Rispetto al Rapporto dell’anno passato, che restituiva un quadro occupazionale appena sfiorato dalla crisi mondiale, la situazione quest’anno risulta assai più preoccupante
Aumenta la disoccupazione
Lievita sensibilmente la disoccupazione rispetto all’anno passato, non solo fra i laureati triennali, quelli “meno preparati perché hanno studiato di meno”, come sentiamo ripetere tutti i giorni: dal 16,5 al 22 per cento. La disoccupazione cresce anche fra i laureati magistrali, quelli che “hanno studiato di più” (5 anni, più di quanto abbiano studiato anche i laureati pre-riforma con percorsi quadriennali): dal 14 al 21 per cento, e fra gli specialistici a ciclo unico (medici, architetti, veterinari, ecc.): dal 9 al 15 per cento.
Una tendenza questa che si registra indipendentemente dal percorso di studio (anche fra quelli tradizionalmente più solidi come quelli ingegneristici per limitarci ad un esempio) e dalla sede dove si è studiato e che si estende anche ai laureati a tre ed a cinque anni dal conseguimento del titolo.
Gli occupati a un anno dalla laurea: segnali di frenata in tutti i tipi di laurea
Il tasso di occupazione risulta, ad un anno, pari al 62% tra i laureati di primo livello: un valore nettamente più alto rispetto a quello rilevato tra i colleghi di secondo livello, che è infatti del 45,5% tra gli specialistici e del 37% tra quelli a ciclo unico. Il minor tasso di occupazione rilevato tra i laureati specialistici risente almeno in parte del fatto che si tratta ancora delle prime leve di laureati, per definizione migliori dunque più propensi a proseguire gli studi. Infatti, mentre le performance di studio dei laureati di primo livello sono oramai stabilizzate, i laureati specialistici presentano esiti di studio che dimostrano inequivocabilmente come la fase di transizione, per loro, sia ancora in atto.
Rispetto alla precedente rilevazione, tutti i tipi di laurea esaminati hanno manifestato bruschi segnali di frenata della capacità di essere assorbiti dal mercato del lavoro: tra i laureati di primo livello il tasso di occupazione è sceso di quasi 7 punti percentuali (62 per cento rispetto al 69% dell’anno scorso), tra i colleghi specialistici la contrazione registrata è di oltre 7 punti (45,5 per cento, solo un anno fa, era del 53%), mentre tra gli specialistici a ciclo unico – dove il tasso di occupazione è nettamente inferiore alla media a causa dell’elevata quota di chi prosegue la propria formazione con attività necessarie alla professione - è di oltre 5 punti percentuali (37%; il precedente tasso di occupazione era del 43%).
Lavoro stabile e atipico
La stabilità dell’impiego a dodici mesi dal titolo, già non particolarmente consistente, risulta per tutti i collettivi in esame in calo rispetto alla precedente rilevazione, con la sola eccezione degli specialistici a ciclo unico (per i quali il lavoro stabile, rimasto sostanzialmente invariato, è pari al 36%): la contrazione è di 3 punti percentuali per i laureati di primo livello (il lavoro stabile è pari, quest’anno, al 36%), mentre è di 2 punti per i colleghi specialistici (che corrisponde ad una quota di occupati stabili pari al 26%).