«Ill.mo Sig. Ministro, da più parti si è rilevato che nel recente Decreto per lo sviluppo è stata data poca importanza alla intelligente utilizzazione delle risorse culturali per favorire uno sviluppo economico ecosostenibile ed innovativo del paese.
Così, mentre si continua a sostenere che l’Italia è la maggiore detentrice di beni culturali nel mondo, all’atto pratico non si riesce ad utilizzare questa straordinaria ricchezza per avviare un fantastico processo di valorizzazione e favorire l’aumento progressivo del numero di visitatori, incrementando così il turismo della qualità e della conoscenza.
E’ probabile che il mancato ricorso a queste forme di finanziamento sia il frutto di un sano realismo. Infatti, se si dovessero aumentare le risorse destinate al settore della cultura, senza prevedere un riordino sistemico del settore, verrebbero effettuati i soliti interventi puntuali ed episodici, non si sa sino a che punto utili per avviare un solido processo di sviluppo economico.
Specie se i finanziamenti dovessero apparire come qualcosa di elargito dall’alto, senza il coinvolgimento emotivo ed appassionato di chi vive a contatto delle risorse e dei beni culturali.
E’ necessario, pertanto, che l’avvio di questo processo rivoluzionario parta dal basso e sia il frutto di una precisa presa di coscienza dell’intera comunità e di tutti i portatori d’interessi.
Se si avrà il coraggio di iniziare questo entusiasmante percorso, si comprenderà, forse, che la cultura, in tutte le sue emergenze e sfaccettature, non è un orpello superfluo e si smetterà, finalmente, di ritenere che sia inutile e non produca ricchezza o “ non dia da mangiare”.
Da tempo vengono formulate delle proposte che offrono delle risposte innovative ed interessanti per dare avvio a questo processo rivoluzionario.
Si tratta della proposta di realizzazione dei Distretti Culturali o meglio dei Distretti delle Risorse Culturali del Territorio.
In alcuni angoli d’Italia, amministrazioni avvedute e virtuose hanno già dato avvio a questi esperimenti innovativi.
Si possono citare gli esempi del Distretto del Val di Noto in Sicilia e quello della Val di Cornia in Toscana.
Altre località stanno avviando analoghi esperimenti, come per esempio la Provincia di Viterbo.
Un fatto è certo, le località che hanno ritenuto di iniziare questi percorsi virtuosi, oltre a tutelare e conservare l’integrità del loro territorio e delle risorse culturali di cui sono ricche, hanno visto l’avvio di un processo di valorizzazione entusiasmante con un incremento di una solida e buona occupazione , specie dei più giovani.
La realizzazione dei Distretti Culturali presuppone la preventiva individuazione dei relativi confini che comprendano territori omogenei sì da permettere la creazione di un’immagine o marchio del Distretto, immediatamente percepibili.
Sono note le risorse presenti nel territorio proposto per la realizzazione di un Distretto. Si va da quelle del Patrimonio storico, artistico, architettonico ed urbano a quelle del Patrimonio Naturalistico, a quelle del Patrimonio delle Tradizioni antropiche, in cui sono compresi le feste, le ricorrenze, i fatti storici, il folclore, l’artigianato, l’eno-gastronomia, l’universo agro-alimentare, le attività industriali espressione dei talenti e delle tipiche professionalità del posto.
La “ tutela, conservazione e fruizione ” sono i principi che caratterizzano la filosofia del Distretto. Il processo di valorizzazione avviato consente la creazione di una filiera produttiva, che, fondando l’offerta sulle risorse locali tipiche ed uniche, si pone in una condizione di un vantaggio competitivo anche nei confronti di economie con più bassi costi di produzione, con effetti positivi ben immaginabili.
