Forum della Cultura, sottoscritto il 'Manifesto' per la sua difesa

Forum della Cultura, sottoscritto il 'Manifesto' per la sua difesa

Marcolini: 'un impegno tanto più urgente in questa fase di crisi'

Il documento costituisce l’elemento di partenza di un lavoro che si dovrà sviluppare concretamente nei prossimi anni, come ha ribadito l’assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini, “un impegno tanto più urgente in questa fase di crisi che costringe a ripensare forme e modi dello sviluppo economico: le Marche hanno scelto di guardare alla cultura come risorsa e come valore, investendo nel settore con scelte consapevoli e coraggiose, in controtendenza rispetto alle tendenze delle politiche nazionali”.
Il presupposto di questa scelta è un concetto di cultura ampio che ricomprende i beni e le attività culturali e, tra queste, le imprese culturali e creative e tutti gli ambiti di produzione di contenuti e di manufatti di eccellenza.
“Si traducono dunque in atti concreti – ha detto il dirigente del servizio regionale che ha coordinato i lavori, Raimondo Orsetti – i tanti e interessanti spunti emersi nel corso della prima giornata del Forum”.

Di seguito il testo integrale del Manifesto: 

CULTURA COME RISORSA, COME VALORE

Manifesto per la difesa e la valorizzazione della cultura

La bellezza e la varietà del paesaggio, la ricchezza e la qualità del patrimonio artistico, archeologico e architettonico, la originalità e l’importanza della ricerca culturale e della tradizione musicale, teatrale e in genere dello spettacolo fanno dell’Italia un Paese unico al mondo.
E’ a questo Paese che si sono riferiti i Padri costituenti nel dettare l’articolo 9 della nostra Carta fondamentale, che non a caso manca di riscontri in altre costituzioni occidentali: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
La stessa Costituzione prevede inoltre al 1° comma dell’art. 33 che «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Il dovere di promozione culturale non può, pertanto, tradursi in una pianificazione della cultura da parte dell’apparato pubblico, ma impone un’azione statale finalizzata al sostegno e alla realizzazione del valore della libertà dell’uomo in campo artistico.
Tali principi sono scolpiti nella coscienza di ciascuno di noi e a ragione si può affermare che la nostra identità nazionale si basa anche sulla consapevolezza di possedere,  dover custodire e valorizzare un patrimonio culturale ricchissimo,  frutto di arte e scienza, espressioni della genialità umana, individuale e collettiva.
Le Marche in particolare sono un ‘distillato dell'Italia’: la storia, la cultura e il paesaggio hanno contribuito a delineare nelle Marche una realtà unica e straordinaria, che  chiede alla nostra Regione un impegno in prima linea nel compito che la Costituzione affida all’intera Nazione.
Un impegno che si fa più urgente in questo momento di crisi sociale ed economica: a fronte di un contesto economico internazionale che ci costringe a ripensare forme e modi dello sviluppo economico, le Marche scelgono di  guardare alla cultura come risorsa e come valore, investendo in questo settore con  scelte consapevoli e coraggiose, in controtendenza rispetto alle tendenze delle politiche nazionali.
Peraltro, in Italia, in questa fase di avvio del federalismo fiscale, fare politica culturale significa anche avviare spazi di confronto con lo Stato e le altre Regioni, definire fabbisogni e costi standard dei servizi culturali, nonché sistemi perequativi per il trasferimento e l’allocazione delle risorse.
Il presupposto di questa scelta è un concetto di cultura  ampio, che ricomprende i beni e le attività culturali, e tra queste anche le imprese culturali e creative, e  tutti gli ambiti di produzione di contenuti e di manufatti di eccellenza. Esperienze queste accomunate  dall’essere aperte a una ricerca di bellezza e di verità che rende positivamente inquieti, aperti, creativi.
Sono tutti ambiti che producono valore economico, ma soprattutto valore in termini di sviluppo complessivo di un territorio e di una comunità.  Esiste una  fortissima relazione  tra cultura e innovazione, tra accesso culturale e qualità della vita, tra formazione permanente, istruzione,  occupazione e sviluppo,  tra patrimonio culturale e attrazione internazionale degli investimenti.
I tagli alla cultura e alla ricerca sono ingiusti e sbagliati; investiamo invece in questo settore affrontando  la crisi come opportunità di riforma e di rilancio:  revisioniamo e riorientiamo con rigore la spesa pubblica nel settore, puntando a misurare risultati e ricadute, attenti a un rendiconto sociale ampio e percepibile.
La valorizzazione dei beni culturali e il sostegno alla espressività artistica e culturale divengono allora uno dei capisaldi della nuova direttrice di sviluppo della Regione Marche, in linea con le indicazioni della programmazione europea.
I progetti per lo sviluppo della cultura dovranno contenere precise indicazioni di sostegno alla ricerca e all’innovazione, dovranno orientarsi verso la crescita di una società che fa della conoscenza un terreno fondamentale di impegno, dovranno dimostrare capacità di produrre buona e nuova occupazione, dovranno favorire lo sviluppo della moderna impresa culturale, dovranno, infine, avere la capacità di connettersi con altri settori, a partire dalla formazione e dal turismo.
Ora, pur a fronte di sconcertanti riduzioni nei trasferimenti statali,  il medesimo atteggiamento comincia ad affermarsi anche nelle scelte di Province e Comuni. Indispensabili sono, in tal senso,  un comune sentire e una comune volontà che nascano da proposte condivise e capaci di superare i limiti di un eccessivo attaccamento al proprio specifico e alla propria realtà.
La Regione intende svolgere la propria funzione di programmazione  e di accompagnamento finalizzata a  stimolare progetti condivisi fra una pluralità di Enti, lo sviluppo di sistemi e di reti che vedano il coinvolgimento anche di soggetti privati, delle fondazioni bancarie, la collaborazione degli operatori dei beni e delle attività culturali con le Università, le Accademie, i Conservatori e gli Istituti di ricerca, l’intreccio fecondo tra il mondo della cultura e quello dell’economia e del lavoro.
La condivisione dello spirito e la sottoscrizione di questo Manifesto per la difesa e la valorizzazione della cultura costituiscono elemento di partenza di un lavoro che si dovrà sviluppare concretamente nei prossimi anni.

 

 

 

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