché contro la maleducazione nulla è più efficace di salate multe e denunce.

Chiediamo per questo che il Sindaco abbia la lungimiranza di ritirare l’ordinanza e siamo disponibili fin da ora a collaborare con lui e con tutta l’amministrazione in modo costruttivo, al fine di trovare le migliori soluzioni per i nostri coetanei e i residenti della zona.
 
Riteniamo che la strada da percorrere sia, infatti, quella della programmazione e non quella dell’ondivaghezza, quella della prevenzione e non quella della repressione e del proibizionismo anni trenta.
Perché altrimenti il problema cambierà solo sede. E si sarà perpetrata una gravissima ingiustizia".