Ad attirare subito l’attenzione è stato un originale red carpet di libri e fogli stracciati con un messaggio da far rabbrividire: “la cultura sotto i piedi”. In effetti il pubblico è stato da subito invitato a riflettere sulla criticità del tema da affrontare e sono state le parole di Carmelo Bene, rimbombanti tra le scalinate del comune, a confermarlo: “Non c’è più la santa ignoranza ma c’è l’ignoranza arrogante, casalinga.
Un opinionismo di massa vanitoso che si sciorina nei talkshow”.
Un convengo di idee, di proposte, di ottimismo tanto necessari e fondamentali nel buio che ci circonda.
Un segno forte soprattutto per le istituzioni che presenziano dalla platea al pulpito. Era un appuntamento creato per aprire gli occhi soprattutto alla politica, oltre che per far nascere un’aggregazione spontanea attorno al consorzio. Il sindaco Guido Castelli parla poco dell’iniziativa, preferisce ricollegarsi piuttosto, parlando d'arte e di cultura, allo stanziamento del milione e mezzo di euro per il teatro dei Filarmonici. Un’iniziativa senz’altro degna di nota ma avremmo preferito che centrasse il suo intervento sul tema dei distretti culturali.
Poi Castelli ha passato la palla all’assessore Antonio Canzian che ribadisce ancora una volta l’importanza dei distretti culturali così poco evoluti specialmente nella nostra zona. “Dobbiamo cercare di uscire dal luogo comune che per crescere ci sia necessità di ingenti finanziamenti provenienti da chissà dove – dice l’assessore Canzian – Abbiamo bisogno piuttosto di tutte le risorse del territorio per raggiungere l’obiettivo prefissato dal consorzio”.
Ma l’intervento a nostro avviso più significativo viene fatto dall’amministratore delegato della Hydrowatt Flavio Andreoli Bonazzi. La Hydrowatt ha cominciato ad essere anche “cultura” nel momento in cui si è trovata a realizzare il nuovo catalogo della pinacoteca civica. In questi casi si direbbe un bel business mercenario. E invece no! Quello che l’azienda ha fatto è stato di tutt’altro stampo ed intenzione.
La realizzazione del catalogo voleva vederci lungo, innescando un meccanismo trainante per il processo di valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Il prezzo del catalogo, volontariamente stabilito a 37 euro, è un incentivo per tutti, cittadini e turisti. In più il volume verrà liberamente destinato ad università, scuole, biblioteche ecc proprio per rendere libera la consultazione e per invogliare studiosi e curiosi. Quello che giustamente fa notare Bonazzi è che in tempo di crisi ciò che è rimasto invariato è proprio il nostro patrimonio culturale, per questo motivo esso deve essere il motore trainante da cui far ripartire tutto il resto.
A seguire l’intervento di Nuccio Fava, ex direttore TG1 e TG3, che spiega il rapporto tra media e cultura. Purtroppo le sue parole confermano quanto si osserva, specialmente in televisione, tutti i giorni. “I media – dice Fava – hanno purtroppo cooperato all’abbassamento generale del livello culturale dei mass media stessi ed in generale di tutto il paese”. La questione oggi rimane aperta più che mai. La nascita, dice il giornalista, di questo genere di iniziative hanno fortunatamente il merito di coinvolgere e sollecitare le istituzioni che devono cogliere ancora il valore della cultura come risorsa economica e come strumento di investimento creatore di nuove forme di imprenditoria. “I media a quel punto prima o poi dovranno prenderne atto e parlarne, cogliendo la palla al balzo per cercare di migliorare anche il loro servizio” conclude Fava.
A prendere la parola, tra la musica dell’ Orchestra della Riviera delle Palme e le incursioni teatrali dell’associazione RespirArte, è Claudio Bocci, direttore sviluppo e relazioni istituzionali Federculture. Bocci crede nel progetto ma solo nella misura in cui ci siano delle politiche attive che lo supportino. Punta molto sull’adeguamento UE per la creazione delle Industrie Culturali e Creative che in tutta Europa hanno prodotto un indotto notevole. “Se queste Industrie riuscissero a nascere e a crescere in Italia l’indotto proveniente dal nostro enorme quanto unico patrimonio sarebbe incalcolabile” dice Bocci.
Infine l’appassionato intervento di Marco Carminati, giornalista del Sole24Ore e tra i fondatori del Manifesto per la Cultura “Niente cultura, niente sviluppo”. Il Manifesto, redatto in un momento in cui la cultura aveva perso ogni speranza, sembrava essere un grido di allarme e una priorità assoluta per tutti gli editorialisti. I cinque punti del Manifesto partono dalla premessa che senza cultura non può esserci sviluppo ed il discorso in realtà diventa prettamente economico. “Per cultura deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per sviluppo non una nozione meramente economicistica, incentrata sull'aumento del Pil, che si è rivelato un indicatore alquanto imperfetto del benessere collettivo e ha indotto, per fare solo un esempio, la commissione mista Cnel-Istat a includere cultura e tutela del paesaggio e dell'ambiente tra i parametri da considerare” (Il Sole 24 Ore, leggi su http://24o.it/l4Ijv). Bisogna saper stilare un modello di sviluppo efficace, a lungo termine e che valorizzi il sapere in primis.
A concludere i lavori della tavola rotonda è stato l’assessore regionale Pietro Marcolini che si sente soddisfatto della dinamicità che Ascoli sta dimostrando negli ultimi tempi. E a proposito del convegno si sente di citare Carlo Cattaneo nel suo “non vi è capitale che non inizi con un atto di intelligenza”.
La regione come le altre istituzioni sembrano esserci. Ci si augura che l’entusiasmo quasi surreale dei partecipanti al convegno non si perda nel vuoto cosmico di questo tempo. In bocca al lupo!