Gli incontri, che hanno visto alternarsi esperti oratori locali, che hanno illustrato le ultime acquisizioni in merito alla storia e al patrimonio archeologico dell’antica Asculum, e professori universitari particolarmente impegnati nelle problematiche didattiche di divulgazione dell’antichità, si concludono con la presentazione alla città di un antico reperto archeologico, particolarmente intrigante nella storia dell’antica città caput gentis e della sua rivalità con Roma, caput mundi, salvato dalla dimenticanza, dal degrado o dai trafugamenti che troppo spesso hanno colpito il nostro patrimonio lapidario. Una bella storia lega il miliario romano di Porchiano al libro “Lapis Lapidis”, edito da cinque insegnanti ascolani con la collaborazione del FAI e del Museo Archeologico. Mentre si studiavano per il libro e per il CD-Rom allegato “ Imparare al museo” i percorsi didattici da proporre agli alunni per sperimentare le nuove tecniche di approccio all’antichità ascolana, una ricognizione guidata dalla prof. Pina Imperatori, autrice del percorso del CD-ROM “Non perdiamo la strada”, che ricerca le persistenze della via Salaria e del sistema viario ad essa collegato, rintracciò il miliario di Porchiano, uno dei più antichi reperti della romanizzazione del territorio, risalente circa al 100 a.C., poco tempo prima dello scoppio della guerra sociale, che, deflagrata in Ascoli, si propagò a gran parte d’Italia e vide la nostra fiera città distrutta funditus da Pompeo Strabone. Il miliario, una grande pietra a tronco di cono con plinto quadrato di base incorporato, porta l’iscrizione in lettere capitali CN.(aeus) STATIUS M.(ani)F.(ilius) PRAIF(ectus) III, cioè il nome del magistrato romano che curò l’apertura della strada, Gnaeus Statius, figlio di Manius, con voce arcaica praifectus; ora, poiché i miliari venivano posti dai Romani lungo le strade per indicare le distanze da Roma o dai centri più vicini e riportavano il nome del magistrato romano che aveva promosso i lavori, è evidente che questo di Porchiano indica una strada fatta dai Romani nel II secolo A. C. nel territorio degli alleati Piceni, all’epoca nominalmente autonomo, per un rapido spostamento di truppe verso la neonata colonia di Firmum. Dall’oggetto quindi si può dedurre che il Piceno si trovava di fatto sotto il protettorato di Roma e per questo probabilmente Ascoli tentò di scrollarsi di dosso gli scomodi alleati, scatenando la guerra sociale. Il miliario si trovava davanti alla parete est della vecchia casa colonica della famiglia Cannella a Colonnata di Valle Fiorana. Gli autori del testo “Lapis Lapidis” hanno desiderato che si salvasse il reperto, legando il destino del cippo a quello del libro. La valorizzazione del reperto è stata effettuata con i proventi del testo e con la collaborazione della Casa Editrice Lìbrati. Il trasferimento al Museo è stato possibile grazie alla collaborazione dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno e della famiglia Cannella che lo aveva in custodia. Ora il prezioso reperto, restaurato, si trova al Museo e lì dove era stato posizionato dal Praifectus Statius c’è una targa in travertino, a testimonianza della viabilità antica e per le ricerche di futuri studiosi. Il libro nel frattempo ha ottenuto tre prestigiosi riconoscimenti: il secondo premio del Concorso “Il filo di Arianna: arte come identità culturale”; la nota di merito del Premio Internazionale Salimbeni per la storia e la critica d’arte, XXVII edizione, San Severino Marche; la Menzione Speciale della Giuria del XXI Premio Internazionale Ascoli Piceno. Inoltre la Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche ha diffuso il libro in tutte le scuole di Ascoli e dell’hinterland.
«Aprirà la serata di giovedì la professoressa Alessandra Stipa, Capo Delegazione del FAI di Ascoli P., particolarmente coinvolta con la sua Fondazione nei problemi del restauro e della conservazione dei beni culturali - fa sapere la professoressa Teresa Piermarini - Ci presenterà “Il miliario di Porchiano: aspetti storici e topografici” il professor Gianfranco Paci, Docente di Epigrafia latina, Metodologia della ricerca storica antica e di Storia di Roma e del Mediterraneo antico all’Università di Macerata. La dottoressa Lucentini, direttrice del Museo archeologico di Ascoli Piceno ci aggiornerà sui nuovi scavi che si sono succeduti in città, aprendo nuove prospettive anche per l’individuazione dell’antico abitato piceno. In particolare illustrerà in “video e parole” i “Rinvenimenti di Palazzo Pacifici ad Ascoli Piceno”. Alle 17,30 trasferimento al Museo per osservare da vicino il miliario e le bacheche con i reperti degli scavi di via d’Ancaria (con un tesoretto di 200 monete e ceramiche medievali di cui finora non si conosceva alcun reperto), Marino del Tronto e Di Sabbatino ( con i reperti delle tombe picene, il cui rinvenimento al centro della città mette in discussione l’ubicazione dell’antica Asculum), illustrate da Mara Miritello, Morena Parisciani ed altri archeologi autori degli scavi. Dulcis in fundo, seguirà una degustazione di prodotti locali offerti dall’Istituto Tecnico Agrario Statale di Ascoli Piceno».