Senza dimenticare il valore aggiunto rappresentato dall’Immagine che acquista il territorio del Distretto nei confronti di altre realtà meno pregiate. Va aggiunto, inoltre, il fenomeno del progressivo miglioramento della qualità della vita, che rende più attrattivo il territorio per i creativi, gli uomini di cultura, gli artisti, i ricercatori, ponendo le basi per favorire lo sviluppo della conoscenza, della ricerca , dell’innovazione.
Per tutti i motivi sopra indicati, si dovrebbe assistere ad una gara tra le varie località italiane per dare avvio a questo fantastico processo, realizzando gli oltre cento Distretti, che secondo gli studi e le analisi del Prof.. Pietro A. Valentino, sono potenzialmente realizzabili in Italia.
Niente di ciò invece avviene e spesso l’unica attività che si continua fare è quella di costruire nuovi edifici, cementificando spazi sempre maggiori, distruggendo in pratica le risorse che sarebbero invece la ricchezza del territorio.
Anche nelle località dove la proposta di realizzazione di un Distretto Culturale è stata avanzata da Italia Nostra, come nel caso delle Terre della Primavera Sacra( Ascoli Piceno) o di Monte S. Angelo nel Gargano( Distretto Culturale dell’Angelo), nessuna risposta positiva è venuta dalle amministrazioni locali.
Può essere che questo mancato entusiasmo sia stato determinato da una insufficiente comprensione delle proposte, oppure dal timore di dover adeguare la propria attività al principio della tutela, principio che come è noto non sempre è visto di buon occhio nel nostro paese. Peraltro è da supporre che questo atteggiamento passivo possa essere determinato, forse, dalla mancanza di risorse occorrenti per dare avvio a questo complesso processo, con l’effettuazione degli “studi di fattibilità”.
Siamo certi che, se il Decreto per lo Sviluppo prevedesse la possibilità di finanziare le amministrazioni locali disposte ad intraprendere questo percorso virtuoso ed innovativo, i benefici che deriverebbero per il nostro amato Bel Paese sarebbero innumerevoli ed entusiasmanti.
Si passerebbe dai comportamenti che, sulla base di una malaugurata idea di sviluppo, hanno privilegiato la distruzione delle nostre più importanti ricchezze, dei centri urbani preziosi,del paesaggio incantato, dell’artigianato di qualità, delle attività tradizionali presenti una volta in ogni angolo d’Italia, ad un’opera intelligente di restauro e recupero delle città, dei borghi, del paesaggio, delle campagne e alla riscoperta e valorizzazione delle attività più tipiche del territorio.
Insomma l’Italia potrebbe tornare ad essere il “ Giardino d’Europa ” per tanto tempo meta del Grand Tour dei nobili e degli artisti provenienti da tutto il mondo.
Sarebbe così possibile promuovere, tra l’altro, lo sviluppo del Turismo di qualità e della Conoscenza, facendo tornare il paese al primo posto nella speciale graduatoria dei paesi turistici più visitati.
L’incremento di una buona e solida occupazione sarebbe eccezionale.
E’ proprio questa convinzione che giustifica l’invio della presente lettera aperta.
La previsione della possibilità di potere avere il finanziamento per l’effettuazione degli studi di fattibilità siamo sicuri che sveglierà l’interesse, ora sopito, delle amministrazioni locali interessate.
I tanti giovani, ora senza occupazione, potrebbero sperare in un panorama meno fosco per il loro avvenire, ritrovando un entusiasmo acceso dalle fantastiche visioni di un’ Italia che riscopre l’amore per il bello, per le proprie memorie storiche, per le ricche ed inimitabili tradizioni .
Potrà inoltre iniziare in tutta Italia anche l’ormai indifferibile azione di recupero e restauro ambientale ed urbano eliminando le tante diseconomie, prodotte dai favori resi alle rendite parassitarie e speculative, che penalizzano il sistema economico del paese e condizionano negativamente la vita quotidiana della nostra comunità.
La Sezione , nel confidare nella Sua riconosciuta sensibilità , La ringrazia per la cortese attenzione e Le augura un proficuo lavoro per il bene dell’Italia che amiamo».