Verranno trattati i temi legati alla parola "diversità"
Palazzo dei Capitani va in scena l'ultimo appuntamento il ciclo di conferenze interattive promosse da L’Alveare. Dopo aver trattato i temi dell’istruzione e della donna, questa volta verranno trattati i temi legati alla parola “diversità“. Un argomento, come gli altri trattati , quotidiano e di forte attualità. Le società civili e democratiche sono da sempre società multietniche e multiculturali. L’apertura al diverso – per colore della pelle, religione, inclinazioni sessuali, ecc – è considerata apertura all’altro, a un fonte preziosa di confronto e arricchimento. Ma nelle società anche soltanto larvatamente antidemocratiche il diverso diventa mezzo di propaganda dell’azione politica. Il diverso (extracomunitario, musulmano, omosessuale…) smette di essere un termine di paragone e si trasforma in un capro espiatorio che serve a distrarre l’opinione pubblica e a trovare una facile valvola di sfogo alla rabbia e all’insoddisfazione della gente. Così i telegiornali si riempiono di episodi di violenza, razzismo e xenofobia mentre l’Italia applica una politica di respingimenti i cui effetti disumani vengono spesso taciuti dall’informazione ufficiale. Il terzo atelier è una serata di arte e informazione per riscoprire insieme la bellezza della diversità e smascherare le tecniche con cui a livello mediatico si trasforma l’altro in diverso, il diverso in nemico e il nemico in un mostro che è lecito odiare e distruggere. “Le parole negate” è un progetto di atelier multimediali dedicato alla riscoperta del significato autentico, e perciò spesso rivoluzionario, delle parole. Partendo da tre parole simbolo – libertà, donna e diversità – L’alveare ha cominciato un percorso che unendo teatro, letteratura e video tratti da internet rappresenta nella nostra città il tentativo inedito di unire arte ed informazione per riaffermare la complessità delle parole, dei loro molteplici significati e dei valori ad essi sottesi. Poiché in un momento in cui l’immagine reale del mondo è sempre più censurata e semplificata, sfociando a tratti nella mera propaganda, rivendicare il proprio dominio sul linguaggio è un atto di resistenza dovuta anche pensando alle future generazioni.