Il Camerte 2010 al Monastero S. Chiara

Il Camerte 2010 al Monastero S. Chiara

Un riconoscimento che costituisce per noi tutte un’importante attestazione di stima

Pur avendo da poco subito un intervento chirurgico e trovandomi a vivere il disagio di una lenta convalescenza, ho accettato volentieri di essere presente a questa iniziativa che ha regalato, a me e alla mia Fraternità, un momento di grande gioia e di intensa commozione.
Il riconoscimento ricevuto in tale occasione, infatti, costituisce per noi tutte un’importante attestazione di stima da parte della Città. Il nostro graduale inserimento in questo tessuto sociale è avvenuto in pochi anni da quando, cioè, arrivammo dalla Comunità di San Severino e, nel novembre del 2004, iniziammo la nostra “avventura” di rifondazione del Monastero S. Chiara con la solenne riapertura di un primo luogo di preghiera (quella che, oggi, chiamiamo “Sala della crocifissione”).
Da subito accanto alla cappella abbiamo voluto riaprire anche i luoghi dell’incontro – i parlatori – per significare l’importanza del rapporto diretto con il contesto che ci circonda e la volontà di intessere nuove relazioni.
Ricordo il senso di solitudine sperimentato in quelle prime fasi del nostro arrivo, quando ancora non conoscevamo nessuno a Camerino! Poi, pian piano, i contatti con la chiesa locale, con le singole persone, le istituzioni, i movimenti e le realtà sociali si sono avviati con una familiarità sorprendente e, con il moltiplicarsi delle iniziative promosse in vista della canonizzazione di Santa Camilla, ci siamo ritrovate immerse in una rete fittissima di relazioni belle, trasparenti e incoraggianti.
Adesso, ogni volto che incontriamo ha un nome e, spesso, una storia condivisa e affidata alla nostra preghiera, unica fonte di fiducia in questi anni non sempre facili.
Non va tralasciato, inoltre, il fatto che la canonizzazione di S. Camilla Battista abbia costituito, soprattutto in quest’anno, il leit-motiv dominante di tutto il nostro impegno e delle innumerevoli iniziative che abbiamo avuto il dono e l’opportunità di realizzare.
Una delle cose più toccanti che abbiamo sperimentato in tale circostanza è stato il fatto che la canonizzazione, che appartiene per statuto alla dimensione più propriamente religiosa, è stata accolta da tutta la Città come qualcosa di “proprio” che ha provocato un sano orgoglio e ha risvegliato nella gente un forte senso di appartenenza.
Uno dei regali più belli che questa canonizzazione lascia alla città, è proprio questo: la bellezza dell’incontro. I santi, infatti, ci insegnano che tutto quanto è autenticamente religioso o, meglio, spirituale, è anche pienamente umano e viene riconosciuto come tale da coloro che ne vengono a contatto, indipendentemente dagli orientamenti e dai valori politici o religiosi.
Certo, Santa Camilla in tutto questo ci ha aiutate molto, grazie all’attualità e alla freschezza del suo messaggio di santità. Tuttavia, sentiamo nostro compito, in pieno accordo con la nostra vocazione francescana all’altissima povertà, quello di restituire simbolicamente il premio appena ricevuto a tutta la Città di Camerino che, insieme a noi, si è adoperata senza risparmio e con un affetto crescente e commosso, affinché la nostra Fraternità entrasse a pieno titolo nel tessuto sociale di questo territorio e potesse esprimere ogni sua potenzialità di bene a vantaggio di tutta la collettività. Mi sento di affermare con gioia e gratitudine che la santa e il suo monastero sono ormai nel cuore di Camerino.
Tante volte, in questo tempo, ci siamo trovate a condividere le lacrime di una fatica che sembrava invalicabile e che le nostre fragili e poche forze umane non ci avrebbero permesso di attraversare. L’aver potuto condividere ogni peso con le Clarisse di S. Severino Marche, nostra Fraternità di provenienza e, soprattutto, con l’amministrazione comunale, gli enti, le associazioni e i tanti amici e amiche che, lungo la via, si sono fatti nostri fratelli e sorelle, ci ha permesso non solo di superare ogni difficoltà, ma di rendere la nostra presenza in Camerino segno di comunione e manifestazione visibile e tangibile delle grandi cose che l’unità e la collaborazione intelligente e creativa può realizzare.
È per questa ragione che, insieme alle mie Sorelle, esprimo un profondo e sentito ringraziamento a tutta la Città di Camerino per l’accoglienza e l’affettuosa appartenenza che ci è stata donata attraverso il conferimento del premio. Il mezzo busto di Giulio Cesare, collocato ora nel piccolo museo attiguo alla cripta della santa, non poteva trovare migliore collocazione: essere simbolicamente di nuovo accanto a quella che fu la sua figlia prediletta.
Grazie di vero cuore!





 

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