'Giustizia relativa e pena assoluta', l'antigiuridicità della pena carceraria

'Giustizia relativa e pena assoluta', l'antigiuridicità della pena carceraria

La pena non è più commisurata al reato: carcere sia per chi ruba una mela che per chi uccide

Per affrontare questi temi, l’ associazione Antigone Marche, insieme al Movimento delle Agende rosse di Pesaro e Urbino e all’associazione Libera contro le Mafie, ha organizzato la sua prima iniziativa pubblica da quando è nata, lo scorso 21 maggio. Si tratta dell’incontro con il magistrato pesarese Silvia Cecchi per la presentazione del suo libro “Giustizia relativa e pena assoluta”, con postfazione di Vittorio Mathieu, edito quest’anno da LiberiLibri (pp.184, euro 16,00). 
L’evento si terrà venerdì prossimo, 4 novembre, alle ore 18, presso la libreria Feltrinelli di Ancona  (corso Garibaldi 35). Oltre all’autrice, all’appuntamento interverranno l’avvocato Samuele Animali, presidente di Antigone Marche, e il prof. Paolo Bonetti della casa editrice LiberiLibri. Sarà, quindi, la presentazione di questo libro, a cui tutta la cittadinanza è invitata a partecipare, a offrire lo spunto di riflessione sull’efficacia e sulla giustizia della pena carceraria.

In questo libro, Silvia Cecchi denuncia innanzitutto l'antigiuridicità della pena carceraria. Scrive infatti che  mentre in passato “l'entità della pena era commisurata alla gravità del reato. Oggi invece a chi ruba una mela e a chi uccide dieci persone tocca la stessa pena: il carcere. Senza considerare quanti vengono imprigionati in attesa di giudizio, quanti fra loro risulteranno innocenti, e quanti, pur innocenti, verranno condannati”. Il carcere indifferenziato, quindi. Che diventa barbarie giuridica, lesiva della personalità.
“I nessi fra responsabilità penale e reato da un lato e sanzione carceraria dall’altro ci indicano orizzonti culturali e giuridici fra loro incommensurabili. I profili di irriducibilità sono molti: la relatività della nozione di responsabilità penale a fronte della assolutezza della pena carceraria; i rispettivi presupposti e le diverse finalità dei due istituti e il loro diverso atteggiarsi con il problema etico del male”, si legge nella recensione del volume. Divergenze, queste, che hanno una matrice comune secondo l’autrice nell’ “irrisolto problema del rapporto tra la persona del reo nella sua interezza e un suo atto: l’atto criminoso è sempre espressivo della personalità del reo? E in quale misura? L’atto esaurisce la personalità del reo?”. Non solo. Dal momento che, “la sanzione detentiva comminata mostra la sua abnormità anche in una prospettiva retribuzionistica della pena – secondo Silvia Cecchi - essa va ripensata anche alla luce dell’indirizzo assunto da diversi ordinamenti stranieri che hanno sperimentato sanzioni alternative alla detenzione”.

Un ragionamento, quello di Silvia Cecchi nel suo libro, portato avanti con la lucidità della ricercatrice e l’esperienza del magistrato. E non a caso Antigone Marche, l’associazione che da 20 anni a livello nazionale, e da maggio anche nella nostra regione, lavora sia per sensibilizzare l’opinione pubblica e avviare una riflessione allargata sulla condizione di vita delle persone private della libertà personale sia per monitorare la situazione degli istituti penitenziari del Paese, abbia organizzato come sua prima iniziativa pubblica la presentazione di questo libro. Perché quello che Silvia Cecchi tratta è il punto nodale della questione, prima ancora del sovraffollamento e delle altre problematiche che emergono sulla stampa: qual è la prospettiva della pena, quale dovrebbe essere e come va ripensata.

(Nota biografica dell’autrice)

Silvia Cecchi vive a Pesaro, dove esercita la professione di magistrato. È diplomata in pianoforte e autrice di saggi giuridici, di raccolte poetiche e di testi narrativi. In collaborazione con il compositore Adriano Guarnieri ha scritto il testo dell’azione lirica Solo di donna (2004) e il testo dell’opera All’alba dell’umano, Processo a Costanza (2009), per voci, nastro magnetico ed ensemble strumentale editi entrambi da ricordi.



  

 

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