L’idea è stata accolta positivamente dal sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli che, presente ai lavori, ha sottolineato insieme all’assessore provinciale alla Cultura Andrea Maria Antonini le potenzialità di quest’iniziativa che collegherebbe la città delle cento torri ai grandi musei di tutto il mondo, suscitando ulteriore attrattiva per studiosi ed estimatori del Crivelli.
Il convegno ha costituito un’altra tappa importante del progetto comunitario “Neptune II” promosso dalla Regione Marche in collaborazione la Svim (Società di sviluppo della Regione Marche), la Diocesi di Ascoli Piceno ed i comuni di Ascoli e Montefiore.
La prof. essa Olimpia Gobbi, già assessore provinciale alla Cultura, aprendo i lavori, si è soffermata sul tema della portualità delle Marche meridionali e sul ruolo degli scali minori nell’economia di tutto il territorio, con particolare attenzione ai traffici intercorsi tra Ascoli ed altre città italiane e dalmate nel corso del XV secolo. Ne è scaturito un quadro molto interessante e documentato dei movimenti adriatici delle merci, dell’agricoltura e della produzione artigiana che avvennero attraverso i piccoli scali, che da Porto San Giorgio a Porto d’Ascoli, punteggiavano la costa meridionale realizzando complessivamente un livello commerciale paragonabile a quello di Ancona.
Sulle tematiche della reciprocità e del confronto tra le diverse civiltà dell’Adriatico si è incentrato l’intervento del prof. Gino Troli, coordinatore scientifico del progetto “Neptune 2” che ha spiegato le strette relazioni tra le due coste adriatiche (marchigiana e dalmata) dimostrando “il ruolo da vera protagonista che la città picena svolse in quel periodo storico non solo nelle Marche, ma anche nell’Italia centrale”.
Sul ruolo della realtà picena nel ‘400 si è incentrato anche l’intervento della prof. essa Emanuela Di Stefano che, dopo aver descritto, attraverso la copiosa documentazione rinvenuta nel “Fondo Datini” di Prato, come Ascoli fosse insieme ad Ancona e Camerino, un rilevante polo economico, con straordinaria valenza nel corso del Rinascimento grazie anche al prodotto di punta dell’economia picena: il cotone filato tinto.
L’assessore Antonini ha concluso i lavori, infine, ribadendo come la leadership di Ascoli nel commercio di questo particolare prodotto fece diventare “la nostra città uno dei principali poli cotonieri della penisola permettendo una grande accumulazione di risorse che incentivò la fioritura artistica ascolana del Quattrocento, attirando nel capoluogo il grande pittore Carlo Crivelli che lo scelse come luogo d’adozione proprio per le sue eccellenze e potenzialità artistiche, sociali ed economiche”.