nuncia alle forme come apparati magici, alla poesia scissa da una situazione, dalla realtà dell'esistenza, paga di rappresentare se stessa e che invece vive sull'incontro tra percezione e appercezione, tra immagini e pensieri ed è tesa a farsi 'discorso'. Proiettato nelle profondità dell'umano, a dar spazio al 'tempo dello stupore' e della sorpresa a fornire alla collaborazione tra suono, visività e senso di uno status di 'naturalezza', dall'altra le opere della Korzenicki sono 'pitture parlanti' veri 'momenti di essere', per dirla con Virginia Wolf. Il suo saper vedere, il suo portare alla luce, con il segno e i colori intensi, le pieghe della realtà, rendendole immediatamente percepibili agli altri al punto da coinvolgerli in uno stupore che si colma di emozioni, riescono a colmare il deficit abissale tra visione e realtà tipico del nostro tempo.” (Tonino d'Isidoro)