Padre Matteo Ricci, la storia fra Roma e Pechino

Padre Matteo Ricci, la storia fra Roma e Pechino

Spacca: «Fu un marchigiano che in Cina portò anche lo spirito della sua terra»

La rassegna presenta, attraverso 150 opere significative, allestite in varie sale, la figura del padre gesuita  aprendo una finestra sul mondo artistico e culturale della Cina.
Mons.Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata,Tolentino,Recanati, Cingoli e Treia nella presentazione della mostra, che chiuderà i battenti il  24 gennaio 2010, ha detto: «Abbiamo voluto dedicare una mostra qui a Roma, a ridosso della Basilica di San Pietro , nel cuore della cristianità , ad un missionario vissuto in Cina per ventotto anni, morto e sepolto a Pechino per sottolineare che tutta  la sua opera è scaturita dalla fedeltà a quel mandato missionario di cui P.Matteo Ricci si è fatto testimone secondo l’innovativo carisma di Sant’Ignazio di Loyola».
Matteo Ricci nasce a Macerata nel 1552 da una antica famiglia le cui origini risalgono al XIII secolo. Il padre Giovanni Battista esercitava la professione di speziale. Matteo inizia gli studi in casa sotto la guida del sacerdote Bencivegni. Nel 1561 inizia a frequentare il Collegio dei Gesuiti. A 16 anni il padre lo invia a Roma per studiare giurisprudenza ma tre anni dopo, nel 1571, il ragazzo chiede di essere ammesso al Noviziato della Compagnia dei Gesuiti. Il genitore, appresa la notizia  parte per Roma per  dissuaderlo, ma giunto a Tolentino viene assalito da una violenta febbre che egli interpreta come segno divino di non opporsi alla vocazione del figlio.
Nel  1572 Matteo emette la professione religiosa e fino al 1577 dimora nel Collegio Romano ove studia retorica , filosofia, matematica ed astronomia. Inviato a Lisbona con un gruppo di confratelli missionari destinati in Oriente,   arriva nel settembre del 1578 a Goa poi a Macao ove studia la lingua cinese per prepararsi ad entrare in Cina. In quel periodo produce la prima edizione della sua opera cartografica intitolata  “Grande mappa dei diecimila Paesi“ che univa le conoscenze geografiche dei cinesi a quelle degli occidentali. Nel settembre del 1583 Matteo Ricci ed il confratello Michele Ruggeri ottengono dalle autorità cinesi il permesso di stabilirsi a Zhaoqing ad ovest di Canton. Sei anni dopo si trasferisce a Shao-Chou ove entra in stretta amicizia con uno studioso confuciano cui insegna nozioni di matematica e mostra una invenzione tipicamente occidentale un “horologio” che aveva portato con sé. Questo gli valse la possibilità di entrare nei circoli dei mandarini e degli alti funzionari imperiali.
Nel 1593 inizia a scrivere il Catechismo in cinese,e l’anno seguente  lui ed i suoi confratelli  prendono nomi cinesi. Matteo assume il nome di  Li Madou “maestro del grande Occidente” vestendosi poi da letterato e non da prete per non essere scambiato per sacerdote buddhista. Il 24 gennaio 1601 in forza di un decreto dell’imperatore Wanli  entra a Pechino e viene accolto nella Città Proibita come ambasciatore d’Europa, vivrà a Pechino sostenuto dall’imperatore  a spese del pubblico erario. In poco tempo diviene amico delle elite del Paese ed ha licenza di celebrare messa in pubblico. La sua posizione di missionario si consolidò definitivamente grazie alla stima che l’imperatore aveva per lui. Matteo Ricci nel 1608 scriveva al fratello Antonio  canonico a Macerata «io mi ritrovo ancora nella corte di Pechino da otto anni in qua che venni e vi sono bene occupato et qua penso finir la mia vita, poiché così desidera questo re».
L’11 maggio del 1611 muore  dopo una breve malattia, l’imperatore per la prima volta nella storia della Cina concede un terreno per la sepoltura  nel giardino di Shal a Pechino ove si trova tuttora. Matteo Ricci nella sua vita aveva convertito, direttamente o indirettamente oltre tremila persone. Si adoperò, inoltre, per introdurre presso i cinesi la scienza occidentale, al fine di dimostrare lo stato avanzato raggiunto dalla tecnologia europea ,fece conoscere ai cinesi alcune opere fondamentali del pensiero greco, tradusse in cinese il Manuale di Epitteto, scrisse “il Sommario della dottrina cristiana” poi “Il vero significato della dottrina del Signore del Cielo”.
Insieme con il matematico cinese Xu Guangqi, convertitosi al cristianesimo, tradusse anche i primi libri degli “Elementi” di  Euclide.
Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche, ricordando Matteo Ricci  ha detto: «…un marchigiano che insieme al suo bagaglio di studi, in Cina portò anche lo spirito della sua terra , le sue differenze, che percepiva come un valore aggiunto tanto da teorizzare nella sua opera che non esiste vera unità senza differenze, un principio sacro che vale in tutte le manifestazioni del vivere quotidiano».