«Prosegue la distruzione di tutte le aree libere ad Ascoli»

«Prosegue la distruzione di tutte le aree libere ad Ascoli»

Ridare un ruolo ed una funzione alla città, privilegiando l’attività di recupero e restauro degli edifici del centro storico

Così, dopo avere consentito la scomparsa dal panorama urbano di alcuni splendidi esempi di architettura civile e di archeologia industriale con il contiguo fascinoso apparato vegetale ( leggasi lottizzazione di Via Firenze e Complesso del Sacro Cuore già ex Unes –Enel ), si preannunciano ulteriori interventi di espansione edilizia nell’area Ex Carbon, già una volta indicata come spazio destinato a verde per rispettare  i parametri minimi necessari per la programmata  espansione edilizia della città, mentre è ormai solo un pio ricordo gran parte dell’area contigua all’Istituto Tecnico Agrario, che si prestava ottimamente per la realizzazione di un Parco Urbano di accettabili dimensioni e di cui la città è drammaticamente priva.
D’altronde non va dimenticato che sullo sviluppo della città pende drammaticamente la spada di Damocle  dell’eventuale riproposizione di quanto stabilito dalla variante urbanistica approvata per il cosiddetto Centro Direzionale per l’area che si estende dalla Stazione Ferroviaria sino all’Edificio dell’Aci. Si trattava di una cubatura stratosferica, con la previsione di stecche alte oltre sei piani che avrebbero occupato l’intera area edificabile, consentendo, sembra, la costruzione di  edifici in grado di ospitare un numero esorbitante di abitanti ( 6000, forse?), cosa che potrebbe essere resa ancora possibile dall’eventuale e già una volta  proposta  modifica del provvedimento, teso a prevedere insieme alla destinazione direzionale, quella commerciale e  residenziale.




Tanto per cominciare, comunque, è stata autorizzata la realizzazione di un edifici di rilevante cubatura, in luogo di quello già esistente di accettabile dimensione e con un impatto veramente esiguo, nel viale che porta alla Stazione Ferroviaria cittadina.
In realtà questa costruzione fa comprendere cioè che si verificherebbe se si dovesse insistere nella riproposizione della variante , che sembra ora “ in sonno”.
Comunque per una città che vede ridursi progressivamente il numero degli abitanti ed assiste  al drammatico invecchiamento della popolazione residente, appare francamente incomprensibile tutto quanto accade in campo urbanistico ed in particolare l’adozione di  nuove varianti che prevedono  due lottizzazioni nelle ultime  aree libere pianeggianti del territorio cittadino che, ad ovest e ad est del tessuto urbano, appaiono come le uniche conservabili nella loro fondamentale dimensione naturalistica per farne dei parchi urbani o, forse meglio, per consentirne la fruizione come “orti urbani o di prossimità”, specie considerando che, nel frattempo, si è persa la possibilità di conservare l’integrità dell’area antistante l’Ospedale di Monticelli dopo l’approvazione del Contratto di Quartiere che prevede la probabile realizzazione di un numero considerevole di edifici in uno spazio fondamentale per la vivibilità del quartiere.
(Va precisato che le due varianti edilizie in questione interessano da una parte un’area quasi a ridosso delle mura del cimitero e, dall’altra, uno spazio prossimo alle sponde del Fiume Tronto, a strade di grande traffico e al depuratore cittadino ! ).
 La differente destinazione da noi proposta, tra l’altro, sarebbe  coerente con lo spirito e le indicazioni del PPAR  della Regione Marche, alle cui prescrizioni, d’altra parte, il Comune di Ascoli non ha mai adeguato i suoi strumenti urbanistici e con quanto ripetutamente fatto presente dal Prof. Cervellati circa l’ormai non più accettabile ulteriore espansione edilizia della città, tenuto conto dell’abnorme consumo del territorio,  sproporzionato, rispetto alla ridotta pressione antropica e della rilevante consistenza di edifici non occupati e non utilizzati in tutto l’edificato cittadino ed in particolare nel centro storico.
Trova quindi conferma  quanto già dalla Sezione segnalato a proposito dei provvedimenti da adottare in campo urbanistico per ridare un ruolo ed una funzione alla città, privilegiando l’attività di recupero e restauro degli edifici del centro storico in condizione di abbandono, favorendone la fruizione anche con provvedimenti premiali di ordine fiscale o di altro genere, in modo da evitare la sua ulteriore periferizzazione consentendo così che riacquisti la centralità e vitalità, certamente non assicurate dalle tante manifestazioni temporanee organizzate ( quali fritti misti, aperitivi e quant’altro ), vera e propria iniezione di “morfina” che lenisce temporaneamente il dolore ma non risolve il problema.
  Senza  dimenticare   i  danni  che la nuova espansione urbanistica arreca al sistema economico complessivo della città( espansione abnorme delle spese rispetto agli oneri di urbanizzazione riscossi, progressiva distruzione del residuale  territorio fertile, aumento dell’inquinamento, riduzione della qualità della vita, perdita di valore delle abitazioni in condizione di abbandono, sfitte , inutilizzate o invendute e, aspetto più grave della questione, progressiva ulteriore perdita di ruolo del centro storico cittadino, unico fondamentale  valore aggiunto che  potrebbe dare   una prospettiva di solido e duraturo sviluppo alla città ).
D’altronde è dimostrato che i comuni virtuosi che hanno scelto l’opzione del consumo zero del territorio, privilegiando la valorizzazione dei beni comuni, tra cui vanno compresi indiscutibilmente il paesaggio, il territorio, l’ambiente, per queste scelte fatte sono in  condizione economica soddisfacente e sono in grado di destinare le risorse risparmiate al miglioramento dei servizi e della  qualità della vita, sì da porsi, ormai, come un valido esempio di sana gestione della cosa pubblica in grado di assicurare un armonico e civile sviluppo della comunità.  
   Basti, a riguardo,  vedere quanto realizzato dal Comune di Capannori in Provincia di Lucca, che andrebbe assunto come un termine di paragone  per una gestione moderna, civile, equa ed economicamente sana.
  L’augurio è che il Consiglio Comunale di Ascoli , prima di adottare le nuove varianti, tenga ben presenti le considerazioni formulate con questa nota , seguendo, magari, l’esempio del Comune di San Benedetto del Tronto, che, di fronte all’opposizione concorde della comunità rivierasca, ha avuto il coraggio di rinunziare all’intenzione di distruggere l’ultimo lembo libero del territorio pianeggiante cittadino. E’ da augurarsi, altresì, che, sulla vicenda si sviluppi un libero e franco dibattito che coinvolga l’intera comunità(chiamata, magari, a partecipare attivamente alle scelte con lo svolgimento di un referendum) in modo che si chiariscano nella maniera più limpida i reali termini del problema, tenendo presente, comunque, quanto a più riprese sostenuto dal Prof. Cervellati  in merito al  già eccessivo consumo del territorio, consumo che va, a nostro parere, interrotto da subito e non in un futuro, quando ormai tutto sarà definitivamente perduto.