Agli albori dell’epoca della ragione, quando alcuni uomini si resero più liberi di pensare con la loro testa, osservare con i propri occhi e formulare le proprie ipotesi, emancipandosi dal peso schiacciante della tradizione e dell’autorità di antichi e contemporanei, altri uomini iniziarono a sfidare l’orrore delle altezze - a volte aspre, pericolose, ghiacciate - e a inerpicarsi su cime sempre più alte, di fatto avviando l’esplorazione della dimensione verticale del nostro pianeta.
Una volta arrivati lassù - sulle vette della ragione o delle montagne – c’erano molte cose nuove da vedere, osservare, misurare. E così si poteva raccontare che tutto questo serviva a qualcosa.
C’è voluto molto tempo per prendere consapevolezza, e ancora più tempo per avere il coraggio di dichiarare che la vera molla che spingeva - e spinge - scienziati e alpinisti è l’emozione della scoperta, della salita, della cima.
Come e perché alpinismo e scienza moderna nascono praticamente insieme? Perché la maggior parte dei primi alpinisti erano anche uomini di scienza ? Come accade che le due strade si separino ? Perché le montagne sono tornate a svolgere un ruolo centrale in molti ambiti della ricerca scientifica moderna? Tentare di rispondere a queste domande ci farà fare un insolito viaggio lungo le poco note trame che intrecciano le strade dell’alpinismo e della scienza moderna.
Chi è Enrico Bernieri
Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e docente presso il Dipartimento di Fisica dell’Università Roma Tre. Alpinista, ha lavorato a cavallo tra la montagna e la ricerca, realizzando strumenti per la misura di radioattività in alta quota utilizzati in Appennino, sulle Alpi e in Himalaya. Attualmente si occupa di astrofisica, di didattica e di comunicazione della scienza.