L’idea di uno stage sul saltarello è nato all’interno del Corso di Danze Popolari che si è tenuto nei mesi scorsi al PalaFolli dalla maestra Tiziana Zampini. I corsisti terminano il loro percorso con lo stage sul saltarello che sarà per l’occasione aperto anche agli esterni e che avrà inizio alle ore 15:30 per terminare alle 20.00. L’incontro prevede una introduzione storico-etnomusicologica seguita dalla lezione teorico-pratica riguardante le tecniche esecutive del ballo tradizionale.
Nelle Marche i vecchi raccontano che le Fate della Sibilla ballavano il saltarello all’interno del loro antro, in cima alla montagna, calzando zoccoli di legno di fico. Furono le Fate ad insegnare il saltarello agli uomini e a costruire il primo tamburello. La fonte della nostra tradizione ancestrale è quindi la Montagna delle Fate, il monte Sibilla: il nostro ballo e il nostro strumento archetipico nacquero lì. Passando dal mito alla storia, troviamo in Castelfidardo, nella valle del fiume Musone, un altro luogo simbolo della tradizione: è qui che nella seconda metà dell’ottocento nacque e si sviluppò l’industria italiana della fisarmonica. Da qui l’organetto diatonico iniziò a diffondersi capillarmente in tutto il centro-sud Italia, affiancando o sostituendo strumenti più arcaici nella pratica della musica tradizionale.
Da 150 anni nelle Marche il tamburello e l’organetto suonano in coppia: il primo, strumento femminile, lunare, acqueo; il secondo, strumento maschile, solare, igneo. Nella loro musica mito e storia si fondono dando, ancora una volta, impulso al ballo del saltarello, al ballo delle Fate.
Nella nostra regione esistono e sono documentabili diverse espressioni locali del saltarello: la ricchezza di oggi testimonia i fasti di un passato ancor più ricco di varianti. Nonostante questo, un comune sostrato simbolico molto forte e radicato può farci parlare, a ragione, di Saltarello Marchigiano.
Roberto Lucanero ha iniziato a studiare fisarmonica dall’età di sette anni sotto la guida della madre, anch’ella fisarmonicista, e del maestro Edgardo Mugnoz, proseguendo poi con il figlio Alessandro Mugnoz e approfondendo anche lo studio del pianoforte, armonia ed analisi musicali. Nel 1987 entra a far parte del “Quartetto Adriano Volpi” e si esibisce con fisarmonicisti del calibro di Wolmer Beltrami e Peppino Principe. Si laurea in Etnomusicologia al DAMS di Bologna con una tesi dal titolo “L’organetto nelle Marche centrali”. La permanenza a Bologna gli permette di incontrare e frequentare musicisti come Roberto Paci Dalò e il compositore Luca Miti. Lo studio della musica popolare e d’autore marchigiana continua con la Lucanero Band con la quale si esibisce in famosi festival (Folkfestival di Spilimbergo, Carrefour Mondial de l’Accordéon in Québec – Canada, International Accordion Festival a Bridlington – Inghilterra…).
Per informazioni e pre-iscrizioni: info@palafolli.it oppure 0736-35.22.11