Teatro romano, una scenografia naturale per ogni autore

Teatro romano, una scenografia naturale per ogni autore

Aumentiamo il valore turistico e culturale di queste vestigia

E sul recupero si apre un dibattito. Nazzareno Galanti di Ascoli Nostra è tra quelli che vorrebbero scavare ancora per riportare alla luce altre parti del teatro dopo avere eliminato l'edificio che ospita attualmente una pizzeria e il garage della Guardia di Finanza.
«A me pare impossibile – dice Galanti – che ci sia un vincolo su quel manufatto di nessun pregio solo perché ha più di cinquantanni. Ad Ascoli non si pongono vincoli per l'abbattimento di ville liberty ed altro, con molti più anni sulle spalle». Di certo non c'è alcun vincolo da parte della Soprintendenza archeologica per le Marche.
«Noi in realtà non abbiamo posto alcun vincolo – dice Nora Lucentini della Soprintendenza archeologica – avevamo chiesto di poter utilizzare quel manufatto a servizio del teatro stesso come spazio per i camerini ed altro».
Secondo il sindaco Guido Castelli la notizia del vincolo ultra cinquantennale arriva dalla direzione del Ministero dei Beni Culturali.
A pensarla col buon senso una volta tanto, se davvero quell'edificio avesse valenza culturale l'uso che se ne sta facendo (pizzeria e garage) non risponde certo a quei requisiti che sarebbero imposti dal presunto vincolo.
E sarebbe davvero un bel colpo d'occhio poter spaziare con lo sguardo dalla strada sul teatro romano  davvero recuperato senza ostacoli per gli occhi.
Per realizzare i camerini di spazio se ne può ricavare nella zona verso la chiesa del SS. Crocifisso dell'icona. E se in molti vorrebbero che gli spettatori tornassero sulle gradinate originali sorrette all'epoca dalle attuali sostruzioni, per il momento almeno non bisognerebbe offendere e svilire una scenografia naturale di rara bellezza: la cavea, attualmente visibile con lo scheletro formato dalle sostruzioni.
Con una illuminazione sapiente farebbero tornare con la mente indietro per secoli, in epoca romana e picena. Da evitare dunque il ripetersi di quello “schiaffo” rappresentato dalla scenografia dell'inaugurazione che bloccava proprio la visione delle antiche vestigia. Non certo colpa del Comune. In quel caso l'Amat avrebbe potuto avere una maggiore sensibilità.
E pensare che è patrimonio comunale ed è riposta nei capannoni municipali, la scenografia allestita per la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti al Ventidio Basso nientemeno che da Josef Svoboda. Una “rete” plastica sulla quale si possono proiettare effetti di luce, immagini, persino filmati: un vero patrimonio storico e culturale inventato da uno dei geni indiscussi della scenografia mondiale.
Si spera di vedere Monica Guerritore “abbracciata” nella sua recitazione soltanto dall'atmosfera di una cavea illuminata con maestria. Almeno che la provocazione necessaria di porre per il momento gli spettatori dalla parte della scena sia utile a far ammirare le bellezze romane. Stasera ... il mio auspicio ha preso corpo nei gesti, nelle parole e nella gioia di una grande attrice rapita dalla bellezza di quelle pietre che trasudano arte da secoli. Ma quello che è accaduto con La favola di Amore e Psiche lo leggerete tra qualche ora. Intanto un piccolo assaggio con le immagini che vi faranno fare un confronto banale tra la bellezza e lo stile di oggi e l'insensibilità di ieri.