/Barbara Frale, i giornalisti non sono turisti privi di senso critico
Barbara Frale, i giornalisti non sono turisti privi di senso critico
Ribadisce l'autorevolezza delle sue ricerche
«Sono profondamente meravigliata per il tono addirittura velenoso che questa persona utilizza - scrive Barbara Frale - ma ancor di più del fatto che tale Nicolotti presume essere arbitro assoluto della verità, e senza lasciare spazio a discussioni pontifica e dogmatizza la falsità delle mie ricostruzioni, con accenti molto duri sulle mie capacità di storico.
Non posso fare altro che replicare, e desidero sottolineare che Nicolotti si sbaglia di grosso. In primo luogo, è proprio dalla stessa università di Torino in cui Nicolotti pare lavorare che ho ricevuto un'accoglienza calorosa, perchè i due famosi medievisti Alessandro Barbero e Andrea Merlotti mi hanno voluta come collaboratrice nella mostra monumentale che si sta svolgendo presso il bellssimo scenario della Venaria Reale, un evento che sta facendo epoca per la sua riuscita.
Curioso, vero, che proprio l'Ateneo di Torino abbia voluto valorizzare per primo le mie ricerche sui Templari e il culto della sindone. Ma Nicolotti, se davvero lavora nell'Ateneo torinese, questo non dovrebbe saperlo?
Magari è un po' risentito perchè a lui di partecipare alla mostra non è stato chiesto? In secondo luogo, le mie capacità di ricerca sono state blasonate dal Dottorato in Storia presso l'Università "ca' Foscari" di Venezia, con diploma di specializzazione post-aluream firmato da grandi nomi della medievistica italiana.
E la mia abilità di studiare i documenti antichi è stata sottoscritta proprio da Sua Eccellenza monsignor Sergio Pagano, del quale Nicolotti si serve rendendolo strumento delle sue polemiche: il commento di monsignore uscito sul Messaggero dello scorso 29 gennaio è stato evidentemente frainteso, e in realtà intendeva solo dire che la mia ricerca è lontana dal metodo che si usa in Archivio dove vigono le regole dell'archivistica, non della ricerca storica. Se monsignore volesse davvero sconfessare il mio metodo, dovrebbe prima sconfessare se stesso e la sua professionalità personale, visto che lui stesso è stato colui che mi ha insegnato il metodo per lavorare sui documenti antichi docente: e mi ha anche conferito il Diploma in Paleografia e Diplomatica con il massimo dei voti, cosa che non si vede spesso. Ma questo evidentemente Nicolotti lo ignora.
Non si dovrebbe parlare a vanvera ignorando cose fondamentali. Ultimo punto: l'esistenza delle scritte sulla sindone è il frutto di una ricerca svolta da un intero Istituto di ricerca francese i membri del quale lavorano per lo stato: è un progetto istituzionale condotto per un anno da un team di esperti che appartengono al CNRS, una ricerca ufficiale in ogni senso, sottoscritta con orgoglio dal Direttore dell'Istituto.
Che ha anche vinto un prestigioso premio scientifico per la novità e l'importanza dei risultati. Il tutto pubblicato su riviste scentifiche di fisica ottica. E se altri studiosi meno esperti ma in compenso molto più arroganti, tanto da voler negare i risultati altrui, non sono in grado di leggere queste tracce di scrittura...forse è il caso che studino la questione un po' meglio.
E possibilmente lasciando da parte l'invidia legata al fatto che alcune ricerche innovative attirano l'interesse della stampa, mentre altre, le quali non apportano nessuna novità ma ripetono solo quanto già si sapeva da decenni, non riscuotono lo stesso successo.
I giornalisti non sono gente stupida e ignorante come Nicolotti crede, ma persone abituate ad operare nel campo della cultura: parlando con loro ho notato che molti conoscono il greco antico, oltre che il latino, e fanno domande molto precise: Nicolotti invece, con un certo malcelato disprezzo, li disegna come un branco scalmanato di turisti privi di ogni senso critico.
Invece non è affatto così: una ricerca fondata su documenti autorevoli e abbondanti sono in grado di riconoscerla benissimo, quando la trovano.
Ma forse proprio l'attenzione della stampa per le mie ricerche è la radice di tutto questo veleno che Nicolotti ci vuole versare sopra. Pazienza per lui; non ci fa certo la figura di un signore».