Il sito per la prenotazione www.sindone.org è già stato preso d’assalto ed ha registrato ai primi di gennaio oltre 500.000 contatti. Numerose le prenotazioni di pellegrini dell’est europeo che hanno mostrato grande interesse per questo evento. Ora si sta definendo l’allestimento per la Messa che sarà celebrata in piazza San Carlo domenica 2 maggio da Benedetto XVI il quale renderà omaggio al Sacro Telo.
In queste ultime settimane è tornata alla ribalta dei media la Sindone di Torino il lenzuolo – o mandylion - che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù nel sepolcro, poiché porterebbe impresse delle scritte che risalgono “inconfutabilmente al I secolo”.
A sostenerlo con fermezza è la ricercatrice dell’Archivio Segreto Vaticano Barbara Frale , studiosa seria e documentata dei Templari e delle Crociate che nel suo ultimo libro “La Sindone di Gesù Nazareno” – ediz.Il Mulino – riapre, agli studiosi, non solo la questione della datazione della Sindone, ma quella più probabile della sua autenticità. La scoperta di scritture sulla Sindone risale a circa trenta anni fa quando un chimico,esaminando attentamente alcuni negativi fotografici del Telo, rilevò stringhe di caratteri latini,greci ed ebraici che circondavano il volto dell’Uomo della Sindone. Ricordiamo che nel 1988 alcuni frammenti del Lenzuolo furono sottoposti alla prova del carbonio 14 per decifrare la datazione che diede come risultato un intervallo di tempo tra il 1260 ed il 1390 d.C. Molti ritennero questa prova la dimostrazione della non autenticità del tessuto di lino coevo alla morte del Cristo. Ma di recente,ci dice la d.ssa Frale,a proposito dell’esperimento del carbonio 14,si sono aperte nuove ipotesi sulla sua inattendibilità per cui molti studiosi sono convinti che “l’esame del 1988 diede un responso sbagliato”.
Secondo la Frale sul lino custodito a Torino, un anziano funzionario ebreo vergò delle scritte in tre idiomi;latino, allora lingua ufficiale dell’impero, greco (all’epoca la lingua straniera più conosciuta come oggi lo è l’inglese) ed ebraico. Tutto ciò si è dedotto dalla scrittura tremolante del medesimo, addetto alla sepoltura dei condannati a morte nella Gerusalemme del I secolo. Ma perché quelle scritte sul volto di un uomo crocifisso ?. Ce lo svela la Frale nel suo libro quando ci dice che “le procedure giudiziarie romane ed i regolamenti mortuari giudaici prevedevano che il corpo di un suppliziato, dopo una condanna, poteva essere riconsegnato ai parenti solamente dopo un anno di purificazione nella fossa comune. Pertanto i necrofori utilizzavano cartigli (papiri) incollati all’esterno del sudario avvolto attorno al cadavere, quasi ad incorniciarne il volto, per identificarlo al momento che doveva essere riconsegnato ai parenti. Le scritte vergate in fretta su striscette di papiro con alcuni errori ortografici da parte del funzionario parlano di un certo “Nnazarennos nell’anno 16 dell’impero di Tiberio (corrispondenti al 30 d.C.) … deposto all’ora nona dopo essere stato condannato a morte da un giudice romano…secondo la denuncia di un’autorità ebraica”– forse il Sinedrio-.Queste parole coincidono con quello che ci narrano i Vangeli riguardo le accuse fatte a Gesù dal sommo sacerdote Caifa. Ma come si stamparono sul lino ? L’inchiostro di una striscia di papiro venuto a contatto con la Sacra Sindone può aver lasciato sul telo delle particelle poi palesate dalla misteriosa reazione che ha impresso l’immagine dell’uomo crocifisso.
Come sarebbe giunto fino a noi il Sacro Lino? L’autrice scrive che “verso la fine del II secolo un testo che si riferiva agli Atti dell’apostolo Taddeo, uno dei 70 discepoli della prima comunità cristiana, raccontava che il cristianesimo era stato portato in una regione della Turchia antica ed introdotto dal re Abgar di Edessa (attuale Urfa – Turchia-) che sofferente di una grave malattia aveva richiesto la presenza di Gesù per guarirlo. Avendo saputo che i nemici lo stavano cercando per farlo morire, gli offriva rifugio illimitato presso di lui. Gesù non aveva accettato l’invito perché la sua “missione terrena” era vicina al compimento ed aveva mandato laggiù l’apostolo Giuda Taddeo che aveva miracolosamente guarito il re e battezzato tutto il suo popolo”.
Per qualche ragione il Sudario nel quale era stato avvolto Gesù Nazareno arrivò ad Edessa nel 544 e lì rimase fino al 943, quando l’imperatore di Costantinopoli Romano I, in occasione della Festa dell’Ortodossia, decise di “rendere solenne quella ricorrenza portando nella capitale la famosa e venerata immagine del Cristo, custodita ad Edessa”.La città era allora dominata dagli arabi che cedettero il prezioso telo in cambio di duecento prigionieri islamici ed il pagamento di 12 mila corone d’oro. La reliquia fu collocata nella Chiesa delle Blacherne dedicata alla vergine Maria.
La minuziosa ricostruzione fatta dalla d.ssa Frale di come la Sindone sia stata successivamente custodita in gran segreto dai Templari e di come sia riapparsa in Francia nel 1353 ce lo narra nel suo libro,ma ci svela anche perché Gesù Nazareno scacciò i mercanti dal Tempio di Gerusalemme ed in che cosa essi commerciassero, quali intrighi vi fossero tra Ponzio Pilato ed il sommo sacerdote Caifa e come intorno a quest’ultimo gravitassero ben 8.000 giudei direttamente o indirettamente legati ad affari economici,rivelandoci anche quale fine fecero questi due personaggi dopo la morte di Gesù.
Ritornando alle scritte della Sindone,esse individuano la sepoltura di un condannato a morte proprio nel sedicesimo anno dell’impero di Tiberio,corrispondente all’anno 30 d.C. e gli storici hanno sempre detto che proprio in quell’anno si colloca la morte di Cristo in base a ciò che ci dicono i Vangeli. La Sindone di Torino ha una caratteristica,la sua immagine diventa visibile solamente se la si guarda da una distanza fra i 2 ed i 9 metri mentre allontanandosi o avvicinandosi fino a toccarla,l’immagine scompare.
Insomma una storia che darà luogo ad infiammate discussioni. Secondo il medievalista Franco Cardini, docente all’Università di Firenze, quanto affermato dalla d.ssa Frale “non è ancora una tesi ma una ipotesi ragionevole ed affascinante basata su indizi…..E’ una interpretazione con forti basi storiche “.Resta il fatto che un telo, di quattro metri per uno custodito a Torino, reca una doppia immagine fronte e retro di un uomo morto per crocifissione,immagine della quale finora nessuno è riuscito a comprendere in qual modo si sia formata e se si tratti realmente del Figlio di Dio.