Arte, addio a José Guevara marchigiano d'adozione

Arte, addio a José Guevara marchigiano d'adozione

I forti e costanti legami con l’Italia e segnatamente con le Marche sono iniziati nel 1967

I forti e costanti legami con l’Italia e segnatamente con le Marche (fino a pochi mesi fa aveva un atelier a Jesi nel Chiostro Sant’Agostino) sono iniziati nel 1967 allorché vinse una borsa di studio per lo studio della ceramica faentina. Ha dato la notizia del decesso il prof. Armando Ginesi che, da oltre quaranta anni è stato il suo critico di riferimento in Italia e che ha presentato tre anni fa la sua grande mostra  parigina, presso l’Espace Châtelet Victoria al n. 19 dell’Avenue Victoria.
Il decesso è avvenuto a Huelva (in Andalusia), la città che gli aveva dato i natali nel 1926 e dove l’artista si era ritirato negli ultimi cinque anni.
Victor Pulido, artista andaluso e suo grande amico, così lo ricorda: “Non fu solo un pittore ma un artista completo e complesso che fece della sua vita un’appassionata avventura intellettuale e sociale. Per questa ragione diventa difficile definire il confine tra il maestro pittore, come lo chiamavano in Italia, e il maestro poeta e drammaturgo “di grande interesse e di grande talento” come lo definì George E. Wellwarth, uno degli esponenti più autorevoli del teatro sotterraneo e underground.
Dell’Informalismo materico (aveva aderito alla corrente dell’Abstractiòn Dramàtica  teorizzata dal grande critico madrileno Luis Gonzàlez Robles) Guevara rappresentò la linea intimistica, quasi mistica, attraverso l’invenzione di una tecnica che il critico Carlos Areàn chiamo “òleo pòr combustion del pigmento”. Dopo l’esperienza astratta – le cui opere girarono il mondo in una serie interminabile di mostre ufficiali che lo stato spagnolo presentò nei cinque continenti accanto a quelle di Tapies, Iglesias, Saura, Rueda, Vela, Muñoz, Genovès ed altri giganti del genere – approdò gradualmente ad un figurativo nel quale, tuttavia, l’interesse per l’autosignificanza della materia si rivelò essere sempre l’obbiettivo principale della sua ricerca.
Guevara ha soggiornato in diverse parti del mondo (esponendo nelle più importanti Biennali, da quella di Venezia a quella di San Paulo del Brasile, da quella di Alessandria d’Egitto a quelle di New York e Parigi): Stati Uniti, Francia, Argentina, Brasile, Italia, Uruguay, aprendo studi a Parigi (dal 1961 al 1972), Madrid, Toledo e Algodòr (dal 1960 al 1997), Milano (1969-72), Jesi (1968- 2010).
Nelle Marche, ove ha abitato ripetutamente tra un giro e l’altro per il mondo, soprattutto a Pollenza, Urbisaglia, Pianello Vallesina, Majolati Spontini e Jesi, ha contato un numero elevato di amici e di collezionisti.
Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del globo.
 

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