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Tartufi, tartuficultori e tartufai, happening a Comunanza
Due giorni alla scoperta del prezioso "tuber" dei Sibillini
tendenza all’enfasi, all’iperbole, in alcuni casi al paradosso per descrivere un tratto caratteristico, un elemento in grado di farsi veicolo del c.d. prodotto-territorio. Nonostante la bontà delle intenzioni (promuovere un sistema territoriale è pur sempre opera meritoria) l’atavica carenza di una seria opera di monitoraggio e valutazione (vizio italico per eccellenza) termina, fatalmente, per penalizzare la reale emersione delle eccellenze. A discapito del molto che si potrebbe produrre e dei molti su cui le ricadute del prodotto potrebbero apportare effetti positivi. Il complesso ed affascinante mondo del tartufo rappresenta, se possibile, addirittura un’estremità del problema. Targhe, cartelli ed etichette sembrano l’unico elemento oggi in grado di rappresentare un valore aggiunto per chi, con il prezioso tuber, intenderebbe fare promozione territoriale.
Il nero di Norcia e Spoleto, ad esempio, altro non è che quel Tuber Melanosporum Vittadini che si cela copiosamente (alcuni anni, altri un pò meno) tra i terreni dell’area montano-collinare tra Comunanza, Monteforino, Force, Amandola. Lo chiamano per fortuna, più semplicemente “nero pregiato”, e la cosa assume contorni diversi per chi ritiene francamente oziosa la disputa sulla proprietà dell’aria (fritta o da friggere). Non condivisibile soprattutto quando sono più sistemi territoriali ampi, come ad esempio quello della Comunità Montana dei Sibillini, a beneficiare per volontà divina di quei fattori geologici, igrometrici, di esposizione e temperatura in grado di generare il miracolo ipogeo.
Come, allora, non apprezzare il modo serio e rispettoso con cui Serafino Fioravanti da Comunanza, Presidente della locale Associazione Tartufai e Tartuficoltori dei Sibillini, ha inteso sviluppare una politica focalizzata prima di tutto sul tuber e sulle esigenze di chi del tuber fa centro di interessi: cavatori, coltivatori, ristoratori, studiosi, appassionati, gourmet.
Senza certificati di proprietà da esibire ma, molto più semplicemente, con la passione e la competenza che rendono i progetti forti e duraturi nel tempo apportando, di conseguenza, veri benefici al territorio. Oltre le facili denominazioni che, per carità, faranno pure marketing ma alla fine terminano per rappresentare i famigerati coperchi del diavolo, incapaci come sono di mascherare carenze endemiche. Meglio concentrarsi allora sulla qualità dell’approccio, sull’offerta che il territorio è in grado di elaborare in rapporto al prodotto, sul valore aggiunto che gli operatori possono rappresentare.
In due parole creare la cultura del sistema evitando tentazioni propagandistiche. “I tartufi dei Sibillini” è il nome della manifestazione che si è tenuta proprio a Comunanza sabato e domenica. Si è parlato semplicemente di tartufi, tartificoltura, cerca. C'è stata la possibilità di guardare i preziosi tuber con occhi concupiscenti, di toccare con mano aspirandone inebriati gli effluvi ancora potenti per la recente scoperta.
Ci si è confrontati sulle tematiche della moderna coltivazione, qui oramai divenuta una realtà di rilievo considerati i moltissimi ettari destinati alla coltura di piante micorizzate. Si è parlato tra e con i cavatori, moderni cantori di un’arte difficile dai contorni quasi iniziatici; andando a passeggio per tartufaie, concedendosi ai piaceri della tavola, ci si è trovati coinvolti dalla gara di cerca per cani oppure, più semplicemente, si è goduto del passeggio.