Ancora oggi in alcune case ascolane, il 17 gennaio si gioca a tombola per l’ ultima volta. Di fatto quindi, il Sant’ Antonio Abate rappresenta l’inizio del Carnevale.
Grazie alla Parrocchia di San Giacomo della Marca e del relativo Comitato dei festeggiamenti, la Festa di Sant’ Antonio Abate ha assunto un ruolo cittadino anzi diocesano per la precisione. Nel primo pomeriggio di lunedì 17 in Piazza del Popolo, S. E. Mons. Silvano Montevecchi, vescovo della Diocesi di Ascoli, officerà la benedizione del pane degli animali e dei mezzi agricoli. Tutti i possessori di animali da reddito e domestici, non mancheranno questo appuntamento.
Sarà allietato come di consueto, dalle note dei gruppi folkloristici “La Pemmadora” e “La Tradizione”; il Sant’ Antonio anche in questa circostanza verrà interpretato dall’ impareggiabile sarto Giovanni Del Moro, noto per essere anche una delle maschere del Carnevale in piazza. Sarà poi la volta della processione che condurrà l’ Immagine del Santo dal centro cittadino, fino alla Parrocchia urbana più vicina alla campagna, San Giacomo della Marca appunto.
L’ attuale statua è di dimensioni più piccole rispetto a quella originaria che si trovava nella chiesa (l’ odierna, Santi Pietro e Paolo Apostoli) del Convento di Sant’ Antonio Abate a Campo Parignano. Quando fu chiusa la caserma Vellei e l’ annessa chiesa, la statua venne trasferita in quella che era a quel tempo la Parrocchia più vicina alla campagna, San Bartolomeo a Borgo Solestà. In seguito con la costruzione della così detta “chiesa di plastica” con un colpo di mano ad opera dei nuovi parrocchiani, Sant’ Antonio ebbe a cambiare nuovamente residenza. Oggi la prima statua di Sant’ Antonio Abate trovasi relegata nei sotterranei di S. Vittore, sarebbe opportuno toglierla dalla polvere ed affidarla al restauro.
Quando la processione arriverà in via Verdi, accompagnata dalla banda musicale di Venagrande, troverà ad accoglierla le luminarie e gli spari. Tutto è messo in piedi grazie al Comitato festeggiamenti Sant’ Antonio Abate, guidato da Girolamo Manzutto e Franco Capitani (anche lui, maschera del Carnevale ascolano). Esso si regge sull’ autofinanziamento, delle famiglie devote al Santo; la raccolta di offerte viene curata dai componenti del Comitato, i quali però in questi anni lamentano un mancato ricambio generazionale.
Oltre alla rassegna, per il secondo anno si terrà un convegno dal titolo “Sant’ Antonio Abate: una tradizione viva”.
L’ appuntamento è per la mattinata di sabato 15 al Palazzo dei Capitani del Popolo. L’ assessore comunale Massimiliano Brugn, l’ Assessore provinciale Andrea Antonini, il presidente del Comitato S. Antonio Abate Girolamo Manzutto, la Associazione “il Carnevale di Ascoli”.
Nella scorsa edizione il Convegno venne aperto da don Mario Castaldi, ora è la volta del prof. Camillo Di Lorenzo la cui relazione si intitola "Dacce quaccosa padrona mié...": dai canti di questua ai giorni della follia. Il prof. Di Lorenzo che in questo periodo forse è la maschera più in vista del Carnevale in piazza, insegna all’ Istituto Tecnico Agrario “Celso Ulpiani” di Ascoli Piceno. Oltre a ciò nell’ambito di esso, ricopre anche altri ruoli: responsabile del laboratorio di scienze, curatore del Giardino Botanico Didattico, referente del Gruppo folkloristico “La Pemmadora”.
Sarà proprio La Pemmadora ad esibirsi nel corso del convegno, dando idealmente il cambio al gruppo della prima edizione (quello del Marino del Tronto, guidato dal presidente della Provincia Piero Celani). Il prof. Di Lorenzo intratterrà l’uditorio, già abbigliato con i vestiti de lù Vecchiò; infatti al termine del proprio intervento non potrà attendere la conclusione del Convegno, in quanto con La Pemmadora dovrà iniziare il tradizionale giro dei paesi. Inoltre anche in questa edizione ci sarà il prof . Mario Polia, antropologo di fama internazionale nonché presidente del Centro Studi delle tradizioni picene. Il prof. Polia proporrà un intervento dal titolo "Sant’ Antonio Abate: la via del silenzio". Si tratta di una relazione sull’ influsso di S. Antonio A., nei confronti del monachesimo occidentale fondato da S. Benedetto e S. Agostino. Ci sono così tutte le premesse per solennizzare nel migliore dei modi la ricorrenza del 17 gennaio, che di fatto apre il Carnevale ascolano in particolare, ma tutto il Carnevale storico del Piceno in generale.